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Avrebbe applicato tassi usurai, addebitato somme non dovute – a titolo di interessi, commissione di massimo scoperto, diritti per concessione affidamenti e spese – per un totale di 450 mila euro: è quanto ha stabilito il Tribunale di Messina (seconda sezione civile, giudice Pietro Rosso) in una vicenda che vede coinvolta la Banca Nazionale del Lavoro, trascinata in giudizio da un imprenditore messinese, titolare di una ditta che esercita l’attività di costruzioni edilizie dal 2004.

Tutto comincia con una serie di operazioni bancarie effettuate dal 2006, quando la ditta decise di aprire dei conti e di accendere un fido presso la Banca Nazionale del Lavoro. Contestualmente il titolare aveva chiesto pure un mutuo per l’acquisto di macchinari e di materiale, per un totale di 2.850.842 euro e un altro (personale) da 200 mila euro per l’acquisto di una casa.

Tuttavia, col passare degli anni l’imprenditore cominciò a rendersi conto che quel sostegno che la banca aveva fornito – sebbene si trattasse di un servizio e come tale avesse un costo – si era dimostrato particolarmente gravoso, con costi eccessivi, tassi di interesse esorbitanti e addebiti poco chiari sul conto corrente. 

Il titolare della società si rivolse all’avvocato Alessandro Palmigiano, esperto di diritto bancario, per far esaminare i contratti di mutuo e gli estratti conto e capire se le perplessità in merito all’operato della banca fossero fondate. Dall’analisi emerse che l’istituto di credito aveva adottato un comportamento illegittimo sia per quanto riguarda i mutui, ai quali erano stati applicati tassi superiori alla soglia usura, sia per i conti correnti, che registravano l’addebito di somme non dovute. Nel 2014 l’avvocato Palmigiano, assieme al collega Mattia Vitale, avviò una causa innanzi al Tribunale di Messina. Nel giudizio i legali hanno individuato ed evidenziato dettagliatamente le criticità dei contratti e degli estratti conto. In particolare, per il mutuo aziendale, è stato chiesto che venissero restituiti gli interessi già corrisposti, pari a 215.381,64 euro, in quanto non dovuti; per i conti correnti, che venissero rimborsate le somme corrisposte a titolo di interessi, commissione di massimo scoperto, diritti per concessione affidamenti e spese, per un importo di 160.578,99 euro; infine, per il mutuo personale la restituzione degli interessi già corrisposti, pari ad 62.650,35 euro, decurtando le rate residue.

Il Tribunale di Messina ha accolto la tesi dello studio Palmigiano e con una sentenza appena resa pubblica (1978 del 28 dicembre 2020) ed ha accertato  addebiti illegittimi per circa 450.000 euro. L’istituto di credito ha proposto appello, ma l’avvocato Alessandro Palmigiano, sentito per un commento, si dichiara comunque soddisfatto del risultato e convinto delle ragioni del cliente: “Il Tribunale – spiega – è intervenuto in maniera netta e chiara su una vicenda che rischiava di mettere in difficoltà una ditta, cassando le prassi illegittime; purtroppo è un caso tuttavia frequente nei rapporti bancari. Sono tanti i nostri assisti che hanno problemi di questo tipo con le banche, non solo con la Bnl purtroppo. E’ capitato anche in alcuni casi che la banca chiedesse somme ingenti e invece rifacendo i conti si è accertato che era debitrice”. 

La Bnl ha presentato appello.

 

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