RENDE (CS) – Gravi violazioni e illeciti professionali. Sono queste le cause che hanno portato all’esclusione di Pubbliemme dall’appalto per la gestione degli impianti pubblicitari su paline e pensiline dei bus del Comune di Rende. L’azienda era stata proposta come aggiudicataria dalla commissione che ha analizzato le offerte delle concorrenti, ma le evidenze documentali non hanno dato scampo all’impresa di Domenico Maduli. L’affidamento del servizio le avrebbe consentito di continuare ad avere il monopolio delle concessioni pubblicitarie su Oltrecampagnano dove opera incontrastata dal 2009.
L’arcobaleno scolorito
La terna commissariale, in attesa di affidare la concessione degli spazi, li ha da tempo coperti con cartelloni, ormai scoloriti e strappati, sui quali è disegnata una pennellata arcobaleno. Un simbolo di rinnovo che ha creato grandi aspettative nel mercato locale della comunicazione. Enorme la delusione di cittadini e operatori del settore all’esito dell’apertura delle buste virtuali con le offerte delle aziende candidate. Il rinnovo e il ripristino della legalità voluti dalla terna commissariale, insediata dopo lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, nelle graduatorie provvisorie prevede il cambiamento nel passare da Pubbliemme a Pubbliemme. Il 23 ottobre però per la fetta più piccola delle concessioni, che in totale superano i 3 milioni di euro, con una determina dirigenziale ne viene decisa l’esclusione.
L’esclusione di Pubbliemme
Sono sostanzialmente tre motivi dell’esclusione di Pubbliemme dalla gara nella quale era risultata prima in graduatoria. Il primo, come si legge nella determina n° 1639 del 23 ottobre, riguarda “la sussistenza di gravi violazioni, non definitivamente accertate, agli obblighi relativi al pagamento di imposte e tasse o contributi previdenziali”. Il secondo è relativo alla “sussistenza di gravi illeciti professionali”. Nel dettaglio Pubbliemme avrebbe violato il codice dei contratti pubblici in maniera tale “da rendere dubbia la sua integrità o affidabilità”. Con la sua condotta avrebbe, secondo la stazione appaltante, “dimostrato significative o persistenti carenze nell’esecuzione di un precedente contratto di concessione che ne hanno causato la risoluzione per inadempimento oppure la condanna al risarcimento del danno o altre sanzioni comparabili, derivanti da inadempienze particolarmente gravi o la cui ripetizione sia indice di una persistente carenza professionale”. Il terzo per “la violazione dell’obbligo di comunicare alla stazione appaltante la sussistenza dei fatti e dei provvedimenti che possono costituire causa di esclusione”.
L’appalto più redditizio
Potrebbe sembrare logico ipotizzare che con tali propositi Pubbliemme non possa aggiudicarsi la gestione diretta delle affissioni, ma così non è. Almeno per ora. L’azienda resta infatti l’unica in graduatoria (l’altra è stata esclusa dalla commissione) per quanto riguarda il bottino rendese più redditizio. La gestione degli impianti di servizio avrebbe infatti prodotto “solo” ricavi per oltre 600mila euro in 5 anni. La concessione delle affissioni dirette invece vale 2.500.000 euro con utili a pieno regime che si aggirano sui 650mila euro l’anno.
Ad oggi per la commissione giudicatrice composta dal presidente Angelo Mancusi, dirigente del settore Lavori Pubblici-Manutenzioni-Patrimonio Comune di Rende, Eugenio Piscino, Maria Teresa Mincione e Lara Critandi la “documentazione risulta conforme a quanto previsto dal disciplinare di gara”. Anche se il Patto di Integrità presente nel bando contiene un vincolo ancora più stringente rispetto all’appalto di paline e pensiline – “nel caso di mancato rispetto degli impegni assunti sarà applicata l’esclusione del concorrente dalle gare indette dalla Città di Rende e da tutti gli organismi partecipati, per la durata di cinque anni” – Pubbliemme resta in prima linea. Pronta a incassare in attesa del formale affidamento della concessione. Per gli impianti di servizio ha ancora 30 giorni per impugnare la determina presentando ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale di Catanzaro.
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