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Il Consiglio regionale del Veneto ha aperto oggi, 16 gennaio, la prima discussione su una proposta di legge regionale per regolamentare il ricorso al suicidio assistito. Il testo, sviluppato dall’Associazione Luca Coscioni, è stato depositato a giugno grazie alle 9mila firme raccolte dal comitato Liberi subito. In Italia, il suicidio assistito è stato reso legale da una sentenza della Corte Costituzionale del 2019, ma mancano ancora leggi nazionali o locali che ne regolino modalità e tempistiche.

Il comitato Liberi subito, sostenuto dall’Associazione Luca Coscioni, ha lanciato una raccolta firme sul suicidio assistito in quasi tutte le regioni italiane, così da normare definitivamente il diritto al fine vita riconosciuto dalla Corte Costituzionale. Con suicidio assistito si intende la procedura di auto-somministrazione di un farmaco letale, quando il richiedente sia capace di prendere scelte libere e consapevoli, sia affetto da patologie irreversibili, patisca sofferenze fisiche o psicologiche ritenute intollerabili e sia dipendente da trattamenti di sostegno vitale.

Come ricorda Il Post, l’Abruzzo è stata la prima regione a depositare la proposta di legge, anche se il Consiglio regionale non ha ancora avviato la discussione. Il Veneto è arrivato secondo, ma ha accelerato sulla discussione, e ci sono buone possibilità che la legge possa essere approvata, grazie anche al sostegno ricevuto dal presidente, Luca Zaia, che ha definito la legge sul fine vita “un fatto di civiltà”, come riporta Repubblica. Gli unici ostacoli sono posti dall’influenza che possono avere organizzazioni integraliste come Family day, Scienza & vita o Movimento per la vita, molto presenti sul territorio.

Dopo la prima applicazione della sentenza della Consulta, avvenuta nelle Marche a seguito di lunghe battaglie legali il 16 giugno 2022, il Veneto ha dato la seconda autorizzazione al suicidio assistito in Italia, consentendo a Gloria, nome di fantasia di una paziente oncologica di 78 anni, di poter mettere fine alle sue sofferenze. Da quel momento, nella regione ci sono state altre 5 richieste, di cui una sola è stata accolta.

La mancanza di una legge rende la procedura di accoglienza difficile, lunga e spesso preda di ostacoli ideologici che nulla hanno a che fare con i diritti dei pazienti. La proposta di legge di Liberi subito vuole cambiare questa situazione, che a volte ha imposto attese lunghe anche fino a 2 anni. Come prima cosa, la legge prevede che i requisiti richiesti dalla sentenza della Corte costituzionale siano verificati da una struttura sanitaria pubblica regionale, che deve istituire, entro 15 giorni dall’approvazione della legge, una Commissione medica multidisciplinare permanente in grado di gestire le richieste.

Sui tempi, stabilisce che le richieste di accesso siano valutate dalla Commissione entro 20 giorni da quando vengono presentate. La valutazione deve poi essere sottoposta, entro 5 giorni, al Comitato etico territoriale, che è chiamato a esprimersi sul caso entro altri 5 giorni. In caso di esito positivo, il servizio sanitario regionale dovrà assistere il paziente in ogni fase, fornendo gratuitamente il farmaco letale, l’eventuale macchinario necessario alla sua assunzione e l’assistenza medica necessaria, cosa che in Italia è successa solo una volta. I pazienti hanno poi il diritto di rinviare il ricorso al suicidio assistito a seconda della propria volontà, per accedervi quando riterranno opportuno.

 

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