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Innocente, ma a metà. Il Tribunale infligge 2 anni all’imprenditore Mario Zaccariotto, 67 anni, di Gaiarine per il crac legato alla bancarotta della Zaccariotto cucine srl di Gaiarine. A rispondere di bancarotta fraudolenta, con distrazione, oltre a Zaccariotto (ex azionista di riferimento di Cucine Zaccariotto spa) c’era anche Eros Corai, amministratore della srl. Anche al manager, ritenuto una sorta di testa di legno dagli inquirenti, è stato condannato a 2 anni. «Abbiamo smontato le accuse più gravi di bancarotta fraudolenta documentale e per distrazione – spiega l’avvocato difensore Loris Tosi, annunciando appello -. Zaccariotto non ha distrutto i documenti contabili né tantomeno si è intascato soldi della società danneggiando i creditori. Abbiamo dimostrato che i rendiconti contenuti nella pen drive segreta, sequestrata dalla Finanza, non erano riferiti ad attività illecite, ma erano rendiconti reali». Decisivo per le sorti degli imputati il ritiro della costituzione a parte civile del curatore Giambattista Rossetti, al quale gli imputati, attraverso la vendita di alcuni appartamenti, hanno risarcito il danno, mettendo a disposizione dei creditori poco meno di 550mila euro».
BANCAROTTA PREFERENZIALE
Zaccariotto e Corai sono stati invece ritenuti colpevoli di bancarotta preferenziale, seppure con ruoli e responsabilità diverse: avrebbero ceduto in affitto un ramo d’azienda, ma soprattutto il magazzino, a un prezzo inferiore a quello di mercato.
LA BATTAGLIA
Nelle precedenti udienze non erano mancati i battibecchi tra Procura e difesa, soprattutto in merito alla ricostruzione delle passività del curatore Rossetti, parte civile con l’avvocato l’avvocato Danilo Riponti, chiedendo un milione e 600mila euro. Secondo il curatore e la Procura, Zaccariotto e Corai, utilizzando l’affitto di ramo d’azienda avrebbero fatto sparire beni destinati ai creditori del fallimento della spa (ma anche a dipendenti e Inps). Ieri le condanne a 2 anni di Zaccariotto e Corai nonostante metà accuse si siano sciolte come neve al sole.
LA FRODE FISCALE
Imminente il processo d’appello del processo nel quale Mario Zaccariotto ha chiesto l’azzeramento della condanna a 2 anni di reclusione, sospesi, per una presunta evasione Iva e discale da 22 milioni. «Il fatto non sussiste», con questa motivazione il giudice di primo grado, sposando le tesi dell’avvocato Tosi e la super perizia del consulemte Massimo Roma, demolì una delle inchieste più clamorose svolte dalla Finanza. In relazione alle evasioni fiscali (una da 20 milioni e un’altra da quasi mezzo milione) l’imprenditore venne assolto. Carte alla mano l’avvocato Tosi dimostrò che la Zaccariotto spa lavorava in perdita. Motivo che convinse il giudice ha ritenere Zaccariotto colpevole di semplici dichiarazioni contabili infedeli al Fisco. Per l’evasione Iva, seppure per cifre inferiore a quelle contestate dalla Procura, Zaccariotto venne condannato a 2 anni. Ma in appello dovrebbe scattare la prescrizione.
R.Or
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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