Assoluzione con la formula più ampia per Alessandro Di Giacomo, bocciatura in toto della ipotesi accusatoria originale. Per la Corte d’Appello di Roma il giudice delle esecuzioni immobiliari non ha sbagliato nulla assegnando villa Ragnedda a due magistrati.
I giudici di secondo grado oggi hanno demolito la clamorosa inchiesta che nel 2017 aveva scosso dalle fondamenta il palazzo di giustizia di Tempio. Come aveva chiesto il penalista Giandomenico Caiazza, la Corte ha stabilito che, non solo Di Giacomo non ha commesso reati, ma soprattutto che non esistono le anomalie nell’asta giudiziaria del gennaio 2016. Alessandro Di Giacomo era stato già assolto per non avere commesso il fatto, ma ha impugnato la sentenza per ottenere la cancellazione totale delle contestazioni.
La Corte di Appello di Roma ha dato ragione al magistrato, stabilendo che la turbativa dell’asta non c’è mai stata. Sulle base dei reati ipotizzati dalla Procura di Roma (villa venduta a un prezzo di favore) sono state indagate e processate una quindicina di persone (magistrati, avvocati, periti e cancellieri, tutti assolti). Ora la Corte d’Appello di Roma ha stabilito che la turbativa d’asta non è mai avvenuta. Di Giacomo, sospeso dal Csm, è rimasto senza lavoro e senza stipendio dal dicembre 2017 al gennaio di quest’anno. Dopo il reintegro, ora, arriva anche la piena riabilitazione.
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