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Trasferimenti di denaro, bonifici su conto corrente, giroconti e pagamenti in contanti: in quali casi l’Agenzia delle Entrate non fa un accertamento fiscale?

In tempi come quelli attuali, di lotta serrata all’evasione fiscale, è sempre meglio agire con prudenza quando si sposta del denaro da un conto a un altro o si eseguono consistenti pagamenti in contanti: questo perché non ci vuole molto, anche per chi agisce in buona fede, a destare sospetti nell’Agenzia delle Entrate. Con il risultato di trovarsi, a distanza di numerosi anni, a dover giustificare delle operazioni regolari, ma delle quali non si è conservato traccia. E, purtroppo, nell’ambito del diritto tributario, spetta sempre al contribuente dimostrare di aver fatto tutto regolarmente; un principio, questo, che potrebbe apparire poco democratico, ma che si spiega con una sola affermazione: chi è in buona fede agisce sempre alla luce del sole. Ecco perché, per

spostare soldi senza allertare il fisco, è bene conoscere alcune fondamentali regole che descriveremo qui di seguito. In alcuni casi sembreranno dei consigli banali, ma è proprio su queste banalità che spesso si compiono i principali errori e si subiscono degli accertamenti fiscali.

Quando si sposta del denaro, accertati che la fonte del denaro sia lecita

I sistemi per spostare denaro, sia all’interno dell’Italia che all’estero, sono moltissimi numerosi e tutti illeciti se, ovviamente, i soldi sono costituiti da redditi evasi o peggio da altri reati (nel qual caso scatterebbe l’ulteriore illecito penale del riciclaggio).

Pertanto, chi maneggia del denaro deve prima assicurarsi di averlo ottenuto in modo lecito, con attività di lavoro, eredità, donazioni, vincite, ecc. Bisogna dunque ricordare che lo spostamento di flussi finanziari di per sé non è un reato né è proibito da alcuna legge fiscale; ovviamente occorre essere in regola con le norme antiriciclaggio.

Ma questo a volte non basta. Spesso, infatti, il trasferimento, con un bonifico, di una somma consistente e non congrua rispetto alla propria dichiarazione dei redditi può far scattare il redditometro, lo strumento con cui il fisco accerta l’incompatibilità tra la dichiarazione dei redditi e il possesso di beni di lusso. Per superare l’eventuale accertamento fiscale bisognerà alternativamente:

  • dimostrare che tali soldi provengono da donazioni di familiari, amici o parenti e darne traccia;
  • oppure dimostrare che scaturiscono da altri redditi esenti come, ad esempio, plusvalenze, disinvestimenti (ad esempio l’aver venduto una precedente auto a un privato) e vincite al gioco riferibili ad anni passati: è infatti sufficiente che il contribuente indichi l’esistenza di disponibilità finanziarie e/o di provviste patrimoniali utili a giustificare l’effettuazione di un investimento e/o il mantenimento di un dato bene-indice.

Nel caso di acquisto di beni di lusso l’Agenzia delle Entrate si allerta non tanto per il trasferimento del denaro quanto per il fatto della titolarità del bene stesso. È quindi consigliabile

tenere traccia della provenienza dei redditi, specie di quelli ulteriori rispetto ai ricavi del proprio lavoro.

Pagamenti in contanti

I pagamenti in contanti oltre 2.000 euro sono illeciti. Quindi è consentito trasferire denaro, in cash, fino a 1.999,99 euro. Tale limite opera solo per i trasferimenti tra soggetti diversi (anche con la P.A.), a prescindere dalla “causale” (vendita, donazione, prestito, ecc.). Non vale quindi quando il denaro non passa di mano: è il caso di prelievo o versamento sul proprio conto.

Lo stesso dicasi per i libretti al portatore, il cui trasferimento è legittimo fino a 1.999,99 euro. In ogni caso, ciascun libretto non può più contenere somme superiori a 1.000 euro.

In ogni caso, anche quando il pagamento non supera i 3mila euro, è sempre consigliabile utilizzare il bonifico bancario o l’assegno che, a distanza di numerosi anni, consentono la tracciabilità e la giustificazione dell’operazione.

Divieto ai prelievi per imprenditori

Le nuove norme sui prelievi dal conto per

imprenditori sono particolarmente rigorose: per questi soggetti c’è il limite massimo di 1.000 euro al giorno e non oltre 5mila euro al mese (leggi Prelievi e versamenti sul conto, come cambiano); superata tale soglia scatta la possibilità di un accertamento fiscale. Quindi se si vuole spostare soldi senza allertare il fisco è necessario, per chi ha un’impresa, tenersi al di sotto di tale soglia. Questo non vale per i lavoratori dipendenti e i professionisti.

Trasferimento del denaro per gli extracomunitari

Gli extracomunitari sono gli unici soggetti che possono portare in Italia fino a 15mila euro in contanti e possono usarli – sempre in Italia – per qualsiasi scopo, compresi gli acquisti di merce e pagamento di servizi ad artigiani.

Spostare soldi all’estero

Per l’estero è libero il trasferimento di denaro nei limiti di 10mila euro in contanti senza dichiarazione in dogana oppure conti correnti trasferimento libero.

Spostare soldi aprendo conti correnti o depositi titoli all’estero è attività libera purché si dichiarino nel quadro RW tali attività finanziarie. Tuttavia la mancata segnalazione comporta solo sanzioni amministrative quantificabili preventivamente e, se non emergono redditi o se i redditi che ne emergono non superano le soglie del reato tributario, non scatta neanche il reato di autoriciclaggio.

Per spostare denaro senza allertare il fisco è sempre meglio il bonifico

Spostare soldi – sia all’interno dell’Italia che all’estero – non è problema se c’è la prova documentale: la cosa migliore è quindi il bonifico con la relativa causale dello spostamento del denaro.

La causale non è condizione di validità del bonifico né può in automatico generare un accertamento fiscale se non appropriata. Di certo, però, non si può difendersi da un accertamento fiscale sostenendo che un determinato reddito ci è stato donato se la causale indica «pagamento prestazione ricevuta».

Leciti gli spostamenti per acquisti e vendite tra privati

I movimenti di denaro sul conto corrente possono essere tranquillamente motivati anche da vendite e acquisti fatti fra privati. Per esempio, il proprietario di un gioiello prezioso, magari ereditato o acquistato qualche anno prima, lo può fare valutare da un perito per poi venderlo: si tratta di una transazione fra privati che produce disponibilità finanziaria.

Le carte di credito

Esistono poi le carte di credito ricaricabili sia italiane che estere, alimentate da conti che possono essere aperti in tutto il mondo e che di per sé non sono accertabili (si pensi al conto paypal), ma sono verificabili e attenzionate.

I finanziamenti infruttiferi

Esistono poi i finanziamenti infruttiferi (prestiti di denaro senza interessi): se fatti dai soci vanno segnalati, mentre non sono da segnalare se si fanno fra privati.

Esistono anche i finanziamenti fra società italiane ed estere che di per sé non sono da segnalare al fisco essendo già riportati in contabilità.

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