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Pensione sto arrivando, se hai 61,5 anni di età puoi lasciare il lavoro, ecco perché #finsubito prestito immediato


Ma davvero è possibile andare in pensione a 61,5 anni di età? La risposta è che a questa età è possibile andare in pensione, ma vietato fraintendimenti. Perché a 61,5 anni di età noi diciamo che un lavoratore può lasciare il suo lavoro, ma non andare in pensione nel senso più stretto della misura.

Pensione sto arrivando, se hai 61,5 anni di età puoi lasciare il lavoro, ecco perché

In queste ultime settimane sono successe tante cose. Per esempio, il governo ha presentato la sua terza legge di Bilancio con annesso decreto fiscale. Ed è proprio nel collegato alla legge di Bilancio che esce fuori una novità che ha sorpreso.

La proroga dell’Ape sociale. A dire il vero il prolungamento della misura non è una novità dal momento che se ne parlava da tempo. Solo che si attendeva la proroga solo per il 2025. Invece nel decreto fiscale esce fuori che il governo mette nel piatto un incremento di dotazioni di 20 milioni di euro per il 2025, 30 milioni per il 2026, 50 milioni per il 2027 e 10 milioni per il 2028.

Una maxi proroga per l’Ape sociale, ecco come

In termini pratici sembra che la misura venga prorogata per diversi anni. Il che ci permette di spiegare una soluzione che possono prendere quanti oggi si trovano per esempio ad aver compiuto 61 anni e 5 mesi di età o che li stanno per compiere.

Perché c’è la concreta possibilità di lasciare il lavoro subito, anche se poi la vera pensione arriva negli anni successivi.

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Lasciare il lavoro a 61 anni e 5 mesi di età, ma senza prendere immediatamente una pensione. E sfruttando indennità e prestazioni INPS per oltre 5 anni.

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Questo ciò che adesso andremo a spiegare a chi è interessato a lasciare il lavoro ma si trova senza questa possibilità sia per questioni anagrafiche (il più delle volte 61,5 anni di età sono pochi per la pensione) che per questioni contributive.
Chi ha 61 anni e 5 mesi di età oggi, se per esempio ha già 30 anni di contributi o magari ne ha 28, può essere licenziato e si può mettere in disoccupazione, come si dice in questi casi.

Chi viene licenziato, o chi riesce ad essere licenziato (e oggi i datori di lavoro interessati a ridurre l’organico sono tanti), può prendere fino a 24 mesi di Naspi. Chi viene da lunghi periodi di lavoro, di almeno 4 anni consecutivi, ha diritto alla massima Naspi fruibile come durata, cioè esattamente 24 mesi.

Prima si prende la Naspi, poi si entra nel perimetro dell’Ape sociale

In questi due anni al disoccupato spetta una indennità che in genere è il 75% della media delle retribuzioni degli ultimi 4 anni. Dall’ottavo mese di fruizione (dal sesto per i disoccupati più giovani), la Naspi cala del 3% al mese in maniera progressiva.

Ripetiamo, a 61 anni e 5 mesi un contribuente che perde il lavoro (non se dà le dimissioni volontarie), può prendere la Naspi per 24 mesi. L’indennità per disoccupati porta quindi il pensionato a 63 anni e 5 mesi. Se per esempio la Naspi inizia a novembre 2024, esattamente a 61 anni e 5 mesi, la Naspi scade a novembre 2026. Dopo questi 24 mesi il contribuente può chiedere l’Ape sociale.

Attendere la pensione di vecchiaia prendendo l’Ape sociale

L’Ape sociale è un’altra prestazione di accompagnamento alla pensione. Ma solo se ha 30 anni di contributi. Ovvero se li aveva già alla data di richiesta della Naspi, o se ne aveva 28 e grazie ai figurativi della Naspi arriva comunque a 30 anni.
A 63 anni e 5 mesi a novembre 2026 quindi si può passare dalla Naspi all’Ape sociale. E quest’ultima misura che può arrivare a massimo 1.500 euro al mese e solo fino ai 67 anni di età, porta chi oggi ha 61,5 anni di età, che nel 2026 ne avrà 63,5, ad arrivare nel 2030, al raggiungimento dei 67 anni di età, con la vera pensione di vecchiaia.



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