Non sembra destinata a finire nel dimenticatoio l’iniziativa assunta dai gruppi di Avs e Cinquestelle di riportare all’attenzione del Parlamento e dell’opinione pubblica italiana il caso di Acque del Sud Spa , visto da diversi aspetti, di costituzionalità della norma, di responsabilità nella gestione della risorsa, di esproprio della titolarità della stessa, di malgoverno in sede locale della cosidetta questione acqua. Del resto ogni giorno il tema su ripropone in moltissime case lucane, con 30 paesi ch estanno vivendo pesanti disagi a causa della mancanza di erogazione regolare dell’acqua. La scarsità delle precipitazioni e la cattiva gestione delle risorse idriche, hanno causato interruzioni del servizio, con grave impatto sulla qualità della vita dei cittadini e sulle attività produttive del territorio. Secondo i dati di Acque del Sud SpA (nuova società creata dal Governo Meloni), il primo marzo 2024, l’invaso Camastra conteneva 9 milioni di mc, mentre loscorso mese ne conteneva soltanto 2,4. Oggi l’invaso è vuoto. Un tale svuotamento apre molti interrogativi. L’ipotesi più probabile è quella dell’apertura delle paratie della diga , apertura dovuta molto probabilmente alla mancanza di apposito collaudo. Se così fosse, saremmo dinanzi a una decisione di forte impatto per la quale, tra l’altro, non risulterebbe alcun coinvolgimento adeguato delle istituzioni locali e dei cittadini interessati. Ma mettiamo in ordine i fatti. Francesco Borelli (AVS) Bonelli e Arnaldo Lomuti ( Movimenti 5 stelle) giorni fa hanno presentato una interrogazione nella quale mettono in serio dubbio la costituzionalità della nuova società “Acque del Sud” promossa dal Governo Meloni che sembra aver sostituito, senza adeguata trasparenza e partecipazione, le precedenti forme di gestione dell’acqua pubblica. Tale decisione appare attuata in violazione delle normative nazionali ed europee che regolano la gestione delle risorse idriche e il principio della gestione pubblica dell’acqua come bene comune. Non risulta, infatti, a parere dei due interroganti-che vi siano state consultazioni con le comunità locali o procedure trasparenti di assegnazione delle concessioni. La creazione della nuova società “Acque del Sud” potrebbe violare le disposizioni normative vigenti in materia di gestione delle risorse idriche, in quanto sembra configurarsi come un’operazione contra legem, priva adeguata gara pubblica e trasparente, rischiando di ledere il principio della gestione pubblica dell’acqua. Tanto premesso, i due parlamentari chiedono al Ministro delle infrastrutture Salvini, di far conoscere quali iniziative urgenti intenda adottare il Governo, anche in collaborazione con la Regione Basilicata, per affrontare la crisi idrica che sta colpendo i comuni della provincia di Potenza e per assicurare una regolare erogazione dell’acqua nei territori colpiti. Nell’interrogazione si chiede, inoltre se il Governo sia a conoscenza dei motivi che hanno portato all’apertura delle paratie della Diga del Camastra e se siano stati effettuati studi di impatto e valutazioni ambientali preliminari prima di procedere con tale operazione. Ma l’atto ispettivo, come si diceva,chiede di fare luce anche sulla legittimità della costituzione della società per azioni “Acque del Sud” e se il processo di costituzione e assegnazione della gestione del servizio idrico sia avvenuto nel rispetto della normativa vigente, sia a livello nazionale che europeo. Infine, i due parlamentari chiedono quali garanzie può dare il Governo affinché la gestione dell’acqua in Basilicata resti pubblica e trasparente, nel rispetto del principio secondo cui l’acqua è un bene comune. Questa situazione portata all’attenzione del Parlamento è monitorata a livello locale per capire come limitare i disagi e che cosa metetre in cantiere per affrontare l’emergenza. Verdi e cinquestelle si muovono in vista dell’Assemblea dei soci di Acquedotto lucano per porre in quella sede le carte in tavola circa l’inadempienza dell’Azienda nell’assicurare la disponibilità idrica, le responsabilità eventualmente connesse a decisioni di alleggerire la diga, la mancanza di informazione corretta all’opinione pubblica, l’assenza di una strategia rivolta a ridare dignità rappresentativa ad una regione che è detentrice di una risorsa messa a disposizione di gran parte del Paese.La mancata azione da parte dell’amministratore unico di Acquedotto Lucano e del suo direttore tecnico evidenzia- sottolinea Giovanni Mussuto di Europa Verde- una gestione che appare inadeguata e priva di visione strategica. c’è bisogno di un cambio nella governance, sia a livello amministrativo che tecnico. La gestione dell’acqua non può e non deve essere ostaggio di una sola parte politica che, magari forte di una vittoria elettorale, si ritiene in diritto di gestire questa risorsa cruciale come un biglietto vincente della lotteria. Decisioni come il “bonus” idrico, proposto prima ancora delle recenti elezioni senza considerare l’emergenza imminente, non hanno affrontato il problema alla radice e oggi lasciano molti cittadini lucani in balia di una crisi idrica sempre più grave.
La situazione diventa ancora più paradossale se si pensa che la Basilicata, una regione che storicamente fornisce acqua alla vicina Puglia, potrebbe ora trovarsi nella condizione di dover ricevere acqua trasportata in cisterne proprio dalla Puglia, con sacche distribuite ai 140.000 lucani recanti il logo dell’Acquedotto Pugliese. Questo scenario evidenzia non solo un fallimento gestionale, ma anche la necessità di un piano di gestione più efficace e coordinato, che garantisca l’autosufficienza idrica della Basilicata, riducendo la dipendenza esterna. È preoccupante anche che venga impedito alla maggioranza dei sindaci, che rappresentano i cittadini e sono soci dell’acquedotto, di avere voce in capitolo. Questo comportamento riflette un atteggiamento di arroganza, sintomo di una politica distante dalla cura del bene comune. Da queste prese di posizione appare evidente come l’appuntamento del rinnovo in Acquedotto Lucano sarà un momento cruciale per appurare la verità dei fatti e per capire quale strada prendere. Si avverte la esigenza di un dibattito trasparente, aperto, dal quale la Regione possa fare emergere indicazioni chiare circa le cose da fare , per evitare la Basilicata ,da fonte primaria della risorsa, diventa l’ultimo dei destinatari della stessa. Da padrone a garzone. Rocco Rosa
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