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TREVISO – Hanno reinvestito i soldi di una società fallita in una nuova, denunciati per bancarotta fraudolenta, disposti due obblighi di dimora e sequestri per oltre…

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TREVISO – Hanno reinvestito i soldi di una società fallita in una nuova, denunciati per bancarotta fraudolenta, disposti due obblighi di dimora e sequestri per oltre 600mila euro nel Trevigiano. Le Fiamme Gialle di Treviso hanno denunciato quattro persone per bancarotta e autoriciclaggio, legate al fallimento di una società di articoli sportivi. Due amministratori gestivano la società con prestanome, causando bancarotta in dieci società simili. Le indagini hanno scoperto distrazioni di 2,5 milioni di euro verso società e trust, falsificazioni contabili per mascherare prelievi e mancato pagamento di imposte per 1,5 milioni di euro. Parte dei profitti è stata investita in una nuova società, occultando le transazioni con negozi giuridici falsi. Il giudice ha imposto obblighi di dimora e sequestri per oltre 600mila euro, compresa una villa storica. La Guardia di Finanza ha denunciato 197 persone per distrazioni patrimoniali di oltre 42 milioni di euro in 101 operazioni

Il modus operandi, dalla società fallita al reinvestimento

I responsabili hanno peraltro falsificato la contabilità della società fallita, allo scopo di camuffare, attraverso dati di bilancio alterati, le distrazioni di liquidità, e hanno omesso sistematicamente il pagamento delle imposte per quasi un milione e mezzo di euro. Parte dei profitti dei reati di bancarotta – per circa un milione di euro – è stata impiegata in una nuova società, riconducibile sempre ai medesimi indagati. Per occultare la provenienza illecita delle somme di denaro utilizzate nella nuova società, gli indagati avevano peraltro predisposto negozi giuridici simulati, che venivano giustificati con l’emissione di false fatturazioni. Tali espedienti hanno quindi permesso alla nuova società di operare e ampliare il suo business servendosi del patrimonio della fallita, causando non solo una distorsione concorrenziale del mercato di riferimento, ma, soprattutto, un evidente danno alla massa dei creditori. Accogliendo la proposta avanzata dal Pubblico Ministero, il Giudice per le indagini preliminari di Treviso ha quindi disposto, nei confronti dei due principali indagati, l’obbligo di dimora nel comune di residenza, oltre al sequestro di disponibilità finanziarie e beni immobili per oltre 600.000 euro (tra cui una porzione di una villa storica di quasi 800 metri quadri, sita in un comune della Destra Piave), parte dei quali assegnati a un trust, risultato irregolare e quindi non utile a impedire l’esecuzione della misura cautelare.

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