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Forse complice anche la crisi economica, negli ultimi anni capita sempre più di frequente che lavoratori dipendenti decidano di aprire anche un’attività in proprio, approfittando del regime forfettario, così da arrotondare le entrate mensili. Un secondo lavoro a tutti gli effetti, di conseguenza, da svolgere durante i ritagli di tempo oppure oltre l’orario dell’occupazione principale. Ma quando queste due modalità lavorative possono convivere?

È certamente possibile avviare un’attività secondaria autonoma rispetto al lavoro dipendente, tuttavia vi sono dei precisi limiti se si desidera approfittare del regime forfettario. L’accesso a questa tipologia di partita IVA agevolata è infatti inibita a tutti i lavoratori dipendenti che, nell’anno precedente a quello di apertura, hanno ottenuto redditi da lavoro superiori ai 30.000 euro. In più, bisogna sempre ricordare la soglia massima di 85.000 euro l’anno per rimanere all’interno del forfettario, al superamento della quale sarà necessario passare al regime semplificato oppure all’ordinario. Di seguito, tutte le informazioni utili.

Cosa prevede il regime forfettario

Prima di capire quali siano le regole da rispettare per la coesistenza tra lavoro dipendente e regime forfettario, è utile comprendere il funzionamento di questa opzione prevista per i professionisti.

Il regime forfettario, introdotto con la Legge di Stabilità 2015 e disciplinato dalla Legge 190/2014, è un regime fiscale agevolato destinato a professionisti e imprenditori. Pur prevedendo l’apertura di una Partita IVA, il forfettario concede una tassazione sostitutiva all’IRPEF di cui possono beneficiare coloro che hanno un volume d’affari non superiore agli 85.000 euro. Questa soglia è stata innalzata grazie alle novità della Legge di Bilancio 2023 proprio sul forfettario, precedentemente risultava fissata a 65.000 euro. Nei fatti, con il regime forfettario il professionista può approfittare di:

  • una tassazione sostitutiva del 15%, del 5% per i primi cinque anni se si apre una nuova attività, purché differente da quella precedentemente svolta;
  • il calcolo della contribuzione fiscale sulla base di specifici coefficienti di redditività, associati al proprio codice ATECO;
  • l’assenza dell’IVA in fattura;
  • la possibilità di assumere collaboratori e dipendenti per una spesa massima annua di 20.000 euro.

Allo stesso tempo, il forfettario non permette ovviamente di scaricare l’IVA né di accedere a tutte le agevolazioni fiscali connesse all’IRPEF – ad esempio, la detrazione delle spese mediche in sede di dichiarazione dei redditi – poiché appunto ci si avvale di una tassazione sostitutiva.

Cosa succede se si superano gli 85.000 euro

I criteri di permanenza nel regime forfettario vengono stabiliti con le Leggi di Bilancio che si susseguono negli anni. La Legge di Bilancio 2023, così come già accennato, ha innalzato la soglia del volume d’affari da 65.000 a 85.000 euro. Ma cosa succede quando si supera?

  • se si superano gli 85.000 euro, ma si rimane all’interno dei 100.000, per l’anno in corso si rimane nel forfettario. Dall’anno successivo, invece, bisognerà passare ad altro regime fiscale, come la contabilità semplificata;
  • se si superano i 100.000 euro, l’uscita dal regime forfettario è invece immediata.

Lavoro dipendente e regime forfettario: possono convivere?

Come spiegato in apertura, sempre più lavoratori dipendenti si orientano verso l’apertura di una seconda attività in proprio, per aumentare le entrate del budget familiare e contrastare, così, l’aumento delle spese dovute all’aumento del costo della vita. Non tutti possono però avvalersi sia di una posizione dipendente che di un’attività in regime forfettario, poiché vi sono alcuni vincoli stabiliti dalla legge.

I vincoli del contratto di lavoro dipendente

Innanzitutto, prima ancora di considerare il regime forfettario, il lavoratore dipendente dovrà analizzare a fondo il contratto sottoscritto alla ricerca di precisi vincoli o clausole di esclusione. Nel dettaglio:

  • l’attività in proprio non può essere in concorrenza al lavoro dipendente;
  • nel contratto di lavoro dipendente, non devono essere state sottoscritte clausole di esclusività.

Se queste due condizioni sono soddisfatte, il dipendente non ha l’obbligo legale di comunicare al proprio datore di lavoro l’intenzione di aprire un’attività in proprio. Detto questo, è sempre buona consuetudine farlo, poiché la mancata comunicazione può essere considerata una motivazione valida per il licenziamento per giusta causa, come stabilito dall’articolo 2105 del Codice Civile.

I limiti di legge del regime forfettario per i lavoratori dipendenti

Verificate le condizioni di cui sopra, è quindi necessario verificare i precisi limiti di legge per i lavoratori dipendenti che decidono di aprire una Partita IVA con il regime forfettario. Tali limitazioni sono sempre definite dalla Legge 190 del 2014 e, semplificando, prevedono:

  • l’impossibilità di accedere al regime forfettario se, nell’anno precedente a quello di richiesta di apertura, si è raggiunta una soglia di reddito superiore ai 30.000 euro;
  • il rispetto del vincolo annuale degli 85.000 euro di volume d’affari.

Se fosse impossibile rispettare queste due condizioni, il lavoratore dipendente che desidera intraprendere anche un’attività autonoma dovrà fare affidamento su altri regimi fiscali, come la Partita IVA ordinaria o il regime semplificato.

Forfettario e lavoro dipendente: come si calcola la soglia di 30.000 euro?

Comprese le limitazioni di legge alla convivenza tra regime forfettario e lavoro dipendente, è utile capire come viene calcolata la soglia annuale di reddito non superiore ai 30.000 euro, che diventa ostativa all’accesso a questo regime quando viene superata. In questo caso, è utile fare una distinzione tra lavoratore privato e lavoratore pubblico.

Dipendente privato e soglie di reddito: cosa sapere

Per la precisa determinazione della soglia da 30.000 euro annui, il lavoratore dipendente deve innanzitutto controllare alcune condizioni, così come ribadito dall’Agenzia delle Entrate con la circolare 10/E/2016. Nel dettaglio:

  • la soglia non deve essere considerata se il rapporto di lavoro dipendente è cessato nell’anno precedente a quello di richiesta d’accesso al regime forfettario;
  • la soglia rimane valida se, alla cessazione del precedente contratto di lavoro ne è seguito uno nuovo, anche con altre società, ancora in essere entro il 31 dicembre dell’anno in cui si effettua la richiesta d’accesso al regime forfettario.

È inoltre utile sapere che, ai fini del raggiungimento della soglia, risultano validi:

L’accesso al forfettario è possibile per i dipendenti pubblici?

Decisamente diverso e più complesso è il discorso per i dipendenti pubblici, i quali sono sottoposti a vincoli molto più stringenti in caso volessero dedicarsi a una seconda attività da professionisti e autonomi. 

Se la posizione da dipendente pubblico è full-time, non sarà possibile intraprendere una seconda attività autonoma, poiché vige il requisito di esclusività d’appartenenza all’amministrazione pubblica a cui si appartiene. Di conseguenza, non sarà possibile accedere né al regime forfettario né ad altri regimi fiscali in Partita Iva. Vi sono però delle eccezioni, per lavori di carattere temporaneo, purché approvati dalla stessa amministrazione:

  • l’attività non deve essere in contrasto con gli interessi della pubblica amministrazione;
  • non vi siano conflitti d’interesse del lavoratore;
  • l’attività deve essere svolta fuori dagli orari di servizio.

Vi sono invece meno restrizioni per i lavoratori pubblici in part-time, purché di durata inferiore al 50% di quanto previsto dal full-time. In questo caso, l’obbligo di esclusività decade ed è possibile accedere al regime forfettario. Naturalmente, anche in questa specifica condizione bisognerà rispettare la soglia di reddito dipendente massima di 30.000 euro, inclusi eventuali redditi da pensione.

Quali sono i limiti di spesa per il regime forfettario

Infine, verificate tutte le condizioni di legge per la convivenza tra lavoro dipendente e regime forfettario, è utile informarsi su tutti i limiti di spesa che la tassazione agevolata prevede. In particolare, con la Legge di Bilancio 2019 è stato stabilito che:

  • è possibile sostenere una spesa massima annua di 20.000 euro per personale dipendente o lavoro accessorio;
  • non vi sono invece limiti per la spesa relativa a beni strumentali.

Come facile intuire, è utile concludere sottolineando come l’accesso al forfettario comporti l’iscrizione alla gestione separata del proprio ente previdenziale di riferimento. Di conseguenza, il lavoratore dipendente che intraprende un percorso autonomo aggiuntivo si ritroverà in una condizione di doppia contribuzione, da lavoro dipendente e autonoma.

 

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