di Fabio Menin
Per quale motivo la ‘ndrangheta ha stabilito la sua banca d’affari nel Sud Italia a Gioia Tauro? Per lo stesso motivo per cui la Baker Hughes cercava di infilarsi nel Porto di Schiavonea: 16,2 milioni di dollari: a tanto ammontano le agevolazioni sotto forma di credito d’imposta che la multinazionale americana cercava con il progetto, poi abbandonato, di insediamento industriale a Schiavonea.
Nel 2024 le cose sono cambiate perché il governo Meloni ha ridotto la cifra stanziata per la cosiddetta ZES (Zona economica speciale) e l’azienda americana ha perduto l’affare e si è ritirata. Il giro di quattrini che si crea intorno a un porto con fondali capienti è potenzialmente enorme non solo in Italia, ma in tutto il mondo.
La vicenda del porto di Corigliano-Rossano che da porto commerciale è rimasto da decenni porto per i pescatori il 24 ottobre in consiglio comunale si è conclusa con una delibera votata a maggioranza dove si chiede una nuova conferenza di servizi per riprendere il discorso ZES interrotto. Al di là dell’episodio dove il consiglio comunale ha mostrato attivismo e competenza giuridica da parte dei numerosi avvocati presenti e dello stesso sindaco che si avvale di un segretario che conosce il suo mestiere, in realtà ha mostrato l’insufficienza delle nostre istituzioni amministrative.
Il sindaco che, strattonato anche dall’opposizione, ma dai suoi stessi consiglieri di maggioranza, ha mostrato disponibilità verso l’azienda americana, nella seduta consiliare ha continuato a dichiarare che non riusciva a spiegarsi come mai l’azienda rifiuta di riaprire le trattative. Il fatto è che in Italia e al Sud siamo maestri in questo: gli avvocati comandano dentro le istituzioni e quando ci sono i soldi in ballo qualche volta sarebbe utile che la materia venisse trattata anche dagli economisti.
Non sarebbe sfuggito a un esperto di economia aziendale il vero motivo per cui la Baker Hughes ha abbandonato l’investimento a Schiavonea, e cioè la perdita di una parte delle agevolazioni fiscali governative, così come tutta la vicenda dovrebbe insegnare a tutti, me per primo, che sulla materia più volte ho scritto, come le vicende territoriali quando ci sono interessi economici in gioco vanno affrontate con una giusta cautela, senza rinunciare però alla giusta difesa dei valori ambientali del territorio.
E in ogni caso la delibera del consiglio comunale di Corigliano-Rossano è da condividere totalmente quando chiede che gli investimenti industriali nella nostra area siano armonizzati col contesto ambientale perché anche di questo oggi vive la Calabria: turismo, agricoltura e commercio indotto non sono elementi trascurabili nel bilancio economico dei nostri territori pur penalizzati dalla mancanza di adeguate infrastrutture che alla fine allontana molti giovani verso altri luoghi in cerca di lavoro.
E gli investimenti economici che si creano nel rispetto della legge e non al di fuori delle regole, come ha chiesto l’amministrazione comunale sono una garanzia di stabilità per il territorio, di questo anche l’opposizione dovrebbe convincersi guardando anche all’esempio di Gioia Tauro dove pure la ‘ndrangheta ha capito che infilarsi illegalmente (con le tangenti sui container e la droga) dentro un porto costruito nel rispetto delle leggi è un affare miliardario.
Peccato che la Baker Hughes che di quattrini s’intende ragionando da multinazionale vuole tutta la torta e non solo una fetta e il sindaco Stasi non ha sbagliato a ricordare all’azienda che i porti calabresi sono stati costruiti per far mangiare anche i calabresi.
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