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Auto di lusso, conti correnti, rapporti bancari e oltre 40 immobili di pregio. La guardia di finanza di Roma ha confiscato l’intero tesoretto dei due fratelli imprenditori Davide e Mario Ciaccia, ex proprietari del Teramo Calcio, attivi nel settore delle costruzioni edili, per un valore di oltre 180milioni di euro. Entrambi, inoltre, sono stati ritenuti “pericolosi sotto il profilo sociale” e per questo è stata disposta nei loro confronti la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per due anni. Le indagini, portate avanti dai finanzieri del Gico delle fiamme gialle su delega della procura capitolina, sono partite da una richiesta di ammissione al concordato preventivo di una società edile riconducibile ai Ciaccia gravata da oltre 112 milioni di euro di debiti. Da qui, quindi, sarebbe emerso che i due fratelli imprenditori avrebbero pianificato operazioni contabili e finanziarie, ritenute in gran parte fittizie, volte a rappresentare all’esterno una situazione patrimoniale florida e redditizia, idonea, nella prima fase, ad ottenere agevolmente finanziamenti dagli istituti bancari e, successivamente, a persuadere i creditori della bontà dei piani concordatari adottati, in modo così da eludere la procedura concorsuale.
EVIDENZE
La misura di prevenzione patrimoniale, anche frutto delle evidenze di procedimenti penali nei quali i due costruttori sono stati sottoposti in passato agli arresti domiciliari, poi terminati, per bancarotta fraudolenta in concorso, «pone in luce – così come si legge in un comunicato stampa – una significativa sproporzione tra fonti di reddito lecite, attività economiche esercitate e complesso patrimoniale posseduto, direttamente ovvero indirettamente». Gli accertamenti economico patrimoniali svolti dalle fiamme gialle hanno inoltre consentito di tracciare, in capo ai nuclei familiari dei Ciaccia, la disponibilità di ingenti fonti reddituali di derivazione presumibilmente illecita frutto di condotte distrattive in danno delle società fallite. Tali proventi sarebbero confluiti, attraverso molteplici operazioni economiche, nelle società destinatarie dell’attuale provvedimento. Le innumerevoli aziende che fanno capo ai fratelli sarebbero, inoltre, risultate tra loro interconnesse attraverso l’utilizzo di prestanome e di complessi stratagemmi contabili.
Il patrimonio così individuato, nel dicembre 2021 già oggetto di sequestro di prevenzione ai sensi del codice antimafia, è costituito da partecipazioni societarie (nei settori dell’edilizia e dell’immobiliare in genere), 40 immobili (anche di pregio e adibite a uso ufficio) ubicati a Roma, Anzio, Fiuggi, Fiumicino e Bassano Romano, disponibilità finanziarie e 20 autovetture di lusso (tra cui, Lamborghini, Mercedes e BMW), ed è stato stimato in oltre 180 milioni di euro.
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