Nonostante le numerose difficoltà, non si è arenato il progetto di decarbonizzazione del polo siderurgico ex-Ilva di Taranto il cui sviluppo è in capo a DRI d’Italia, società appositamente costituita da Invitalia (che la controlla al 100%) che dovrebbe realizzare all’interno dell’acciaieria pugliese, la più grande d’Europa, un innovativo impianto per la produzione i Direct Reduced Iron (DRI) alimentabile – in futuro – anche a idrogeno.
A DRI d’Italia, per implementare l’iniziativa, con il Decreto Aiuti Ter del 2022 il Governo aveva assegnato 1 miliardo di euro di fondi PNRR, salvo poi decidere di revocare questi finanziamenti e stralciare il progetto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza a causa di tempistiche di realizzazione incompatibili con la deadline di giugno 2026, a fronte della promesse di riassegnare una cifra analoga proveniente da altri stanziamenti.
Promessa che, alla fine, il Governo ha mantenuto: come rivelato in un post su Linkedin da Stefano Cao, ex CEO di Saipem e attuale Amministratore delegato di DRI d’Italia, infatti, con la legge 29 aprile 2024, n. 56 la società controllata da Invitalia ha riottenuto “la somma di 1 miliardo di euro, per la realizzazione dell’impianto di preridotto, e con decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, registrato il 17 luglio scorso dalla Corte dei Conti, è stato disposto l’appostamento del finanziamento nel Bilancio dello Stato distribuendone il valore sugli anni 2024-2029, affidandone il controllo al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica con il quale sono state avviate le interlocuzioni per giungere, entro la fine di quest’anno, alla firma della Convenzione operativa (tra MASE e DRI d’Italia; ndr)”.
Cao aggiunge quindi che DRI D’Italia, “per perseguire la propria mission, riconfermata dal Governo e Parlamento con la riassegnazione dei fondi, ha anche proseguito l’interlocuzione con l’Amministrazione Straordinaria di Acciaierie d’Italia subentrata nel gennaio 2024 ad ArcelorMittal che, nel Piano Industriale su cui si basa il bando pubblico per la vendita degli assets ex AdI, ha previsto la riconversione dei processi produttivi del sito di Taranto con forni elettrici alimentati a DRI”. Il 23 ottobre 2024 la società ha quindi firmato un memorandum of understanding con i Commissari di Acciaierie d’Italia in A.S. e di ILVA in A.S. “per valutare la possibile installazione dell’impianto di preridotto nel perimetro dell’acciaieria di Taranto, contribuendo così alla valorizzazione del sito esistente sia attraverso l’installazione di un nuovo impianto che utilizzi una tecnologia consolidata, ma sostenibile, sia attraverso la massimizzazione dell’utilizzo degli assets esistenti che saranno asserviti all’alimentazione del nuovo impianto”.
DRI D’Italia ha inoltre sottoscritto un accordo con il CEIP (consorzio promosso da Federacciai e costituito da 14 produttori italiani di acciaio da forni elettrici) “per valutare la possibilità di realizzare un secondo impianto ‘merchant’ di preridotto, individuando una possibile area a Ravenna, in prossimità dell’hub di stoccaggio della CO2 asservito al progetto di Eni e Snam. Quest’area, vista la prossimità con l’hub di stoccaggio – sottolinea Cao – abiliterebbe un’interessante sinergia tra impianto di preridotto e progetto di Carbon Capture. Tale progetto di impianto di produzione di preridotto è stato candidato da CEIP ai fondi previsti dal secondo bando PNRR (Missione 2 – Componente 2 – Investimento 3.2) per la decarbonizzazione dei settori hard to abate”.
Nel suo intervento, l’AD di DRI d’Italia ribadisce quindi gli obbiettivi della società, che sono: contribuire al raggiungimento dei target italiani di decarbonizzazione; partecipare alla riconversione del sito produttivo di Taranto (ex ILVA), implementando tecnologie innovative per la produzione di acciaio low-carbon, abbattendo in modo radicale le attuali emissioni inquinanti e contribuendo a tutelare i livelli occupazionali nel processo di transizione; sostenere la filiera siderurgica italiana fornendo materiale di elevata qualità per i forni elettrici esistenti, riducendo la dipendenza dall’import di rottame e di direct reduced iron; supportare le filiere green promuovendo sia lo sviluppo di nuove tecnologie alternative all’utilizzo di combustibili tradizionali (idrogeno verde, carbon capture storage, biometano) sia l’individuazione e sperimentazione di tecnologie alternative agli attuali processi produttivi.
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