I dati sono inoppugnabili. Nel 2023, rispetto al 2019, il rapporto debito pubblico/Pil dell’Italia risulta essere quello cresciuto di meno (+3,1 punti percentuali di Pil), seguito da quello tedesco (+4 punti). Più staccata la Spagna (+9,2 punti), mentre il gruppo delle “pecore nere” è piuttosto folto: Francia (+13,2 punti), Stati Uniti (+14,1 punti), Regno Unito (+15,4 punti), Giappone (+16 punti), Canada (+16,9 punti). E in base alle previsioni fino al 2027 la situazione non cambierà nei prossimi anni, con l’Italia e la Germania sempre tra le migliori economie per capacità di tenere a freno la crescita del loro rapporto debito/Pil.
Dunque, l’Italia è molto più virtuosa nella gestione dei conti pubblici della maggior parte dei principali Paesi avanzati. Lo ha riconosciuto recentemente anche l’ex commissario europeo Pierre Moscovici, oggi primo presidente della Corte dei conti francese, che ha invece strigliato il proprio Paese per la inarrestabile crescita del suo debito.
Ma se i dati sono questi, come la mettiamo, allora, con l’eterno piagnisteo sui nostri conti pubblici fuori controllo che, qui in Italia, caratterizza la maggioranza dei commenti giornalistici e il copione dei talk show? Sia chiaro: il nostro debito è troppo elevato e va tenuto a bada, su questo non ci sono dubbi. Ed è altrettanto chiaro che esso per qualche anno incorporerà gli strascichi dei generosi superbonus edilizi. Ma il debito pubblico italiano, lo abbiamo detto più volte, non è il peggiore del mondo, anzi, è assai più sostenibile di altri, essendo per lo più detenuto da investitori italiani e non esteri ed essendo spinto soprattutto da una spesa per interessi eccessiva rispetto al reale stato di salute delle nostre finanze pubbliche (il famigerato spread). Inoltre, gli altri Paesi hanno speso molto di più dell’Italia per uscire dalla crisi pandemica: alcuni è come se avessero fatto non uno ma 4-5 superbonus! Tuttavia, a parte gli Stati Uniti, le loro economie sono cresciute molto di meno della nostra.
Gli ultimi anni hanno visto ovunque una forte crescita dei debiti pubblici, anche a causa degli sforzi eccezionali compiuti dai vari governi nazionali per superare la crisi pandemica. In Italia la percezione comune è che abbiamo speso troppo per i superbonus edilizi e che essi hanno pesato e continueranno a gravare notevolmente sui nostri conti nei prossimi anni.
In realtà, tra il 2020 e il 2025, secondo le ultime stime della Commissione Europea, il debito pubblico italiano sarà, a conti fatti, quello cresciuto percentualmente di meno tra le grandi economie occidentali. Per la precisione, nel 2025 il debito pubblico del nostro Paese dovrebbe risultare in valore del 30% più alto di quello del 2019, anno immediatamente precedente lo scoppio del Covid-19, contro incrementi del 32% per quello tedesco, del 38% per quello spagnolo, del 46% per quello francese, del 55% per quello britannico e del 64% per quello statunitense. Tutto ciò, pur incorporando il nostro debito i costi dei superbonus, che si potevano certamente progettare meglio e sono costati indubbiamente troppo, ma almeno hanno generato un po’ di crescita. Gli altri Paesi, a ben vedere, hanno speso molto di più dell’Italia per uscire dalla crisi (alcuni è come se avessero fatto non uno ma 4-5 superbonus!). Tuttavia, a parte gli Stati Uniti, le loro economie sono cresciute molto di meno della nostra.
Inoltre, escludendo la spesa cumulata per interessi (pari a ben 469 miliardi di euro in sei anni), l’aumento del debito pubblico italiano dal 2020 al 2025 risulterà rispetto al 2019 “soltanto” di 267 miliardi (cifra che pure incorpora gli oneri dei superbonus), cioè appena dell’11%. Gli incrementi al netto degli interessi sui debiti degli altri maggiori Paesi occidentali saranno a consuntivo assai superiori rispetto al nostro: Spagna +21%, Germania +24%, Francia +31%, Regno Unito +31%, Stati Uniti +35%. Dunque, aumenti da due a tre volte superiori a quello dell’Italia, il cui debito cresce, e non da oggi, soprattutto per colpa di interessi eccessivi rispetto alla reale sostenibilità dei nostri conti pubblici.
I timori di Moscovici
Pierre Moscovici, veterano della politica francese, ex ministro nel suo Paese ed ex Commissario europeo, è oggi primo presidente della Corte dei Conti della Francia. Nei giorni scorsi, in una intervista a “Les Echos”, Moscovici ha lanciato un grido d’allarme sullo stato delle finanze francesi. Per Moscovici, dopo l’impennata dei debiti del 2020, “tutti gli altri Paesi hanno effettuato una riduzione dell’indebitamento, noi (francesi, n.d.r.) invece non l’abbiamo fatto”. In realtà, il caso francese non è isolato. Infatti, tra i grandi Paesi del G7 e dell’Occidente, sono state ben poche le economie che hanno saputo tenere sotto controllo la spesa pubblica. Per la precisione, gli unici Paesi che sono riusciti a contenere la crescita del loro rapporto debito/PIL durante e dopo la pandemia sono stati la Germania e l’Italia e, in minor misura la Spagna, come riconosciuto dallo stesso Moscovici.
I dati sono chiari. Nel 2023, rispetto al 2019, il rapporto debito pubblico/Pil dell’Italia era quello cresciuto di meno (+3,1 punti percentuali di PIL), seguito da quello tedesco (+4 punti). Più staccata la Spagna (+9,2 punti), mentre il gruppo delle “pecore nere” risultava piuttosto folto: Francia (+13,2 punti), Stati Uniti (+14,1 punti), Regno Unito (+15,4 punti), Giappone (+16 punti), Canada (+16,9 punti).
A tendere, nel 2027, la situazione si aggraverà ulteriormente per Stati Uniti e Regno Unito (entrambi +22,6 punti rispetto al 2019), peggiorerà per la Francia (+14,6 punti), migliorerà leggermente per il Giappone (+14,7 punti), migliorerà più sensibilmente per il Canada e la Spagna (+8,4 e +6,9 punti, rispettivamente). Mentre Italia e Germania continueranno a presentare gli incrementi più bassi (+5,4 e +3,4 punti, rispettivamente, rispetto ai livelli pre-pandemici).
Debiti: bocciatura piena per Francia, Usa e Uk; Italia e Germania promosse.
Dunque, in conclusione, l’Italia sta facendo molto meglio della Francia, lo sottolinea lo stesso Moscovici, ed è detto tutto. Mentre noi invece qui ci flagelliamo, nei commenti giornalistici e nei talk show, in un eterno piagnisteo sui nostri conti pubblici fuori controllo. È chiaro che il nostro debito è troppo elevato e va tenuto a bada, su questo non ci sono dubbi. Ed è altrettanto chiaro che esso per qualche anno incorporerà gli strascichi dei superbonus edilizi. Ma il debito pubblico italiano, lo abbiamo detto più volte, non è il peggiore del mondo, anzi, è assai più sostenibile di altri, essendo per lo più detenuto da investitori italiani e non esteri ed essendo spinto soprattutto da una spesa per interessi eccessiva rispetto al reale stato di salute delle nostre finanze pubbliche (il famigerato spread).
Se guardiamo ai numeri, cioè ai fatti, e alla crescita reale dei debiti, la verità è una sola. Rispetto ai livelli pre-Covid, Italia e Germania sono le uniche “promosse” tra i grandi Paesi. Bocciatura piena invece per i debiti di Francia, Stati Uniti e Regno Unito, che corrono al galoppo. E non danno alcun segnale di volersi fermare.
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