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Sono 32 i candidati alle prossime elezioni amministrative che risultano “imprensentabili“,  secondo il codice antimafia di autoregolamentazione delle candidature. Lo rende noto la presidente della commissione antimafia Chiara Colosimo nel corso dell’audizione a Palazzo San Macuto.

In tutto sono 71 i candidati segnalati dalla Direzione nazionale antimafia, ma la Commissione ha valutato che solo 32 di loro si trovano in situazione di ‘conflitto’ con il codice.

I nomi

Per la Puglia risultano nella lista: SIgismondo Colasuonno (candidato al comune di Bari per la lista “Decaro per Bari”) con un procedimento con l’accusa di bancarotta fraudolenta; Luigi De Nittis, (candidato al Comune di Bari per la lista “Fratelli d’Italia”), accusato di bancarotta fraudolenta; Gaetano Telegrafo (candidato al Comune di Bari per la lista “Agorà-Movimento delle Idee”) Raffaele Guido (candidato al Comune di Lecce per la lista Movimento Regione Salento), con un procedimento con l’accusa di tentata violenza privata, minaccia e lesioni aggravate, detenzione e porto in luogo pubblico di arma, aggravati dal metodo mafioso; Andrea Guido (candidato al Comune di Lecce per la lista “Udc – Puglia popolare”), con un procedimento con l’accusa di corruzione per l’esercizio della funzione commessa avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416-bis del codice penale, ovvero al fine di agevolare l’attività delle associazioni mafiose; Filippo Montinari (candidato al Comune di Lecce per la lista “Io Sud”) accusato di bancarotta fraudolenta; Marianna Ricucci (candidata al Comune di Manfredonia per la lista “Ugo Galli sindaco) condannata per tentata estorsione; Fabio Ramundo, (candidato al Consiglio comunale di Neviano), già assessore del comune sciolto; Emanuele Pio Losapio (candidato sindaco per la lista Siamo Trinitapoli), già sindaco del Comune sciolto e nella stessa lista Francesco Di Natale, Cosimo Damiano Albore, Maria Michela Montuori, per aver fatto parte dell’amministrazione poi sciolta.

«In relazione alla candidatura di Sigismondo Colasuonno – spiega Vito Leccese -, nei confronti del quale è emersa l’esistenza di un decreto di rinvio a a giudizio per bancarotta fraudolenta, in violazione del codice di autoregolamentazione della Commissione antimafia, il candidato, su richiesta del coordinatore della lista, si è autosospeso dalla competizione elettorale dell’8 e 9 giugno per l’elezione a consigliere municipale, rinunciando alla candidatura invitando i suoi elettori a non votarlo e rivolgendo le sue scuse alla coalizione per aver omesso di riferire, quando gli era stato richiesto, del rinvio a giudizio disposto il 12 gennaio scorso. Colasuonno ha spiegato che, non trattandosi di un reato contro la pubblica amministrazione, aveva erroneamente ritenuto questa notizia non suscettibile di interesse anche perché riguardante fatti privati legati alla sua vita lavorativa per i quali avrà modo di chiarire la sua posizione in giudizio. Si precisa inoltre che, dai documenti presentati all’atto della candidatura, come da norma di legge, e in particolare dal certificato del casellario giudiziale, non era in nessun modo indicata la circostanza di cui sopra, trattandosi di mero rinvio a giudizio per un presunto reato ancora da accertare e non di una condanna».

«Oggi la Commissione parlamentare antimafia mi ha inserito nell’elenco dei cosiddetti “impresentabili”, cioè di coloro che sono coinvolti in procedimenti giudiziari – dice invece Andrea Guido, ex assessore Giunta Perrone e già consigliere comunale di FdI -. Ma mi preme ribadire ai cittadini leccesi che questo non influisce in nessun modo sulla mia candidatura nella lista UDC-Puglia Popolare alle elezioni comunali dell’8 e 9 giugno. Non mi impedisce quindi di correre per il Consiglio comunale a sostegno della candidatura a sindaco di Adriana Poli Bortone. Di fatto, non mi impedisce di essere al servizio della mia comunità, come ho sempre fatto.  Semplicemente, questa menzione, per me rappresenta un altro significativo prezzo, stavolta quasi simbolico, che devo pagare per l’assurdo coinvolgimento nella vicenda che conoscete. Purtroppo, dovrò attendere ancora prima di dimostrare la mia totale estraneità ai fatti che mi sono stati contestati. Nel frattempo, continuerò a lavorare per il presente e per il futuro della mia città».

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