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Inchiesta hacker e dossieraggio, le reazioni della politica: da Meloni a La Russa #finsubito prestito immediato


Si moltiplicano le reazioni della politica al sistema di acquisizioni illecite da banche dati strategiche scoperchiato dall’indagine della Dda di Milano e della Dna. Il vicepremier Antonio Tajani parla di “minaccia alla democrazia” e il ministro della Difesa Guido Crosetto invita a capire se ci sia “un filo rosso” fra diversi casi di dossieraggio. Le opposizioni compatte attaccano la maggioranza su magistratura e intercettazioni

Crescono con il passare delle ore le reazioni politiche al caso delle informazioni rubate dalle banche strategiche, al centro dell’indagine della Dda di Milano e della Dna. Il presidente del Senato Ignazio La Russa si dice “stupito, più che allarmato, dalle notizie di una azione di dossieraggio nei miei riguardi”. Per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni c’è “un sistema di ricatto ed estorsione, ma nella peggiore siamo davanti al reato di eversione”. Il vicepremier Antonio Tajani parla di “minaccia alla democrazia. È inaccettabile quello che è accaduto e che sta accadendo. Non deve esserci nessun Grande Fratello che controlla la vita privata ci sono già le leggi della Repubblica, ci sono le forze dell’ordine, c’è la magistratura”. E il ministro della Difesa Guido Crosetto invita a capire se ci sia “un filo rosso” fra diversi casi di dossieraggio. E le opposizioni compatte attaccano la maggioranza.

Meloni: “Colpire Arianna è come colpire me”

Il duro commento di Meloni è arrivato dalle pagine del nuovo libro di Bruno Vespa, nel quale la premier parla del fenomeno dei dossieraggi come di una vicenda che “nessuno Stato di diritto può tollerare” e di fronte alla quale “mi aspetto che la magistratura vada fino in fondo”. Poi ricorda come “il dossieraggio” su di lei sia cominciato “già alla fine del governo Draghi, quando si capiva che sarei potuta andare al governo”. E ricorda il conto spiato di sua sorella, vicenda al centro di un’altra indagine: “Credo che si accaniscano su Arianna perché non ha le tutele che posso avere io, ma colpire lei è come colpire me”.

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La Russa: “Sono disgustato”

“Non ho niente da nascondere, cosa hanno da spiare?”, dice La Russa in un’intervista a Il Corriere della Sera nella quale commenta il fatto di essere stato spiato insieme ai suoi figli. La seconda carica dello Stato è “disgustato dal fatto che ancora una volta i miei figli, Geronimo e Leonardo, debbano pagare la ‘colpa’ di chiamarsi La Russa se risulterà confermato che anche loro sono stati spiati. Ora l’unica cosa che mi premerebbe sapere è chi possa aver commissionato il dossieraggio contro la mia famiglia”. Equalize, l’agenzia di investigazioni di Enrico Pazzali, ha redatto migliaia di dossier abusivi. “Conosco da anni Enrico Pazzali che ho sempre ritenuto una persona perbene e vorrei poter considerare, fino a prova contraria, un amico di vecchia data – prosegue parlando del presidente della Fondazione Fiera – Non è di area Fratelli d’Italia, ed è noto che i suoi attuali ruoli in Fiera non dipendano dal mio partito e tantomeno da me. Ma mai avrei immaginato che potesse fare una cosa del genere. Non sapevo nemmeno che avesse una società che si occupa di queste cose”. E quindi, aggiunge, “attendo di avere altri elementi, prima di dare un giudizio definitivo assai diverso su di lui”. Secondo La Russa è “gravissimo dal punto di vista istituzionale” che personaggi pubblici possano essere oggetto di spionaggio o dossieraggio, e questo “per una questione di democrazia”.




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Tajani: “Inaccettabile minaccia alla democrazia”

“Quando noi parliamo di un impegno forte sulla sicurezza, riguarda la sicurezza nelle nostre strade ma anche la sicurezza dei nostri dati riservati – commenta Tajani – Utilizzare dati che non dovrebbero essere diffusi diventa un reato, poi vengono utilizzati per battaglie interne, per battaglie politiche. Questa storia dei dossier è inaccettabile, noi lo diciamo da tempo. Anche l’uso delle intercettazioni è una vergogna finalizzato alla pubblicazione”. “Abbiamo limitato l’uso elle intercettazioni ma è tutto il modello che non funziona – aggiunge – Infilarsi nella vita privata della gente per poi utilizzare i dati ai fini economi o politici veramente è una minaccia alla democrazia. Non è escluso poi che questi dati possono essere usati da chi è nostro nemico dal punto di vista geo-strategico, non è escluso che li utilizzi la Russia o altri paesi che non sono nostri amici”.




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Crosetto: “Capire se c’è un filo rosso sui dossieraggi”

Per Crosetto “la cosa più importante sarebbe sapere però se esiste un filo rosso che lega, magari nell’inconsapevolezza degli attori minori, tutte queste, e molte altre, raccolte informative, intrusioni illegittime, inseguimenti, pedinamenti, filmati, fotografie, registrazioni, non autorizzate e non giustificate da nulla di legale e a tutela dell’interesse pubblico”. “Le dimensioni ormai raggiunte dai fenomeni che stanno emergendo, che per me non sono che la punta dell’iceberg di un malcostume diffusissimo – prosegue – devono portare anche il Parlamento a una riflessione su come vada affrontato, normato ed indagato questo tema, che può gravemente minare la convivenza democratica, influenzandone uno svolgimento corretto. In molti, troppi, ne hanno goduto, in questi anni”.

Renzi: “Cosa sta facendo il governo per difendere i cittadini?”

“La Meloni fa la vittima un giorno sì e un giorno no. Ma da due anni la nostra Presidente del Consiglio è a Palazzo Chigi. Le chiedo: ehi, Giorgia, ma cosa sta facendo l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale? Che cosa sta facendo il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che ha la delega ai servizi segreti di questo Paese? – scrive il leader di Iv Matteo Renzi nell’Enews – Anziché il solito piagnisteo alla Calimero, possiamo sapere che cosa sta facendo il nostro Governo per difendere i diritti inviolabili dei cittadini di questo Paese? Non sarà che le persone che sono state nominate alla guida dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale non sono all’altezza? Non sarà che l’Autorità delegata ai servizi segreti passa il suo tempo a sedare le faide interne a Fratelli d’Italia e non ha il tempo di fare il suo lavoro? La responsabilità dei crimini è dei singoli che intervengono e saranno i giudici – che in questo caso vanno solo ringraziati – a decidere chi è colpevole e chi è parte lesa”. E prosegue: “Ma la responsabilità politica di questo caos dove da qualche mese chiunque si alza e intercetta chi vuole, chi se la prende? Se le Istituzioni non funzionano, chi è il responsabile. Chiedo a Giorgia Meloni e al suo braccio destro Alfredo Mantovano: ma in questi due anni cosa avete fatto per la cybersicurezza a parte assumere un sacco di gente e portare il direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale sul palco di un evento di Fratelli d’Italia per la campagna elettorale di Giorgia Meloni? Già perché il direttore della Cybersecurity nazionale, un prefetto di lungo corso che si chiama Bruno Frattasi e che la Meloni ha scelto per questo delicato incarico, ha fatto il testimonial a un evento di Fratelli d’Italia con la maglietta con scritto ‘L’Italia cambia l’Europa’ ma nel Paese che noi abbiamo in testa il manager che si occupa di cybersicurezza è un esperto del settore non un testimonial del partito di maggioranza. Questi sono gli scandali veri che l’Italia deve affrontare. Perché tutti si concentrano sulla fuffa, sull’amante del ministro, sul gossip di basso livello e nessuno affronta la grande questione che è: come è possibile che nel 2024 in Italia si affidi la cybersicurezza a chi non è capace di garantire la sicurezza degli italiani?”.

Boccia e Braga (Pd): “Meloni con urgenza in Parlamento”

“Il quadro che emerge dall’inchiesta hacker e dalle notizie che quotidianamente leggiamo sulla vicenda è inquietante. Siamo di fronte ad un sistema di sicurezza del Paese che fa acqua da tutte le parti e che, come è evidente, viene usato dalla destra al governo per pericolosi dossieraggi e faide interne”, scrivono in una nota i capigruppo del Pd Francesco Boccia e Chiara Braga. “A questo punto è necessario che la Presidente del Consiglio venga con urgenza in Parlamento: vogliamo sapere come sia possibile che sia stato violato il sistema dello SDI, con hackeraggi di dati che, a quanto pare, toccano le più alte cariche dello Stato”. “Il governo – sottolineano Braga e Boccia – dopo aver varato una inutile legge sulla cybersicurezza, assolutamente priva di risorse, assiste inerme a una guerra intestina tra gruppi di potere giocata sulla pelle della democrazia italiana, con figure che rivestono incarichi pubblici che forse dovrebbero al più presto dimettersi”. I due capigruppo, oltre a chiedere chiarimenti sulla violazione del sistema dello SDI, chiedono “di conoscere quali siano le iniziative che il governo, ora, intende mettere in campo per chiudere questa grave falla nel sistema di sicurezza; vogliamo sapere se esiste e quale sia l’eventuale grado di coinvolgimento di pezzi di apparato dello Stato. Non possiamo accettare che, per inquietanti giochi di potere tutti interni alla maggioranza che ci governa, vengano stravolte le regole e il sistema di sicurezza del nostro Paese”.

Le opposizioni attaccano

Anche le altre opposizioni chiedono al governo di “garantire la sicurezza dello Stato e la sua inviolabilità” e polemizzano con la maggioranza su magistratura e intercettazioni. Per Angelo Bonelli (Avs) “la riduzione delle intercettazioni a disposizione dell’autorità giudiziaria introdotta dalla riforma della giustizia agevola un atteggiamento passivo, se non negligente, di fronte alla forte permeabilità dello Stato agli accessi illegali. Gli attacchi alla magistratura da parte del governo – aggiunge – dimostrano che hanno sbagliato obiettivo”. Il M5s che accende i riflettori sulle “carenze della legge sulla cybersicurezza” e rincara la dose: “Confidiamo nelle risposte che saprà dare la magistratura, contro la quale il Governo sembra, invece, aver ingaggiato una guerra a oltranza”.




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