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BARI  – Slitta al 30 marzo l’inizio dell’udienza preliminare nei confronti di tre ex amministratori della Banca Popolare di Bari. Si tratta del secondo procedimento sulla gestione dell’istituto di credito barese da parte del vecchio management che arriva davanti ad un giudice e riguarda le cosiddette «operazioni baciate».

A risponderne, con le accuse di ostacolo alla vigilanza e false comunicazioni sociali, sono l’ex condirettore generale Gianluca Jacobini, con Giuseppe Marella e Nicola Loperfido, rispettivamente ex responsabili dell’Internal Audit e della Direzione Business. Imputata anche la banca per la responsabilità amministrativa degli enti. Identificate come parti offese Bankitalia e Consob, anche se centinaia di risparmiatori hanno già annunciato che chiederanno di costituirsi parte civile.

L’udienza preliminare era stata inizialmente fissata per il 28 gennaio 2021 dinanzi al gup del Tribunale di Bari Marco Galesi, ma è stata rinviata a marzo su richiesta delle difese.

Si celebrerà il 15 febbraio, invece, l’udienza dell’altro processo sul crac della Popolare di Bari, in corso nell’aula bunker di Bitonto in attesa di una sede idonea che contenga le centinaia di parti costituite, individuata nel cinema Showville. In questo filone sono imputati lo stesso Gianluca Jacobini e il padre Marco, ex presidente della banca, accusati di aver falsificato per anni i bilanci e i prospetti.

La Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per 14 imputati, tra imprenditori ed ex vertici della Banca popolare di Bari, per i reati di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio relativi al crac delle società Fimco e Maiora del gruppo imprenditoriale Fusillo di Noci. Stando alle indagini della Guardia di Finanza, coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Rossi e dal sostituto Lanfranco Marazia, l’istituto di credito barese sarebbe stato complice del fallimento delle società del gruppo Fusillo, di fatto gestendo buona parte delle operazioni finanziarie che in un decennio hanno portato al fallimento. Gli imprenditori, con la complicità dei vertici della banca, avrebbero così dissipato i beni aziendali con cessioni di quote e immobili per almeno 93 milioni di euro fino al 2019 e accumulato debiti stimati in circa 430 milioni di euro. Oltre agli imprenditori Emanuele, Giacomo, Giovanni e Vito Fusillo e a Marco e Gianluca Jacobini, padre e figlio rispettivamente ex presidente ed ex condirettore generale della banca, rischiano il processo l’ex amministratore delegato dell’istituto di credito barese, Giorgio Papa, gli ex dirigenti della Popolare di Bari Nicola Loperfido e Benedetto Maggi e gli imprenditori Massimiliano Curci, Vincenzo Elio Giacovelli, Nicola Valerio Lamanna, Salvatore Leggiero e Girolamo Stabile. 

 

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