L’entrata in vigore sarà il prossimo 15 luglio: il nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza fornirà nuovi segnali di allarme a imprenditori e aziende circa il proprio stato di salute patrimoniale.
In onor del vero, il nuovo testo normativo sarebbe dovuto entrare in vigore già da maggio 2022, ma il Consiglio dei Ministri ha prorogato di due mesi.
La modifica più sostanziale riguarda l’art.389 del Codice unico, che sostituirà la legge fallimentare nella gestione delle procedure concorsuali e di risanamento. L’obbligo di recepimento della Direttiva Insolvency è fissato per il 17 luglio, pertanto di tratta dell’ultima proroga possibile.
Nel nuovo testo sono, inoltre, introdotti gli assetti organizzativi delle imprese, che vanno aggiornati nel triennio, e la codifica dei segnali di allarme per prevenire la crisi d’impresa, tra cui gli squilibri di carattere reddituale, patrimoniale o finanziario; gli indici di sostenibilità dei debiti per i sei mesi successivi; le prospettive di continuità aziendale per l’esercizio in corso o i sei mesi successivi; gli indici di sostenibilità oneri d’indebitamento con flussi di cassa; l’adeguatezza dei mezzi propri rispetto a quelli di terzi, ritardi nei pagamenti reiterati e significativi.
In effetti, qualcosina di quello che attenderà gli imprenditori dal prossimo 15 luglio si ha avuto di saggiarlo. La cosiddetta “composizione negoziata”, cioè l’affidamento della crisi impresa a un esperto che fa da mediatore, è stata anticipata rispetto all’entrata in vigore del nuovo testo normativo, ma i sistemi di allerta, invece, sono stati difetti al 2023, a seguito della grave situazione di crisi economica generata dal Covid.
Si attende luglio per il debutto, andando incontro a un appuntamento, non certo al buio, che non potrà più essere ulteriormente slittato.
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