Dopo la scissione delle attività distressed in Gardant, Credito Fondiario presenta ufficialmente la challenger bank restante, che prenderà il nome di Banca CF+.
Stesso azionariato di Gardant – il fondo Elliot con una quota dell’88% e il restante 12% in mano agli ex soci del vecchio proprietario Tages Holding – stesso team al comando, cioè il presidente Panfilo Tarantelli e il ceo Iacopo De Francisco (nella foto), ma mission e mercati totalmente diversi. E sinergie che, spiega Tarantelli in conferenza stampa, “potrebbero esserci e avremo interesse a sfruttarle ma non sarà questo il fulcro della strategia”.
Con un nuovo board, composto dagli avvocati Davide Croff ed Emanuela da Rin, con Salvatore Baiamonte in quota Elliott assieme a Claudio Battistella, clo di Bper, e Paolo Vagnone, la nuova realtà, ha spiegato De Francisco, ” vuole posizionarsi come challenger bank tecnologicamente evoluta specializzata in soluzioni di finanziamento alle imprese in situazioni performing o re-performing” con l’obiettivo di raggiungere, nei prossimi cinque anni, oltre 4 miliardi di euro di attivi in gestione e di conseguire target di efficienza e profittabilità tra i più alti del sistema bancario cioè un cost income al 42% e un Roae (Return on average equity) pari al 23%, pari a un utile netto di circa 50 milioni, e il raddoppio da 100 a 200 dipendenti. Con l’obiettivo, non nascosto, di valutare lo sbarco in borsa al momento opportuno.
Tre aree di attività
Per farlo la banca punterà su tre aree di attività specifiche e decisamente in linea con il mercato post pandemia, vale a dire il factoring, i finanziamenti garantiti e non da MCC e SACE e l’acquisto di crediti fiscali. In tutti e tre gli ambiti, aggiunge il ceo, “abbiamo acquisito team specializzati e già operativi” che hanno portato dentro competenze e capacità operativa e che “ci hanno consentito di accelerare i tempi di esecuzione”.
Sul primo fronte, la banca si occuperà di factoring pro-soluto e pro-solvendo anche di imprese in situazioni re-performing oltre alle performing. Un comparto che è cresciuto del 9,2% nel 2021 per un volume d’affari complessivo di 250 miliardi di euro. In questo settore la banca ha acquisito di recente la fintech Fifty, che gestisce una piattaforma finalizzata alla creazione di filiere finanziarie evolute che consentono, alle imprese, accesso innovativo al credito, e i cui fondatori Alberto Potenza e Michele Ronchi guideranno in team dedicato che si occuperà di fornire soluzioni di Direct e Reverse Factoring di crediti commerciali e di finanziamento della supply chain.
L’area financing, guidata da Luca Reverberi, fornirà finanziamenti per esigenze strutturali e di liquidità, garantiti (o meno) da MCC e Sace, e finalizzati ad aziende performing e reperforming. La recente acquisizione di Fivesixty, boutique di advisory alle aziende su esigenze di finanziamento, “ci ha consentito di internalizzare expertise, know how, risorse e infrastrutture tecnologiche fondamentali per il rapido sviluppo del nuovo ambito di operatività”, ha detto De Francisco.
Infine, sul fronte dei crediti fiscali, Banca CF+ acquisterà crediti da società in bonis e da aziende con situazioni economiche/di bilancio complesse, comprese procedure di insolvenza e liquidazioni volontarie. La business line è guidata da Andrea Feliciani e Marco Quaglierini ed è stata potenziata negli ultimi anni con la partnership strategica siglata a novembre 2018 con Be Finance, società leader in Italia nell’area del tax credit, e alla successiva acquisizione e integrazione della società che si completerà nel corso dei prossimi mesi.
La banca si rivolge a quelle “200mila aziende con un fatturato dai 2 ai 100 milioni di euro, delle quali il 55% ha rating CCC o sotto e il 30% lo ha da BBB a B e di conseguenza fanno fatica a trovare credito ma rappresentano un indotto responsabile del 35% dell’economia con 5 milioni di addetti”, ha specificato il ceo.
E a chi ricorda loro che esistono già altre challenger bank e fintech, presidente e ceo rispondono che “non solo le challenger bank le nostre competitor ma lo è il sistema bancario tradizionale un po’ lento e seduto dove vogliamo prendere quote di mercato”.
Il funding, ha poi spiegato il ceo, avverrà tramite il passivo del conto deposito Esagon già in Credito Fondiario, che è “l’architrave con cui faremo funding” mentre stanno lavorando all’accesso anche di un deposito vincolato in Germania tramite la piattaforma Deposit Solutions. De Francisco poi non esclude un approccio “originate to distribute” anche tramite cartolarizzazioni per dare possibilità a terzi di investire.
“Il nostro obiettivo è quello di costruire una banca innovativa, tecnologica, solida e flessibile in grado di diventare rapidamente un benchmark di mercato”, ha detto poi il ceo sottolineando che “la rapidità di risposta e di erogazione del credito saranno i cardini dell’offerta di Banca CF+: saranno realizzati tramite un modello di interazione banca-impresa tecnologicamente evoluto, digitale”. E in questo senso i manager non escludono ulteriori future acquisizioni di “realtà innovative che stanno nascendo per fare scala o che hanno prodotti dedicati all’impresa e contigui alla nostra attività”.
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