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Proponiamo la traduzione di Seneca nella prova di Maturità.

Traduzione
“Chi è saggio non segue il volgo, Seneca”.

Di per sé la solitudine non è maestra di rettitudine né la campagna insegna la frugalità, ma quando se ne è andato un testimone e uno spettatore, si attenuano i vizi, il cui godimento è essere mostrati e osservati. Chi ha indossato la veste di porpora per non farla vedere a nessuno? Chi ha posto il cibo in un piatto d’oro quando è appartato? Chi, disteso sotto l’ombra di un qualche albero di campagna, ha esibito lo sfarzo del suo lusso da solo?
Nessuno è elegante per i propri occhi, neppure per quelli di pochi o degli amici, ma dispiega l’apparato dei suoi vizi in proporzione alla folla che lo osserva.
È così: lo stimolo di tutto ciò per cui ci comportiamo da pazzi è un ammiratore e un testimone. Farai in modo che non desideriamo, se farai in modo che non ostentiamo. L’ambizione, il lusso e la sfrenatezza richiedono un pubblico: guarirai se li occulterai. Pertanto, se ci troviamo nel mezzo del chiasso delle città, un consigliere ci stia accanto e in opposizione ai lodatori di ingenti patrimoni lodi chi è ricco con poco e misura la ricchezza dall’uso che fa di essa. In opposizione a coloro che glorificano l’influenza e il potere, egli appunto riverisca una vita ritirata dedita agli studi e un animo che dai beni esteriori è ritornata a sé stessa.

1) Comprensione / interpretazione
Seneca oppone nel testo due modelli di vita: quello del volgo e quello del saggio.
Illustra questa contrapposizione con opportuni riferimenti al testo.

Nel testo vengono descritti due opposti modelli di vita: quello del populus, che vive nella menzogna ed è preda di convinzioni in contrasto con la verità (contra verum), e quello di chi è caratterizzato dalla saggezza (sapientia) che consiste nel rifarsi alla natura (in natura converti). La vita dei più sprofonda nei vizi perché essi sono strettamente legati all’ostentazione (quorum monstrari et conspici fructus est) sicché, sebbene una vita ritirata non conduca di per sé all’onestà e alla frugalità, tuttavia, la mancanza di spettatori (testis et spectator abscessit) annulla il rischio di indulgere in quelle abiezioni che trovano un senso solo se di esse si fa ampio sfoggio (apparatum vitiorum suorum pro modo turbae spectantis expandit). Qualora non sia possibile vivere in solitudine ma ci si trovi nel tumulto delle città, sarà necessario essere accompagnati da chi ci riporti alla virtù e alla verità. Nel descrivere il ruolo di questo necessario consigliere Seneca illustra in maniera molto chiara la contrapposizione tra le convinzioni del populus, che considera la ricchezza il maggior bene (laudatores ingentium patrimoniorum) ed esalta la popolarità e il potere (qui gratiam ac potentiam attollunt), e la consapevolezza della sapienza che non riconosce nei beni materiali la vera ricchezza (laudet parvo divitem) ed esorta a un otium dedito agli studi e un animo che è coerente con la sua vera natura (animum ab externis ad sua reversum).

2) Analisi linguistica e/o stilistica
Mostra attraverso il passo proposto le caratteristiche dello stile o del modo di
argomentare tipici di Seneca.

Nel brano proposto è possibile individuare molte peculiarità della prosa senecana. Si nota facilmente l’inconcinnitas che si esplica in un periodare conciso con frasi spezzate e incalzanti volte e rendere l’espressione più immediata e a trasmettere in maniera chiara e diretta il messaggio al lettore. Ne consegue un forte prevalere della paratassi sull’ipotassi.
Tipico dello stile del filosofo di Cordoba è anche il ricorrere all’interrogazione che nel nostro passo troviamo nella successione di tre interrogative dirette caratterizzate dalla ripetizione anaforica del pronome interrogativo quis. Copioso è l’uso della variatio di cui troviamo un esempio nella frase che costituisce l’incipit della parte da tradurre: al sintagma “magistra innocentiae”, con un sostantivo che regge un genitivo oggettivo, si oppone “frugalitatem docent” con un predicato seguito dal suo complemento oggetto.
Altro elemento caratteristico della prosa senecana è il ricorrere a periodi ipotetici della realtà con apodosi al futuro semplice e protasi al futuro anteriore, secondo la legge dell’anteriorità, per descrivere esempi o fornire indicazioni.
Per quanto riguarda la lingua di Seneca, essa non è complessa e si compone di parole usuali che devono però essere interpretate attentamente in base al contesto. La necessità di un ripiegamento interiore sostenuta dal filosofo si riflette nell’estensione dell’uso del riflessivo: si veda “per se” in apertura del brano da tradurre e, a seguire, “luxuriae suae”, “oculis suis”, “vitiorum suorum”, “ad sua reversum”.

3) Approfondimento e riflessioni personali
Nel testo Seneca oppone il saggio, che si dedica all’otium, al volgo che insegue onori e ambizioni. Rifletti su questa tematica, riferendoti a quanto studiato o al tuo sguardo sul mondo.
Il tema dell’opposizione tra chi persegue la ricchezza e gli onori e chi invece riconosce che in sé stesso risiede la più grande ricchezza è proprio di Seneca e, in generale, dello stoicismo. Il volgo a cui il filosofo si riferisce, in questo passo reso con la parola populus ma altrove anche con vulgus, non ha una connotazione che potremmo definire anacronisticamente classista ma del tutto filosofica. La contrapposizione consiste esclusivamente nell’individuazione dei principi sui quali ogni individuo basa la sua vita. Il culto dell’apparenza, a cui è legata la ricerca della fama e della ricchezza, è svelato nella sua realtà di menzogna lontana dalla virtus e dalla vera felicità. Coloro che si dedicano alla vita attiva travolti dalla smania dell’ostentazione permangono infatti in uno stato di costante angoscia e terrore poiché più in alto si è giunti più rovinosa potrà essere un’eventuale caduta. Riflessioni del genere non sono infrequenti nel nostro Seneca e si trovano, tra gli altri luoghi, ancora in un’epistola a Lucilio (la 118 del ventesimo libro) in cui, citando all’amico il sempre affannato Cicerone, da cui dichiaratamente si discosta con non celata ironia, si esalta la tranquillità della vita ritirata in contrapposizione all’inquietudine di chi si affligge per ottenere cariche e onori in un contesto ricolmo di ipocrisia e avidità.

* Soluzione a cura di Natalia Manzano
(Insegnante di Latino su Ripetizioni.it)

 

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