Sono sessanta, da quanto si è saputo, gli indagati nell’inchiesta della Dda di Milano e della Dna sul presunto «confezionamento» di dossier attraverso l’acquisizione illecita di informazioni riservate da banche dati strategiche. Tra gli indagati, stando a quanto emerso, ci sono anche gli imprenditori interessati alla creazione di quei report, commissionati al gruppo di hacker. Imprenditori che, secondo i pm, erano consapevoli dell’azione illecita di raccolta delle informazioni. La Procura aveva chiesto 16 misure cautelari per altrettante persone e il gip ha disposto i domiciliari per quattro e interdittive per due indagati, ossia sei misure in totale.
Tra gli indagati, che rispondono di concorso negli accessi abusivi della presunta organizzazione – composta da hacker, consulenti informatici e appartenenti alle forze dell’ordine e con al centro pure intercettazioni abusive – figurano Leonardo Maria Del Vecchio – uno dei figli del patron di Luxottica e il banchiere Matteo Arpe. Nell’inchiesta sono coinvolti anche ex dipendenti di un’altra società di investigazione, la Skp di Milano.
Le indagini
L’altra società di investigazioni e analisi del rischio al centro delle indagini, la Equalize srl, di cui il socio di maggioranza è Enrico Pazzali, indagato e presidente della Fondazione Fiera Milano (ente estraneo alle indagini), è stata ieri oggetto di un decreto di sequestro preventivo, eseguito, come le misure cautelari, dai carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, coordinati dal pm della Dda milanese Francesco De Tommasi e dal pm della Dna Antonello Ardituro. Le accuse al centro dell’inchiesta sono associazione per delinquere, accesso abusivo a sistema informatico, intercettazioni abusive, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio. La presunta associazione per delinquere avrebbe prelevato dalle banche dati strategiche nazionali informazioni su conti correnti, precedenti penali, dati fiscali, sanitari e altro, evadendo su commissione e dietro compenso, la richiesta dei «clienti», tra cui soprattutto grandi imprese, studi professionali e legali, interessati a condizionare le attività di loro «concorrenti» con questo «dossieraggio». Stamani in Procura a Milano si terrà una conferenza stampa, anche con la presenza di Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo.
Melillo: «Caso allarmante»
Questa indagine permette di «unire qualche puntino e comprendere meglio questo gigantesco mercato delle informazioni riservate» con «dimensione imprenditoriale» nella acquisizione delle informazioni riservate. Lo ha spiegato Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia, nella conferenza stampa sull’inchiesta della Dda di Milano e della Dna. Melillo ha parlato di una «vicenda allarmante’.
Nordio: «Allineare norme»
«I malintenzionati sono sempre più avanti rispetto agli stessi Stati, sono riusciti ad hackerare persino il Cremlino, dobbiamo attivare gli sforzi per allineare la normativa vigente ma anche lavorare di fantasia perchè dobbiamo prevedere quello che i malintenzionati potranno fare». Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervistato nell’ambito del CasaCorriere festival. «Se è un complotto contro il governo come ha denunciato la premier Giorgia Meloni? Guardando i risultati di queste indagini certo che sono d’accordo con la presidente del Consiglio. C’è stato un dossieraggio mirato nei confronti di persone di alta caratura politica. L’intenzione era quella ma poi i risultati si sono rivelati controproducenti per chi» ha attivato quell’operazione».
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