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Anche oggi in un retroscena di Verderami sul Corriere della Sera, il ragioniere Mazzotta punta il dito verso chi guidava il Dipartimento Finanze del Mef quando è stato varato il Superbonus

Le elezioni Europee, le due guerre in corso alle nostre porte, il G7 in Italia. Sono tanti i dossier e i fronti caldi che investono le attività del governo italiano. Come scrive però Francesco Verderami sul Corriere della Sera, “non sono i numeri elettorali a preoccupare Giorgia Meloni, ma i numeri economici. «Siamo tutti preoccupati», dice infatti un esponente del governo che si occupa dei conti. Ecco qual è il tallone d’Achille della premier: è il bilancio dello Stato ad allarmarla, consapevole che a giugno — dopo il voto — ci saranno le prime due emergenze da affrontare per evitare il rischio della tempesta perfetta”.

Continua Verderami: “Perciò è in corso un negoziato con Eurostat, a cui l’Italia ha chiesto di poter rateizzare i costi provocati dall’enorme buco del Superbonus. Roma confida in una risposta «comprensiva», altrimenti — come racconta un rappresentante dell’esecutivo — «se fossimo costretti a caricare quei crediti sull’esercizio annuale, il debito schizzerebbe e la condizione diverrebbe complicata»”.

SUPERBONUS E CONTI DELLO STATO, LE PREOCCUPAZIONI DI GIORGIA MELONI

Eccola la spada di Damocle sui conti italiani. Il Superbonus. Che, come annota sempre il Corriere “ha sorpassato ogni previsione di spesa, ed è vero che le forze di centrodestra non si opposero al progetto dell’allora premier. Ma nessuno conosceva la portata della spesa”. Per queste ragioni a finire sul banco degli imputati in questi ultimi mesi è stato il ragioniere generale dello Stato Biagio Mazzotta. “«L’hanno messo in croce», sussurra un autorevole ministro che gli ha parlato”, come riporta Verderami. “Durante il colloquio Mazzotta — pur conscio del suo ruolo — ha ricordato due cose: che il compito di contabilizzare i costi spettava al Dipartimento delle Finanze, la cui responsabile è ora all’Ocse; e che ai tempi del Superbonus ci fu «un’influenza pesante della politica» per dare il via libera al progetto”.

Ecco quindi buttata di nuovo lì, nel mezzo di questo violento scambio di accuse, quella frase sibillina “che il compito di contabilizzare i costi spettava al Dipartimento delle Finanze”, con l’aggiunta di ulteriori dettagli per risalire all’identikit, “la cui responsabile è ora all’Ocse”.

I COSTI DEL SUPERBONUS? MAZZOTTA SCARICA SUL DIPARTIMENTO DELLE FINANZE

Non è la prima volta che nelle ricostruzioni attribuite a Mazzotta si palesa questa sorta di scaricabarile, giustificato o meno che sia, nei confronti di chi era responsabile, ai tempi, del Dipartimento delle Finanze del Mef. Lo scorso 21 settembre scriveva Carmelo Caruso sul Foglio in un articolo dal titolo ‘I fantasmi del ragionier Mazzotta’: “Mazzotta, che fa? Lunedì, al Corriere della Sera, in piena paranoia, e la paranoia genera cattiveria, offre dei nomi alla piazza, come nel Seicento li offrivano i torturati ai preti spagnoli. La colpa, la mancata previsione sui costi del Superbonus, per Mazzotta, sarebbe del Dipartimento Finanze che non gli avrebbe fornito i dati. Una volta fatti i nomi è come nella Colonna Infame del Manzoni. Nessuno ricorda che, a quel tempo, il dipartimento era retto da Fabrizia Lapecorella (ora è all’Ocse). Si punta il dito contro l’attuale capo del dipartimento, Giovanni Spalletta, che però non c’entra nulla. Nei complotti è così: si finisce per dimenticare chi sia la “grande mente”.

E’ chiaro che c’è ormai una corsa da parte di tutti coloro che hanno lasciato anche in piccola parte le proprie impronte digitali sul Superbonus a salvare il più possibile la propria reputazione. E quindi nel calderone ci finiscono tutti. L’unica cosa certa è che il Superbonus è un salasso. Ma chi è quindi Fabrizia Lapecorella, il cui none più volte – direttamente o indirettamente – è uscito fuori quando si parla di Mazzotta e di Superbonus?

CHI È FABRIZIA LAPECORELLA, A CAPO DEL DIPARTIMENTO FINANZE AI TEMPI DEL SUPERBONUS

Fabrizia Lapecorella è vicesegretario generale dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, entrata in carica il 3 aprile 2023. È stata Capo del Dipartimento per le Politiche Europee della presidenza del consiglio dei ministri, dal 2008 a  novembre 2022 è stata Direttore Generale delle Finanze presso il ministero dell’Economia e delle Finanze italiano, occupandosi – si legge sul suo profilo sul sito dell’Ocse – di politica fiscale, politica finanziaria domestica europea e internazionale, governance delle agenzie fiscali italiane, coordinamento infrastrutture informatiche a servizio dell’Amministrazione Finanziaria Italiana e dei servizi amministrativi per la giustizia tributaria italiana.

In precedenza, ha ricoperto vari incarichi presso il ministero dell’Economia e delle Finanze italiano. Fabrizia Lapecorella ha anche ricoperto ruoli di leadership all’interno della struttura dell’Ocse: presidente della commissione per gli affari fiscali nel 2022, vicepresidente della commissione tra il 2017 e il 2021 e membro dell’ufficio di presidenza della commissione dal 2012. E’ stata anche membro del gruppo direttivo dell’OCSE/G20 Inclusive Framework on Base Erosion and Profit Shifting (BEPS) dal 2016 al 2022. Dal 2004 è professore Ordinario di Finanza Pubblica presso l’Università degli Studi di Bari e ha conseguito la Laurea in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Bari e il Dottorato in Economia presso l’Università degli Studi di Bari. l’Università di York. Lapecorella si unirà agli altri vicesegretari generali dell’OCSE Kerri-Ann Jones, Yoshiki Takeuchi e Ulrik Vestergaard Knudsen.

Leggi anche: Def e tasse, perché le imprese lanciano l’allarme

 

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