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chi sono i tre “esfiltratori” Il Tirreno #finsubito finanziamenti e gestione bed & breakfast


LIVORNO. Erano arrivati in città su un’auto a noleggio, pernottando in un bed & breakfast. La sveglia in piena notte, con un unico obiettivo: recuperare un carico di 40 chili di cocaina in porto, che probabilmente avrebbe fruttato loro una ricompensa totale di 40.000-50.000 euro. Ma i finanzieri del gruppo di Livorno li hanno colti in flagrante, sorprendendoli nell’area doganale mentre stavano aprendo il container frigo giunto all’Ecuador dove, nascosto fra le banane, c’era il grosso carico di “polvere bianca” che, sul mercato, avrebbe fruttato oltre tre milioni di euro.

Gli arrestati

Tre cittadini albanesi, nella notte fra venerdì 25 e sabato 26 ottobre, sono stati arrestati in Darsena Toscana dalle fiamme gialle e si trovano ora nel carcere delle Sughere: sono il quarantanovenne Alfons Teqa, il trentenne Athanas Xhuveli e il trentaseienne Rushan Kanushi, quest’ultimo l’unico residente in Italia, nel comune di Sant’Elpidio a Mare, in provincia di Fermo, nelle Marche. I tre – che davanti al pubblico ministero Daniele Rosa non hanno pronunciato una parola – sono difesi dagli avvocati Antonino Gugliotta di Messina e Giovanni Lanciotti di Fermo. I primi due sarebbero giunti direttamente dall’Albania, mentre Kanushi probabilmente si trovava in Italia prima di arrivare in città per il recupero dell’ingente quantitativo di droga. Sarebbero loro i componenti della squadra di esfiltrazione incaricata dalla malavita per il recupero della cocaina e, negli zaini, avevano tutta l’attrezzatura necessaria per aprire il contenitore appena sbarcato. Il loro arresto, dal giudice per le indagini preliminari, è stato convalidato: ora, in regime di custodia cautelare, si trovano nel penitenziario di via delle Macchie.

La nave

Il controllo dei finanzieri, svolto in collaborazione con i funzionari dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, ha riguardato ancora una volta un container partito dal porto ecuadoregno di Guayaquil, sull’Oceano Pacifico. La nave era la Cma Cgm Imagination. Il container selezionato a bordo del cargo battente bandiera maltese, che ha poi proseguito il suo viaggio verso Marsiglia e Barcellona, non è stato l’unico analizzato, visto che i militari del gruppo di Livorno con lo scanner in dotazione ai doganieri ne hanno controllati anche altri, senza verificare irregolarità. La droga, suddivisa in 36 panetti da poco più di un chilo l’uno, sarà poi bruciata in un inceneritore.

Ennesimo sequestro

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Ennesimo sequestro di cocaina in porto da parte dei finanzieri labronici, che quest’estate ne avevano messo a segno un altro, più ingente, da 148 chili: era nascosta sempre in un container sbarcato dal Sudamerica. Pure in quell’occasione erano stati arrestati tre corrieri giunti dall’Albania per ritirarlo. Un’operazione che conferma il ruolo centrale dello scalo livornese, da questo punto di vista, nel panorama italiano ed europeo. Il 24 gennaio scorso, invece, ne erano stati requisiti 28, il 6 marzo 56, stessa quantità il 2 aprile e 14 chili il 3 giugno. In totale, di “polvere bianca”, negli ultimi mesi sono stati tolti dal mercato 366 chili, mentre 128 sono stati quelli di marijuana sequestrati il 6 marzo. Battuta anche la tratta Livorno-Olbia, dove i militari controllano moltissimi mezzi e ai cui imbarchi, proprio nelle scorse settimane, era stato arrestato grazie ai cani antidroga degli scali Darsena un autotrasportatore sardo di 23 anni – Andrea Grecu il suo nome – che alla guida di un furgone stava salendo su una nave per la Sardegna con 23 chili di “polvere bianca” suddivisa in vari panetti. Il quantitativo, in questo caso, sul mercato avrebbe fruttato quasi due milioni di euro.  



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