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  • Il reddito di base universale è una recente proposta europea: garantire a tutti i cittadini una certa somma di denaro mensile, indipendentemente dall’occupazione.
  • Alcune sperimentazioni del reddito di base universale sono già attive, e i riscontri sono positivi.
  • Il reddito di base universale consentirebbe a chiunque, indipendentemente dall’occupazione, di avere a disposizione ogni mese una somma di denaro.

Dopo le discussioni recenti sul salario minimo, arriva in questi mesi un’ulteriore proposta europea, mirata ad apportare una maggiore uguaglianza economica per tutti i cittadini del continente. Si tratta del reddito di base universale, che potrebbe essere introdotto per tutti senza alcuna differenza. Tuttavia, ci troviamo ancora in una fase preliminare: non è chiaro come richiederlo né come verrà gestito. Al momento, possiamo solo fare delle supposizioni basate sulle informazioni disponibili.

Intorno a questa tematica tuttavia le sperimentazioni sono state avviate già da diversi anni, e c’è stata una raccolta firme a livello europeo, dal 25 settembre 2020 al 25 giugno 20221, che ha portato ad un riscontro positivo.

Il reddito di base universale verrebbe erogato senza differenze a tutti i cittadini, secondo importi specifici. Al momento si parla solamente di ipotesi e sperimentazioni, tuttavia presto questa possibilità potrebbe diventare realtà. Vediamo cosa potrebbe cambiare se il reddito di base arrivasse in Italia.

Cos’è il reddito di base universale in Europa

Vediamo nello specifico cosa si intende per reddito di base universale. Da non confondere con il salario minimo, che attualmente è già presente nella maggioranza dei paesi europei, il reddito di base universale comporterebbe un passo in più.

La misura andrebbe a garantire a tutti i cittadini, in modo universale, individuale e incondizionato, una somma mensile di denaro sufficiente a garantire un tenore di vita dignitoso. Questa misura del tutto innovativa agirebbe contrastando la povertà ancora presente in Europa e dando più spazio di scelta ai cittadini su come gestire il proprio tempo, senza tuttavia eliminare il lavoro.

Non si tratta di fantasia, ma di una proposta reale: ad introdurre tale possibilità è stato il Parlamento Europeo, che ha avanzato la richiesta di mettere in piedi una nuova misura per contrastare il rischio povertà e esclusione sociale di tutti i cittadini europei.

Il Parlamento Europeo è impegnato da diversi anni all’introduzione, per i suoi stati membri, di politiche specifiche di gestione della povertà, e di misure volte a garantire un reddito adeguato a tutti i cittadini. Per fare qualche esempio, in Italia possiamo pensare al reddito di cittadinanza, oppure per altri stati europei sono previste soglie specifiche di reddito minimo che i lavoratori devono ricevere, il così detto salario minimo.

Il reddito di base universale costituirebbe un’evoluzione di queste politiche, perché garantirebbe a tutti una base mensile di denaro da cui partire per sostenere le diverse spese per uno stile di vita dignitoso.

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Reddito di base universale: la raccolta firme

Intorno alla possibilità di garantire un reddito di base per tutti i cittadini europei c’è stata una raccolta firme negli anni scorsi, per cui la Commissione europea ha autorizzato l’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) volta ad introdurre un reddito di base universale incondizionato, ovvero erogato a tutti senza requisiti particolari.

La raccolta firme è iniziata il 25 settembre 2020 ed è terminata il 25 giugno 2022. Questa iniziativa ha avuto risultati soddisfacenti dal punto di vista dell’attenzione che ha ricevuto, tuttavia non ha raggiunto il numero di firme minimo per essere discussa ulteriormente dalla Commissione europea.

Tuttavia di questo tema si continua a parlare, sia a livello politico (anche in Italia) che istituzionale. Non è comunque da escludere che questa misura in futuro potrebbe essere introdotta.

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Un testo di riferimento recente sugli obiettivi relativi a misure di questo tipo è la Risoluzione del Parlamento europeo del 15 marzo 2023 a proposito di un adeguato reddito minimo, di cui riportiamo qui un estratto2:

“Il Parlamento europeo ritiene che l’accesso al reddito minimo debba essere effettivo, equo e universale per le persone prive di risorse sufficienti e che soddisfano i criteri di ammissibilità stabiliti dagli Stati membri, per consentire loro di vivere dignitosamente.”

L’obiettivo della misura quindi sarebbe quello di garantire una diminuzione considerevole della povertà ancora presente in Europa, dando a tutti la possibilità di sostenersi almeno per ciò che riguarda le spese essenziali.

Come funzionerebbe il reddito di base universale

Intorno al funzionamento di una misura di questo tipo, per il momento si possono fare solamente delle ipotesi. La misura, così come è stata proposta dall’ICE, e sostenuta da diversi esponenti politici, sarebbe universale, ovvero garantita a tutti i cittadini europei maggiorenni, senza distinzione alcuna.

Sarebbe inoltre una misura individuale, ovvero la somma mensile verrebbe erogata a tutti indipendentemente dallo stato civile e dall’appartenenza a determinati nuclei familiari. In più si tratterebbe di una misura incondizionata: non sarebbe necessario dimostrare di svolgere una particolare attività lavorativa, oppure sociale, per poter ricevere il reddito di base.

Infine sarebbe sufficiente, ovvero basterebbe per coprire la soglia minima per il sostentamento, e si andrebbe a garantire in questo modo una vita dignitosa a tutti i cittadini. Il reddito di base universale potrebbe essere quindi differente in base al paese in cui il cittadino europeo si trova. La somma mensile da erogare verrebbe calcolata sulla base del costo della vita, in una determinata area.

Per fare qualche ipotesi, potrebbe trattarsi di un reddito mensile variabile tra 1.000 e 1.700 euro, e per il cittadino non sarebbe necessario presentare alcuna richiesta specifica per accedervi.

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Reddito di base universale: differenze con il salario minimo

Non bisogna confondere il reddito di base universale con il salario minimo, che attualmente è già previsto per molti paesi europei. La prima misura garantirebbe l’accesso ad una somma di denaro mensile a tutti i cittadini europei, indipendentemente dallo stato di occupazione: questo vuol dire che potrebbero riceverlo sia coloro che lavorano attivamente sia coloro che sono senza lavoro.

Il salario minimo invece si rivolge esclusivamente a chi è occupato nello svolgimento di un lavoro, per cui si tratta di una somma mensile al di sotto della quale il datore di lavoro non può scendere nella remunerazione dei propri dipendenti. Attualmente questa misura è applicata in molti paesi europei.

In Europa sono ancora pochi i paesi che non adottano questa norma, ovvero l’Italia, Austria, Finlandia, Svezia e Danimarca. La misura comporta una soglia differente per ogni paese. Attualmente è comunque ancora acceso il dibattito politico intorno all’introduzione del salario minimo.

Per molti punti di vista si tratta di una misura necessaria a garantire una paga dignitosa a coloro che lavorano, tuttavia attualmente in Italia si utilizzano i CCNL, Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, come principali strumenti per garantire tutele ai lavoratori.

I vantaggi del reddito di base universale

Andiamo ad ipotizzare quali potrebbero essere i vantaggi del reddito di base universale, se verrà introdotto in Italia, e più in generale in Europa. In primis l’obiettivo della misura è quello di ridurre drasticamente la povertà: questo intervento garantirebbe a tutti un cuscinetto economico di base con cui poter pagare un affitto, le bollette e le spese per i beni alimentari.

In questo senso garantirebbe una stabilità economica a quelle fasce di popolazione attualmente ancora in povertà. Basta pensare che il Parlamento europeo ha evidenziato che nel 2021 almeno 95,4 milioni di persone a rischio povertà o esclusione sociale, ovvero il 21,7% di cittadini EU, come riportano i dati del testo visto prima sull’adeguato reddito minimo.

Un vantaggio da non sottovalutare di questa misura sarebbe quello di dare maggiore libertà ai cittadini: potranno infatti scegliere se impiegare il proprio tempo in un lavoro full time oppure svolgendo un part time, con la sicurezza di una base economica fissa.

Una maggiore possibilità di scelta consentirebbe anche ai cittadini di dedicarsi maggiormente ad attività di tipo autonomo o imprenditoriale: l’incentivo di una somma di denaro sicura infatti permetterebbe una maggiore tranquillità nell’avviare un’attività autonoma, e nel caso dell’Italia, aprire una Partita Iva.

Di conseguenza si andrebbero a ridurre le disuguaglianze presenti attualmente nella società, garantendo a tutti le stesse possibilità di partenza, e coprendo le necessità dei cittadini in periodi di crisi.

Reddito di base e disoccupazione tecnologica

L’introduzione del reddito di base andrebbe a rispondere anche ad un’altra questione attuale: ovvero il problema della disoccupazione tecnologica. Con questo concetto ci si riferisce all’eventualità, per molti lavoratori, di perdere la propria occupazione a causa del cambiamento digitale degli ultimi anni.

Sempre più spesso infatti sono richieste competenze digitali specifiche per poter lavorare nelle imprese, anche in Italia, e non tutti i lavoratori le possiedono. Inoltre, uno dei rischi più recenti per il mondo del lavoro è quello dell’utilizzo massiccio delle nuove intelligenze artificiali che possono mettere a rischio intere professioni.

Il reddito di base potrebbe essere una soluzione di fronte alla disoccupazione tecnologica? Rispondere a questa domanda oggi come oggi è difficile, e sappiamo anche che attualmente sono poche le PMI e le imprese italiane che effettivamente hanno deciso di integrare le AI nei propri processi.

Tuttavia non è da sottovalutare la componente tecnologica nella perdita di occupazione, per cui l’introduzione del reddito universale potrebbe garantire una copertura economica a chi perde il lavoro di fronte alle nuove tecnologie. Non va tuttavia dimenticato che una misura di questo tipo avrà impatti ben maggiori, rispetto alla tecnologia e alle AI, sul sistema economico complessivo e sul lavoro.

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Svantaggi e rischi del reddito di base universale

Accanto ai vantaggi tuttavia vanno rilevati anche diversi svantaggi e rischi nell’introduzione di un reddito di base universale. Se apparentemente può sembrare un obiettivo ideale, potrebbe portare degli scompensi non indifferenti, e ad uno stravolgimento totale dell’economia di un paese.

Molti si chiedono infatti se questa misura potrebbe portare ad un collasso del sistema del lavoro, così come lo conosciamo oggi. Con un reddito di base universale le persone lavorerebbero ancora? A questa domanda non è possibile ora come ora rispondere, trattandosi di ipotesi.

Tuttavia va considerata l’eventualità per cui l’intero sistema produttivo potrebbe andare incontro a conseguenze negative, ovvero la mancanza di manodopera.

Dal punto di vista sociale invece, potrebbe portare comunque ad ingiustizie: se il reddito venisse corrisposto a tutti infatti, verrebbe destinato anche a chi è più ricco, e questa ipotesi non è del tutto equa. Lo stesso problema di non equità si riscontrerebbe nel dare a tutti lo stesso importo: in questo modo non si terrebbero in considerazione i casi specifici.

Vantaggi e Svantaggi del Reddito di base universale [Tabella]

Vantaggi del Reddito di Base Universale Svantaggi del Reddito di Base Universale
Potenziale riduzione della povertà Può aumentare significativamente la spesa pubblica
Maggiore stabilità economica Può disincentivare il lavoro in alcune fasce della popolazione
Aumento della libertà e dell’autonomia individuale Può essere complesso da implementare a livello nazionale
Copertura in caso di disoccupazione tecnologica Può portare a un aumento dell’inflazione

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Le sperimentazioni sul reddito di base universale

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Se il reddito di base universale in linea teorica potrebbe prevedere scenari differenti, alcuni positivi e altri meno vantaggiosi, alcuni dati ci arrivano dalle sperimentazioni già messe in atto negli ultimi anni in diversi paesi non solo europei, ma nel mondo, su piccola scala.

Un esempio vicino a noi è quello della Spagna, in cui è partito un progetto pilota, il Piano Pilota per il Reddito di Base Universale (RBU): da gennaio 2023 in due Comuni della Catalogna vengono destinati a 5.000 cittadini 800 euro al mese per gli adulti e 300 euro al mese per i giovani, e il progetto durerà almeno 24 mesi.

Per il momento i riscontri di questa iniziativa sono molto positivi, perché si registra un aumento generale del benessere, e si tratta di una delle prime iniziative in questo senso in Europa (le altre riguardano il Canada, e alcune zone dell’Africa). Paradossalmente, nelle zone in cui questa misura sperimentale viene applicata nel mondo, il tasso di occupazione è perfino aumentato.

Per dare dei dati definitivi tuttavia è ancora presto, e bisognerà attendere la conclusione dei periodi di sperimentazione: per la Spagna si parla di un arco temporale di due anni.

Quando arriverà il reddito universale in Italia?

Rispondere a questa domanda non è semplice: al momento infatti sono in corso le sperimentazioni in alcune zone europee, come la Spagna, per cui non è stata fissata una vera e propria tabella di marcia intorno a questa misura.

Va anche considerato però che l’Europa ha già comunicato la necessità di abbassare il numero delle persone che si trovano in povertà: attualmente infatti la percentuale di persone che vive in una situazione economica precaria è molto alta, complice l’inflazione, oltre ai recenti avvenimenti geopolitici.

Per il momento sono in corso dei dibattiti politici anche intorno al salario minimo, di possibile introduzione, e al reddito di cittadinanza, una delle principali misure di contrasto alla povertà e alla disoccupazione che è stata recentemente modificata dal governo attuale.

Si può dire comunque che, nonostante si parli da diversi anni di questa possibilità a livello europeo, sia ancora lontano il momento in cui tale misura verrà applicata, soprattutto perché i rischi sarebbero decisamente elevati per l’economia generale europea.

Reddito di base universale – Domande frequenti

Cos’è il reddito di base universale?

Il reddito di base universale è una misura ipotizzata a livello europeo che consentirebbe a tutti i cittadini di ricevere una somma di denaro ogni mese dallo stato.

Chi applica il reddito di base universale?

Al momento non è ancora applicato, si tratta di un’ipotesi. Tuttavia alcuni paesi, tra cui la Spagna, stanno sperimentando questo reddito di base su campioni della popolazione.

Quando arriverà il reddito di base universale in Italia?

Il reddito di base universale non è attivo, tuttavia ci sono delle sperimentazioni in corso anche in Europa. Bisogna quindi attendere i risultati per sapere se una misura di questo tipo arriverà.

 

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