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Debiti con il fisco: è possibile il pignoramento del conto senza la procedura in Tribunale e l’autorizzazione del giudice?

Il Fisco si comporta come qualsiasi altro creditore. Sicché, quando ha dei crediti non riscossi, può procedere al pignoramento dei beni del debitore. Il famoso decreto del Fare (DL 69/2013) ha posto una serie di limiti al pignoramento immobiliare e al fermo dell’auto. Ulteriori vincoli sussistono poi in merito al blocco delle somme depositate in banca o alle Poste. In questo articolo vedremo pertanto quando il Fisco può pignorare il conto corrente ed entro quali limiti. Ma procediamo con ordine.

A partire da quando il Fisco può pignorare il conto corrente?

Il pignoramento del conto corrente è possibile solo se il contribuente ha già ricevuto la notifica del cosiddetto “titolo esecutivo” che è, per quasi tutti gli atti dell’Agenzia delle Entrate e dell’Inps, l’

avviso di accertamento mentre, negli altri casi, la cartella di pagamento. I Comuni sono autorizzati ad emettere anche le ingiunzioni fiscali, sostitutive delle cartelle.

Dopo la notifica della cartella, dell’ingiunzione fiscale o (nel caso di accertamento immediatamente esecutivo) della lettera di presa in carico, il contribuente ha 60 giorni di tempo per procedere al pagamento o alla richiesta di rateazione del debito, evitando così il pignoramento. Pignoramento comunque che deve essere notificato tanto alla banca quanto al debitore.

A differenza dell’ordinario pignoramento, il contribuente non deve ricevere prima l’atto di precetto, ossia l’avviso a pagare entro 10 giorni. Inoltre questi non può sapere quali somme verranno pignorate, presso cioè quale Istituto di credito, non almeno prima di ricevere la notifica del pignoramento.

Tutte le somme accreditate sul conto dopo il pignoramento verranno “congelate dalla banca”, ossia trattenute nei limiti però del credito fatto valere, aumentato della metà (per coprire le spese di procedura). Infine, al 61° giorno, i soldi sul conto verranno bonificati all’Agente della Riscossione esattoriale.

Come vedremo a breve, tutta la procedura avviene in via amministrativa, senza l’intervento o l’autorizzazione del giudice, a cui comunque il contribuente può rivolgersi se deve sollevare contestazioni.

È possibile il pignoramento del conto cointestato?

Il Fisco può pignorare anche un conto cointestato, nei limiti però della metà del suo valore.

Per quale debito è possibile il pignoramento del conto corrente?

Non esiste un importo al di sotto del quale il pignoramento del conto corrente non possa essere effettuato, come invece avviene per il pignoramento della casa (eseguibile solo per debiti superiori a 120.000 euro e mai comunque per la prima casa).

Quindi, in teoria, è possibile “bloccare” il conto di un contribuente per un debito di poche decine di euro.

Quando non si può pignorare il conto corrente?

Come dicevamo in apertura, il Fisco incontra comunque dei limiti al pignoramento del conto. Ciò succede però solo quando su di esso viene accreditato lo stipendio oppure la pensione.

In particolare, per entrambi:

  • quanto alle somme che si trovano già depositate all’atto della notifica del pignoramento (ossia i “risparmi”), il prelievo da parte del fisco riguarda solo la parte che eccede il triplo dell’assegno sociale, importo annualmente rivalutato (ad esempio, per l’anno 2024, l’assegno sociale è pari a 534,41 euro. Il triplo quindi corrisponde a 1.603,23 euro). Dunque, un conto con una giacenza pari o inferiore a tale ammontare non può essere pignorato;
  • quanto alle somme che verranno accreditate come mensilità successive dal datore di lavoro o dall’INPS, il pignoramento può avvenire solo: a) nei limiti di un decimo, se l’assegno dello stipendio o della pensione non supera 2.500 euro; b) nei limiti di un settimo se supera 2.500 euro ma non è maggiore di 5.000 euro; c) nei limiti di un quinto se è maggiore di 5.000 euro.

Inoltre, se si tratta della pensione, prima di effettuare la trattenuta in commento (di un decimo, un settimo o un quinto) bisogna prima decurtare il cosiddetto minimo vitale che è pari al doppio dell’assegno sociale e comunque mai a meno di 1.000 euro. Dunque, la pensione non può mai essere bloccata se il suo ammontare è inferiore a tale tetto.

Troverai maggiori informazioni nell’articolo Quale cifra non può essere pignorata sul conto corrente?

Pignoramento del conto corrente: è possibile senza autorizzazione del Tribunale?

Al contrario di quanto avviene per il pignoramento del conto da parte del privato, quello effettuato dal Fisco non richiede la procedura di autorizzazione da parte del Tribunale. Difatti, l’Agente per la Riscossione (ivi compreso quello per i tributi dovuti ai Comuni come Imu e Tari) può procedere a notificare il pignoramento direttamente alla banca, senza udienza dinanzi al giudice. La raccomandata va spedita anche al debitore. L’istituto di credito è tenuto a congelare immediatamente le somme del contribuente. Quest’ultimo ha 60 giorni di tempo per pagare e svincolare il conto. Diversamente, la giacenza in esso contenuta verrà stornata in favore dell’Agente della Riscossione e il pignoramento si chiuderà con l’assegnazione delle somme in favore del fisco.

Il contribuente mantiene tuttavia il diritto di fare opposizione contro l’esecuzione, ad esempio in caso di cartelle prescritte o mai notificate.

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