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Scoperte oltre 40 anfore antiche nel mare di Siracusa, a Vendicari #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


Un gruppo di anfore risalenti a un periodo che va dal I secolo a.C. al I secolo d.C., piuttosto rare, è stato rinvenuto sul fondale della Riserva Naturale Orientata Oasi Faunistica di Vendicari, in provincia di Siracusa. L’eccezionale scoperta nel mare della Sicilia è stata possibile “grazie a un rilievo fotogrammetrico tridimensionale realizzato dalla Soprintendenza del Mare in collaborazione con il Capo Murro Diving Center di Siracusa”, come riporta il comunicato della Regione Siciliana.


Il ritrovamento sul fondale di Vendicari

Un tratto di mare a circa 3 miglia dalla costa a una profondità di circa 70 metri ha conservato per tutto questo tempo un tesoro preziosissimo. Si tratta di “una quarantina di anfore antiche risalenti a un’epoca che va dal primo secolo a.C. al primo secolo d.C., allineate nella posizione di stivaggio originale”, come scrive la Regione Siciliana.

La scoperta si inserisce nell’ambito di una precedente, quella del ritrovamento di un antico relitto lungo la costa tra Marina di Noto e l’area protetta di Vendicari che nel 2022 aveva già attirato l’attenzione degli esperti, dopo la segnalazione di due pescatori di Avola.

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Cosa sappiamo delle antiche anfore

Hanno forme molto particolari, tubolari e a una rapida occhiata potrebbero essere scambiate per dei “tubi da aspirapolvere”. Ma no, non è niente di tutto questo. Scrive la Regione Siciliana, si tratta di anfore di tipo “Richborough 527”, come emerso dal lavoro congiunto della Soprintendenza del Mare e del Capo Murro Diving Center di Siracusa diretto da Fabio Portella, che si sono serviti di un rilievo fotogrammetrico tridimensionale.

Il “Richborough 527” è “una tipologia di contenitore ceramico rinvenuta sia nell’Inghilterra meridionale che nelle Isole Eolie, fanno parte di un importante relitto di una nave da trasporto (…) che non era stato mai indagato nella sua profondità”. Rinvenute originariamente a Richborough nel Kent – da qui il nome -, queste anfore hanno una forma insolita, cilindrica che spesso viene descritta come quella di “apparati digerenti di esseri giganteschi”.

Sono reperti che, dunque, “rappresentano un’importante testimonianza del commercio nel Mediterraneo, che potrebbe fornire nuove informazioni sulle rotte commerciali e sui traffici di merci preziose dell’antichità”. “Si tratta di anfore piuttosto rare il cui ritrovamento rappresenta un’opportunità unica per approfondire lo studio sia del carico che del relitto. Questa scoperta ci permetterà di acquisire nuove informazioni sulle antiche rotte commerciali e sui traffici di merci preziose nel Mediterraneo”, ha ribadito l’Assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato.

Gli studi futuri

Questo ritrovamento è soltanto il primo passo per uno studio più approfondito sulle rotte commerciali nel Mediterraneo, a maggior ragione considerando che la stessa tipologia di anfore era già stata rinvenuta a Lipari, durante gli scavi nella valle di Portinenti: “I prossimi studi verificheranno, infatti, se le anfore siano della stessa tipologia di quelle ritrovate negli anni ’90 a Lipari, legate al commercio di allume, un minerale la cui estrazione è documentata nell’antichità. Se questa ipotesi venisse confermata, il ritrovamento arricchirebbe le conoscenze sulle antiche tratte dei commerci nel bacino del Mare Nostrum”.

Storicamente a Lipari l’estrazione dell’allume era una delle principali fonti di guadagno, utilizzato in molti modi diversi e anche come prodotto di scambio verso le coste mediterranee e quelle britanniche. Secondo gli esperti, queste anfore dalla forma specifica servivano, appunto, per il trasporto del minerale, affinché non si deteriorassero nel corso dei viaggi in mare.





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