Si è finto rappresentante legale di una società immobiliare e ha cercato di vendere un immobile di proprietà di una coppia di coniugi. Sembrava una normalissima trattativa, peccato che i venditori fossero del tutto all’oscuro dell’affare che qualcuno stava macchinando alle loro spalle, così come gli acquirenti. Una sorta di remake del film “Totò truffa” del 1961 con il celebre Antonio De Curtis che tenta di vendere nientemeno che la fontana di Trevi, in una scena cult del cinema italiano. A portare alla luce la vicenda sono stati i i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Treviso che hanno denunciato, ovviamente per truffa, un pluripregiudicato trevigiano, “con una spiccata e pluridecennale attitudine a commettere delitti contro il patrimonio e la fede pubblica”, come spiegano gli investigatori.
L’uomo, alcuni anni fa, ha proposto a un trevigiano l’acquisto di un immobile di proprietà di una coppia di coniugi, non però intenzionati alla cessione del bene e del tutto ignari dell’offerta di vendita. Dopo la sottoscrizione di un accordo preliminare, l’acquirente ha quindi versato al sedicente immobiliarista 55mila euro con un bonifico bancario e 5mila euro in contanti. Trascorsi inutilmente tre anni dalla data pattuita nell’accordo privato per la definizione della compravendita, l’acquirente ha avviato un procedimento civile nei confronti della società immobiliare, per recuperare quanto versato. Solo in quel frangente l’acquirente ha scoperto che l’intermediario, nonché artefice della truffa, non rivestiva né aveva mai ricoperto alcun incarico rappresentativo e/o di gestione nella predetta impresa.
Analizzando la documentazione bancaria e degli approfondimenti investigativi, i finanzieri hanno rilevato che parte dei proventi della truffa, pari a 49mila euro, sono confluiti su un conto corrente di una società, formalmente intestata alla cognata del pluripregiudicato, ma di fatto gestita da quest’ultimo, per poi rientrare nella disponibilità del truffatore. Gli ulteriori 9.500 euro invece sono stati impiegati direttamente dall’indagato in un’attività imprenditoriale a lui riconducibile, in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro.
Al termine delle indagini delle fiamme gialle di Treviso hanno segnalato alla Procura della Repubblica all’uomo e alla cognata, a vario titolo, per le ipotesi di reato di truffa, riciclaggio e autoriciclaggio, con l’aggravante derivante dal danno patrimoniale di rilevante entità causato alla parte offesa. Al termine delle indagini è stata data esecuzione al decreto di sequestro preventivo, emesso dal Gip presso il Tribunale di Treviso, di disponibilità finanziarie, quote societarie e beni immobili per un valore di 9,500 euro in capo al pluripregiudicato e di 49mila euro in capo alla cognata.
“L’intervento della Guardia di Finanza” si legge in un comunicato del comando provinciale di Treviso “orientato al contrasto dei reati contro il patrimonio e delle attività illegali che minano il corretto svolgimento dei rapporti commerciali in un settore di estrema rilevanza quale quello immobiliare, ha avuto il fine di reprimere la condotta di chi sfrutta la buona fede degli acquirenti, al fine di procurarsi vantaggi illeciti”.
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