Con la riduzione dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea (ma anche della Federal Reserve negli Usa) stanno progressivamente migliorando le condizioni di finanziamento per i prestiti a famiglie e imprese. Contemporaneamente, però, la rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca, vista la sua predilezione per una politica dei dazi, potrebbe creare una nuova spirale inflattiva.
Spingendo la Fed ad alzare i tassi di interesse, con possibile effetto a cascata anche sui mutui italiani.
Per ora, comunque, i tassi dei prestiti e dei mutui stanno calando, e in prospettiva potrebbero continuare a calare nei prossimi mesi se la Bce continuerà con la sua politica monetaria di tagli. Pertanto è un momento buono, rispetto ai mesi passati, per chi volesse chiedere un finanziamento. Anche se il consiglio, come sempre, è di confrontare le offerte, perché i tassi tra una società di credito e l’altra possono essere molti diversi tra loro.
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Prestiti meno onerosi, il finanziamento medio richiesto
Secondo l’osservatorio di Facile.it nei primi 10 mesi dell’anno l’importo medio chiesto alle società di credito per un prestito personale è stato pari a 10.337 euro, valore in linea rispetto allo stesso periodo del 2023. Quali sono le ragioni per cui gli italiani ricorrono ai prestiti? L’analisi, realizzata su un campione di oltre 500mila richieste di prestito personale, ha evidenziato come la prima motivazione per cui si chiede un prestito personale è l’esigenza di liquidità, finalità indicata da quasi 1 richiedente su 3 (31,7%), percentuale lievemente in calo (-2,5%) rispetto al 2023.
Seguono, in termini percentuali, le richieste di prestito personale per l’acquisto di auto usate (17,8%), in linea con lo stesso periodo dello scorso anno, e quelle per il consolidamento debiti (14,7%), in aumento del 5% rispetto al 2023. Cresce anche il peso percentuale delle richieste dei prestiti per la ristrutturazione della casa, cresciuti del 5,6% rispetto allo scorso anno, e di quelli per spese mediche (+6,4%).
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Il profilo dei richiedenti
Guardando al profilo dei richiedenti emerge che chi ha presentato domanda di finanziamento aveva, all’atto della firma, in media 43 anni, dato in lieve aumento rispetto allo scorso anno. Gli under 35 rappresentano quasi un terzo dei richiedenti (30%), in calo dell’8% rispetto al 2023, mentre è aumentata la quota dei richiedenti over 54, passata dal 22% al 24% del totale.
Sono ancora importanti le differenze tra uomini e donne. A presentare domanda di finanziamento è nella maggior parte dei casi un uomo (70,4%). Va detto, però, che il campione femminile risulta in leggero aumento e, in un anno, è passato dal 27,9% al 29,6% del totale. La differenza di genere emerge anche guardando agli importi richiesti: gli uomini puntano, in media, ad ottenere prestiti personali di importo pari a 10.693 euro, vale a dire il 12,7% in più rispetto a quanto chiesto dalle donne.
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Quanto si risparmia
Anche i tassi dei prestiti personali e, più in generale, del credito al consumo, risentono delle scelte di politica monetaria della Bce, ma a differenza dei mutui, gli effetti possono meno evidenti e con tempistiche più dilatate. Va detto, però, che guardando all’andamento degli indici del 2024, si vede come il taglio da parte dell’Eurotower abbia iniziato ad avere, almeno in parte, i primi effetti anche sui tassi applicati al credito al consumo; ad esempio, analizzando i dati rilevati da Eurostat si scopre che quest’anno i tassi (Taeg) dei prestiti per consumi erogati alle famiglie italiane sono calati di 25 punti base, passando da 10,75% di gennaio 2024 a 10,50% di agosto 2024. Se questo trend si confermerà anche nei prossimi mesi, possiamo aspettarci che nel 2025 i gli indici tornino stabilmente sotto il 10%.
Secondo l’analisi di Facile.it, guardando alle migliori offerte di prestiti personali disponibili online, per un prestito medio (10.000 euro in 5 anni per liquidità), i migliori Taeg disponibili online oggi partono dal 7,38%.
Vittoria di Trump negli Usa, cosa cambia per i mutui
Con la vittoria di Trump alle elezioni, però, come detto i tassi fissi dei nuovi mutui italiani potrebbero salire. Perché? Gli esperti di Facile.it evidenziano come l’elezione di Trump potrebbe portare ad un incremento delle pressioni inflazionistiche negli Stati Uniti e quindi costringere la Fed, la Banca centrale americana, ad abbracciare una politica più restrittiva moderando il ritmo dei tagli dei tassi intrapreso negli ultimi mesi. Una scelta che, se si realizzasse, potrebbe avere effetti anche sui mercati europei e, a cascata, sui tassi dei mutui italiani, in particolare i fissi, che potrebbero tornare a crescere.
Si tratta, spiegano gli esperti di Facile.it, di una logica di mercato: l’eventuale scelta della Fed di rallentare con il taglio dei tassi comporterebbe un aumento dei rendimenti dei titoli di Stato americani, che diventerebbero così ancora più appetibili rispetto a quelli europei. Questo comporterebbe una fuga di capitali verso gli Usa con l’effetto di aumentare le vendite, e quindi i rendimenti, dei titoli obbligazionari europei, e con inevitabili ricadute anche sugli Irs, gli indici di riferimento per i mutui a tasso fisso italiani.
Se l’Irs dovesse aumentare, quindi, anche i tassi dei nuovi mutui salirebbero. A riprova del fatto che questo sia uno scenario tutt’altro che remoto, già da qualche giorno è possibile notare come il mercato obbligazionario europeo (ad esempio l’Etf euro government bond 15-30 anni) stia vedendo, trainato dai titoli di Stato americani, un aumento dei propri rendimenti, con i primi movimenti rialzisti anche per gli Irs.
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