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TREVISO Nella vicenda giudiziaria relativa al crac del gruppo Compiano c’è una prima sentenza che passa in giudicato. Si tratta di quella emessa dalla Corte d’Appello di Venezia che, nel secondo grado di giudizio, aveva condannato Luigi Compiano a 2 anni e 4 mesi di reclusione stabilendo anche la confisca di ben 15 milioni di euro di patrimonio. Il 6 luglio scorso la Corte di Cassazione ha infatti respinto il ricorso presentato dal legale di Compiano, l’avvocato Pietro Barolo, confermando la decisione dei giudici veneziani che avevano aumentato di otto mesi la condanna detentiva stabilita in primo grado a Treviso  dopo la concessione delle attenuanti generiche, circostanza contro cui il sostituto procuratore Massimo De Bortoli, titolare dell’inchiesta, aveva presentato appello.

IL “BUCO” I fatti sono relativi ad uno dei filoni dell’inchiesta sul “buco” da oltre 100 milioni che ha affossato la North East Service, il colosso della vigilanza privata finito a rotoli nel 2014. A Luigi Compiano, in qualità di legale rappresentante della Nes, veniva attribuita una evasione fiscale, tra mancati versamenti Iva e di ritenute come sostituto d’imposta, pari in totale a 17 milioni di euro. Nel dettaglio la Procura di Treviso aveva evidenziato come tra l’agosto del 2012 e lo stesso periodo del 2013 non fossero stati versati oltre 3 milioni e 400 mila relativi alle certificazioni rilasciate ai sostituti d’imposta per gli anni 2011 e 2012. Evasioni fiscali che in realtà erano iniziate già nel 2011, con i mancati versamenti Iva che poi, a fine 2012, ammontarono a poco meno di 14 milioni milioni di euro.

LA PRIMA SENTENZA Il giudice di primo grado, che aveva emesso una condanna a 1 anno e sei mesi di reclusione e la confisca di 17 milioni di euro, aveva ritenuto di concedere a Compiano le attenuanti generiche “in considerazione dell’incensuratezza, della opzione collaborativa del difensore sostanziatasi nell’acquisizione concordata di alcuni atti nonché nel parziale versamento dell’imposta evasa a seguito di una accertamento fiscale con adesione”. Secondo De Bortoli Compiano aveva invece esplicitamente dato disposizione ai preposti “di provvedere al pagamento delle imposte solo in via residuale rispetto ad ogni altra spesa” in un quadro in cui, come era emerso dalle indagini, l’ex patron della Nes aveva “dissipato ingenti risorse della società, in gran parte illecitamente acquisite, destinandole a spese non inerenti all’attività aziendale o comunque non strettamente necessarie alla gestione dell’impresa”. Omettendo tra l’altro, cosa questa che aveva contribuito all’enorme dissesto, di “intraprendere le necessarie iniziative per riscuotere i considerevoli crediti vantati dalla società nei confronti di altri enti del gruppo” pari a circa 8 milioni di euro. In secondo grado le attenuanti generiche vennero in effetti cancellate, tanto da arrivare ad una pena detentiva di 2 anni e 4 mesi, mentre la confisca venne ridotta da 17 a 15 milioni di euro alla luce del fatto che sia pur parzialmente, versando cioè solo dalle quattro alle sei rate sulle 20 previste con l’amministrazione fiscale, Compiano aveva ridotto il proprio debito nei confronti dell’erario relative alla North East Service alla Vigilianza Compiano.

LA BANCAROTTA Chiusa questa partita, tra Compiano e la giustizia italiana resta aperto il fronte principale, quello della bancarotta Nes, in cui risultano indagati anche Filippo Silvestri, Angelo Monti, Paolo Ricciardi e Fabrizio Ricoldi, gli altri quattro amministratori del gruppo Nes. Per loro, a cui vengono contestati comportamenti omissivi che avrebbero aggravato il dissesto della Nes, il gup Angelo Mascolo ha disposto così come era stato richiesto dai difensori, gli avvocati Roberto e Mario Nordio, Alessandra Nava e Antonio Pagliano, il rito abbreviato che permetterà in caso di condanna la riduzione di un terzo della pena. Luigi Compiano ha invece presentato istanza di rito abbreviato solo per i tre procedimenti secondari e relativi alle altre società in cui è accusato di bancarotta fraudolenta. Ma per la Nes, in cui il reato ipotizzato è la bancarotta documentale, l’ex patron ha deciso di riporre tutte le proprie speranze sul proscioglimento. Oppure andare a dibattimento e dare battaglia punto su punto.

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