Ha aperto la cassaforte del magazzino reperti della Guardia di Finanza con dentro 171 mila euro e in pochi mesi ne ha sottratti 90 mila. È l’accusa per cui il brigadiere Enzo Gifoli, 55 anni, responsabile dell’ufficio reperti, è stato condannato a quattro anni e sei mesi di carcere. Il reato contestato: peculato.
La sentenza è stata pronunciata al termine del rito abbreviato, in cui il gup ha accolto la richiesta avanzata dal pm Marcello Cascini. Perché Gifoli avrebbe preso tutto quel denaro? «Per estinguerci mutui, pagare le vacanze e qualche spesa voluttuaria», ha spiegato il brigadiere quando è stato interrogato nel maggio del 2023, giurando di avere intenzione (per ora a parole) di «restituire il maltolto».
Guardiano della cassaforte
L’ammanco viene scoperto a metà del 2022 e la sparizione dei 90mila euro allerta subito gli inquirenti, increduli della scomparsa di una somma così consistente. Nella cassaforte erano custoditi 171.570 euro, stando al registro dei reperti di reato. Una cifra ricavata da sequestri legati alla droga. Dove possa essere finita più della metà di quei soldi è un mistero, che desta anche una certa preoccupazione. Tuttavia le indagini si indirizzano subito verso il brigadiere. D’altronde, da un punto di vista investigativo, è la pista più ovvia. È Gifoli che deve sorvegliare la cassaforte, come responsabile dell’ufficio reperti.
Le chiavi nell’armadietto
L’incarico gli era stato affidato dal comandate di reparto il 2 settembre del 2019. Visto il ruolo, gli erano state anche consegnate le chiavi del forziere. I primi mesi, tuttavia, nella cassaforte non viene depositato molto denaro. O comunque nulla che interessi il brigadiere. La situazione cambia l’11 giugno del 2020. È lo stesso Gifoli a raccontarlo in un lungo interrogatorio ai suoi colleghi, una volta smascherato: «Quel giorno entro in possesso dei 171mila euro. Li metto nella cassaforte. Avevo solo io le chiavi – specifica il brigadiere – in quanto responsabile. Le chiavi le tenevo nell’armadietto insieme alla pistola d’ordinanza: non le ho mai lasciate incustodite né le ho mai prestate a nessuno».
I problemi economici del brigadiere
Come sottolineerà, quello è per lui un momento drammatico: «Avevo iniziato ad avere problemi economici per via di un mutuo e tre prestiti». Dopo qualche mese si accende la scintilla per risolvere i guai finanziari: «Spesso la mattina ho cominciato a prelevare (dalla cassaforte, ndr) anche tranche da diecimila euro, divisi in mazzette. Soldi che ogni volta ho usato per ricaricare una carta prepagata. Ogni prelievo l’ho fatto da solo». Ma la sua confessione contiene sorprese: «Una volta estinti i prestiti, nel 2022, ho gettato la carta nell’immondizia. Con quanto rimasto, ho pagato le tasse di successione di mio fratello. Ma anche le vacanze e le spese voluttuarie. Comunque intendo restituire il maltolto.
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