Carlo Nordio, ministro della giustizia nel governo Meloni, è intervenuto nell’ambito di un convegno dal titolo “La funzione della pena. Percorsi di risocializzazione”, organizzato dall’ordine senese degli avvocati nella cripta di San Francesco a Siena. Un incontro quello moderato da Salvatore Vitello – ex procuratore della Repubblica a Siena e attuale avvocato generale – i cui temi hanno riguardato principalmente il problema del sovraffollamento delle carceri italiane e del rapporto tra politica e magistratura.
Il sovraffollamento delle carceri
Le possibili soluzioni del sovraffollamento? Almeno tre. Partendo dalla detenzione differenziata dei tossicodipendenti, passando dallo sconto dei fine pena fuori dall’Italia per gli stranieri fino alle diverse forme di custodia cautelare. Con l’ipotesi inoltre dell’utilizzo delle ex caserme. Le proposte di Nordio vanno comunque tutte in direzione della riduzione dei detenuti, un piano che – se funzionasse in toto – potrebbe portare a ridurre il 15% degli attuali detenuti.
“Stiamo agendo e continueremo a farlo in tre direzioni – ha affermato il ministro Nordio -. Per quanto riguarda i tossicodipendenti, spesso parliamo più di persone malate che di criminali. Per questo stiamo pensando a delle forme di detenzione differenziata nelle comunità. Per gli stranieri invece, che rappresentano un terzo della nostra popolazione carceraria, la strategia sarebbe quella di far loro espiare la sanzione residua, interamente o in parte, nel loro Paese di provenienza. Anche solo un terzo dei 25mila totali sarebbe un ottimo risultato. Il terzo punto è quello della custodia cautelare. Più del 20% dei carcerati è in detenzione preventiva e non in espiazione di una condanna definitiva. In questi casi potremo utilizzare altre forme di pena, limitando la custodia cautelare con altre forme come ad esempio gli arresti domiciliari. Intervenendo così possiamo puntare ad una riduzione del 10-15% dei detenuti attuali, risolvendo il problema della sovrappopolazione nelle carceri“.
“Ci sono situazioni che si sono sedimentate nell’arco di decenni e sarebbe ingannevole dire che abbiamo la bacchetta magica per risolverle in poco tempo – ha aggiunto parlando dei casi specifici delle carceri di Siena e Sollicciano a Firenze -. Costruire un nuovo carcere è molto difficile, In Italia non si possono creare grandi strutture penitenziarie come negli Stati Uniti. Per questo stiamo pensando di valorizzare le caserme dismesse che hanno strutture compatibili con la sicurezza e con il controllo – ha proseguito -. Occorre poi creare spazi all’interno delle carceri così da costituire i presupposti per lavoro e sport. Entrambi sono fondamentali per la rieducazione dei detenuti e per rendere meno tesa l’atmosfera carceraria. Infine stiamo lavorando anche per trovare lavoro ai detenuti una volta usciti, con il progetto “Recidiva 0″.
Politica e magistratura
Tra i temi toccati poi anche il rapporto tra politica e magistratura: “Stiamo cercando di conciliare le tensioni degli ultimi tempi – ha spiegato -. Tra due giorni interverrò al congresso di magistratura democratica e, pur avendo idee diverse su tanti punti, cercheremo di trovare una convergenza sul funzionamento della giustizia. Abbiamo già cercato di focalizzarci su ciò su cui siamo d’accordo ed è lì che stiamo lavorando. Per fare degli esempi l’efficienza della giustizia e l’assunzione dei magistrati così come il fatto che l’intelligenza artificiale rivoluzionerà la giustizia”.
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