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Napoli, tre giovanissimi uccisi in due settimane: le armi facili, lo scontro tra bande. Ecco cosa sta accadendo in città #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


di
Gennaro Scala

Nella notte tra il 23 e il 24 ottobre l’omicidio di Emanuele Tufano in centro, tra il 1 e il 2 novembre quello di Santo Romano a San Gennaro Vesuviano, nelle scorse ore l’omicidio di Arcangelo Correra ai Tribunali. In mezzo violenze e ferimenti  

Due settimane di piombo e sangue a Napoli e, a farne le spese, sono stati dei ragazzi giovanissimi uccisi da altri giovanissimi. Tre gli omicidi che hanno ricoperto la città di una cappa di morte e paura. Il primo nella notte tra il 23 e il 24 ottobre, quando Emanuele Tufano, 15enne del rione Sanità, è stato ucciso con un colpo di pistola alla schiena. Il contesto, secondo quello che è stato accertato dalle indagini, era quello di una «guerra tra paranze». 

Tufano avrebbe fatto parte di un gruppo di giovani che, in sella a sette o otto scooter, sarebbero sconfinati nel territorio di un altro gruppo di giovanissimi. Qualcuno racconta che si sarebbero fatti largo sparando. Lungo la strada, una traversa del corso Umberto I, a pochi passi dalla stazione centrale, la polizia ha repertato venti bossoli. Poche ore dopo l’omicidio due minorenni sono stati portati in questura confessando di essere stati presenti, di aver sparato, ma non di avere ucciso Tufano. 




















































L’eco della morte del 15enne, che abitava proprio nella piazza dove campeggia la statua di Genny Cesarano, ucciso nel 2015 per sbaglio durante una scorribanda armata, ha indignato la città. Troppe armi in giro e a disposizione di giovanissimi. Ma sono bastati pochi giorni perché l’emergenza tornasse in un’altra forma. Era la notte tra il 1 il 2 novembre quando, a San Sebastiano al Vesuvio, nel Napoletano, è stato ucciso un ragazzo di 19 anni, Santo Romano. Raggiunto da un proiettile al petto al culmine di una lite scaturita da una scarpa calpestata. Anche in quel caso le indagini sono state rapide e, nel giro di circa sei ore, il presunto responsabile del delitto è stato rintracciato e fermato. Ha solo 17 e ha confessato. Ha ammesso di aver usato la pistola per uccidere Santo, ma di averlo fatto per difendersi. Poi, alla guida della sua Smart, malgrado non abbia la patente, dopo il delitto si è spostato nella zona della movida napoletana sul lungomare, «abbandonando – ha riferito – la pistola in strada». 

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Nella notte tra venerdì e sabato, poche ore fa, l’ennesima tragedia si è verificata nel cuore del centro storico di Napoli, con la morte, forse dovuta a un tragico gioco, di Arcangelo Correra, un ragazzo di appena 18 anni. Ma, nel frattempo, sono stati registrati anche altri ferimenti, episodi che, solo per un caso, non hanno allungato la lista degli omicidi. 

Nelle stesse ore in cui in corso Umberto veniva ucciso un quindicenne, al CTO poco dopo la mezzanotte è giunto un 20enne, accompagnato da altri ragazzi, accoltellato e sottoposto ad intervento d’urgenza. Affermò di essere stato ferito nel corso di una rapina nel centro storico del quartiere Secondigliano. Pochi giorni prima, il 21 ottobre, un ragazzo di 15anni era stato accoltellato mentre si trovava in compagnia di alcuni amici davanti all’Uci Cinema di Casoria, in provincia di Napoli. Un fendente gli aveva trafitto il fegato. Il movente, però, non c’era. Un atto di bullismo all’ennesima potenza. Una coltellata data senza motivo sferrata dal componente di una baby gang. 

Sono giovani, giovanissimi, i protagonisti della «malanapoli», cresciuti nel mito di un gangsterismo da serie televisiva e di una malcelata illusione di impunità. Ma l’emergenza reale, sollevata anche dal sindaco Gaetano Manfredi e contro cui si è scagliato l’arcivescovo Mimmo Battaglia ai funerali di Emanuele Tufano, fresco di nomina a cardinale, legata alla diffusione delle armi tra i giovanissimi, non è un fenomeno di queste settimane. Basta andare indietro nel tempo, nella notte ra il 19 ed il 20 marzo 2023, per trovare un episodio sovrapponibile a quello di San Sebastiano al Vesuvio. Davanti agli Chalet di Mergellina scoppiò una rissa, anche in quel caso per una scarpa sporcata. Ci fu una lite, degli spari e l’aspirante pizzaiolo Francesco Pio Maimone estraneo a qualsiasi contesto criminale, fu ucciso per sbaglio a soli 18 anni. Pochi giorni fa l’assassino ha chiesto scusa: «Forse meglio il silenzio», ha commentato la sorella della vittima. 

Aveva invece 19 anni Giovanbattista Cutolo, il giovane musicista freddato con tre colpi di pistola in piazza Municipio il 31 agosto del 2023. Amava la musica, suonava il corno e si era formato nell’Orchestra Scarlatti Young, Giogiò, e poco prima dell’alba, fu ucciso a seguito di una lite nata per uno scooter parcheggiato male e per aver difeso un amico. Lo scorso 6 ottobre l’omicida del musicista, di soli 17 anni, ha incassato uno sconto di pena e così potrebbe tornare in libertà dopo non più di 14 anni da quella morte. 

Prima una `guerra tra paranze´, criminali poco più che bambini. Emanuele Tufano aveva solo 15 anni quando fu ammazzato nella notte tra il 23 ed il 24 ottobre. Una sparatoria, nel cuore di Napoli, con venti colpi esplosi e a terra un ragazzino colpito alle spalle, forse mentre scappava. Poi, è stato il turno di una scarpa calpestata, a San Sebastiano al Vesuvio, e di un 19enne, Santo Romano, ucciso da chi ha solo 17 anni. Oggi ancora spari: Arcangelo Correra è stato ucciso a 18 anni mentre stava arrivando l’alba, nel centro storico di Napoli, con un colpo alla testa. E in soli 17 giorni sale a tre il bilancio dei ragazzi morti ammazzati

Non si ferma, dunque, tra Napoli e provincia, quella che sembra una vera e propria mattanza e che vede protagonisti, tra vittime e assassini, ragazzi sempre più giovani. La notte in cui ha perso la vita Emanuele sarebbe entrato in azione un folto gruppo di giovani e giovanissimi armati provenienti dal rione Sanità che dopo avere «sconfinato» hanno aperto il fuoco contro un gruppetto più risicato di rivali di piazza Mercato, che hanno risposto sparando. Al momento sono due gli indagati, anche questi molto giovani, un 15enne e un 17enne. A San Sebastiano al Vesuvio, invece, Santo è stato colpito al petto: una lite per una scarpa, forse poi un’aggressione. Quel che è certo è che un 17enne ha confessato ed è caccia ai complici.
Tutta da ricostruire, invece, la storia di oggi. Arcangelo è morto per un colpo alla testa e non si esclude che sia partito dalla pistola di un suo amico, per errore, mentre la maneggiava. Il 18enne è morto poco dopo in ospedale.


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9 novembre 2024



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