Quella che vi raccontiamo oggi è la storia di una giovane imprenditrice di Fiumicino, Valentina Salvatore, che da quasi 2 anni gestisce il suo Terminal, un piccolo cocktail bar che punta tutto su qualità ed estro. Dopo oltre 10 anni di esperienza, Valentina ha sentito l’esigenza di creare qualcosa di personale nel quale potesse essere libera di esprimere la sua idea di miscelazione. Così è nato Terminal, un piccolo angolo, come lo definisce lei, dove ha saputo instaurare un rapporto di fiducia con una clientela a cui piace sperimentare qualcosa di diverso. È proprio Valentina a raccontarci il suo Terminal. “Potrei definire il mio locale un cocktail bar e il suo menù una sorta di passaporto che permette di girare per il mondo grazie a cocktail e tapas. È una nicchia in cui si trovano varie cosa provenienti da paesi diversi. La mia passione è la miscelazione, offro drink particolari con sciroppi o spume fatte in casa, per esempio. A questi accompagno tapas tutti i giorni e il brunch la domenica. In più, tutti i martedì abbiamo musica live. I miei clienti spesso dicono che il mio locale è una sorta di one woman show perché mi occupo di tutto io, dalla A alla Z”. “Sono circa 12 anni che faccio questo lavoro e ho sempre preparato drink. Ho girato tanti locali sul litorale romano – tra Ostia e Fiumicino – ma sentivo che non riuscivo a fare veramente ciò che desideravo. Mi è sempre piaciuto fare ricerca, studiare, usare ingredienti particolari e questo è complicato quando sei dipendente oppure hai tantissimi coperti da gestire. Il mio sogno era creare una piccola realtà che mi desse tempo di fare drink di livello. Allora, alla soglia dei 30, ho deciso di aprire Terminal ed è stato un grande traguardo. Confesso che è dura, però mi dà soddisfazione perché mi ha permesso di capire che quelle che avevo in testa, forse, non erano solo idee folli, ma qualcosa di realizzabile”. “Diciamo che uno dei miei punti di forza è la selezione di gin, ho circa 50 etichette che cambio molto spesso e la maggior parte dei miei clienti viene proprio per quello. Volevo un tipo di clientela che non si limitasse a ingurgitare alcol, ma che venisse a scoprire qualcosa e, dopo che hanno iniziato a mostrarmi fiducia, ho capito che stava andando bene”. Tuttavia, Terminal è il frutto di un lavoro non semplice e della costruzione di un’autorevolezza che Valentina vuole continuare a perfezionare. Ecco le sue parole: “Di base, nel mio mestiere e in molti altri, c’era chiusura per quel che riguardava le donne. Era un ambiente prettamente maschile e farsi strada non era facile. Penso che quando hai una passione e capisci che quella è la tua strada, devi provare a percorrerla. Ti dico che, mentre facevo i lavori, alcuni fornitori mi chiedevano addirittura di parlare col principale. In quei frangenti, tutta la gavetta che ho fatto mi ha dato consapevolezza, mi ha dato la capacità di filtrare queste cose. Soprattutto, ho imparato a gestire situazioni che, lavorando nel mondo della notte, a volte sfuggono al nostro controllo. Fortunatamente, mi sono costruita una bella clientela perché ho operato scelte importanti a monte. Ma comunque non è semplice perché è una vita dedicata completamente al locale e ho ancora tanto da imparare dal punto di vista imprenditoriale. In Italia poi è molto complicato vista anche la difficoltà di accesso agli aiuti per le giovani imprenditrici”. Per il suo futuro, Valentina si augura di aprire tanti Terminal e vorrebbe che quello di Fiumicino fosse solo il punto di partenza. “Voglio portare tanti piccoli angoli in giro per il mondo. Questo è il mio sogno più grande e ho costruito il mio locale per renderlo replicabile in diverse location. Sono già a lavoro per aprire il secondo e spero di crescere ancora” ha concluso la Salvatore.
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