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Ieri giovedì 18 aprile il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha risposto in question time al Senato all’interrogazione 3-01081 sulle iniziative normative in materia edilizia, con particolare riguardo alla regolarizzazione delle piccole difformità. Ricordiamo che il Mit ha annunciato il 4 aprile scorso una bozza di norme che mirano a regolarizzare le piccole difformità o le irregolarità strutturali che interessano, secondo uno studio del Consiglio nazionale degli Ingegneri, quasi l’80% del patrimonio immobiliare italiano.

La senatrice Tilde Minasi (LSP-PSd’Az) ha illustrato l’interrogazione nei seguenti termini: “Signor Ministro, quelli della casa, dell’edilizia e dell’emergenza abitativa sono argomenti che hanno assunto nel tempo un’importanza significativa per il Paese. Moltissimi sono i cittadini che tentano da anni di porre rimedio a situazioni di leggera irregolarità del proprio immobile, spesso viziato da difformità edilizie lievi e non sostanziali, attendendo da troppo tempo risposte certe. Spesso si tratta di difformità sul proprio immobile di cui gli stessi proprietari sono incolpevoli, se non addirittura ignari, soprattutto per gli immobili edificati da altri soggetti magari prima degli anni ’70. Si tratta di situazioni che non costituiscono un abuso edilizio, ma sono piuttosto lievi difformità che non creano problemi alla sicurezza o alla stabilità dell’immobile, né tantomeno impattano sull’ambiente circostante.

Tali difformità, che certamente potevano essere sanate all’epoca della realizzazione dell’immobile, non sono sanabili oggi, a causa della doppia conformità prevista dal vigente testo unico per l’edilizia, che appunto non consente di conseguire il permesso o la segnalazione in sanatoria per moltissimi casi. Questa situazione ovviamente comporta un consistente aggravio amministrativo a carico degli uffici delle amministrazioni comunali competenti, che, a causa della frammentarietà della disciplina di settore, non riescono a fornire risposte in tempi certi alle richieste di accertamento dello stato legittimo dell’immobile, limitandone quindi la commerciabilità e spesso condizionando anche l’esecuzione di interventi di semplice manutenzione ordinaria, di messa in sicurezza o di efficientamento energetico degli edifici.

Le chiedo quali iniziative intende adottare al fine di adeguare la normativa in materia edilizia alle attuali esigenze degli operatori del settore e di risolvere quindi il problema delle piccole difformità del patrimonio immobiliare, che non impattano sulla sicurezza dei cittadini, ma continuano invece a intasare l’attività degli uffici comunali, nonché a paralizzare il mercato immobiliare”.

La risposta di Salvini

Signor Presidente, ringrazio la senatrice Minasi della Lega, che mi permette di dare risposta a questa Assemblea, ovviamente, e a chi è a casa nello stesso tempo, perché il tema casa e le difformità interne alle quattro mura domestiche riguardano – secondo una stima dell’Ordine degli ingegneri – ben più della metà delle case degli italiani. Il nostro obiettivo è salvare quelle case da una normativa frammentata (a differenza dell’Europa, che vorrebbe tassarle), andando a regolamentare tutto quello che c’è all’interno delle mura domestiche: la cameretta per il secondo figlio, l’antibagno, l’anticamera, il soppalco, la veranda, la finestra spostata di 20 centimetri rispetto alla piantina originaria di quarant’anni prima.

Noi viviamo tutti in condomini o in abitazioni singole: case che hanno subito ristrutturazioni negli anni, a carico dei precedenti proprietari, del nonno, del genitore, dell’eredità. L’obiettivo di oggi, come abbiamo illustrato a tutti gli operatori, dopo numerose riunioni sul piano casa, è di arrivare entro la fine di maggio all’esame di quest’Aula del Parlamento con alcune modifiche che riguardano – ripeto – non gli abusi esterni, ma tutto quello che c’è all’interno delle quattro mura: difformità formali legate alle incertezze interpretative, che per tanti immobili bloccano la possibilità di vendere o comprare casa; difformità edilizie interne alle case, ovvero quelle modifiche derivanti da manutenzione ordinaria o straordinaria, che attengono alla disciplina delle tolleranze costruttive, di cui aumenteremo la percentuale; difformità che potevano essere sanate all’epoca di realizzazione, ma non più sanabili oggi, a causa della disciplina della doppia conformità.

Stiamo inoltre intervenendo sulla possibilità di ampliare i cambi di destinazione d’uso per rendere più agevoli le variazioni di utilizzo di una unità immobiliare o di un immobile. Tutto questo per liberare gli uffici comunali da milioni di pratiche, per incassare quello che i cittadini vogliono poter pagare, pur di tornare totalmente padroni del loro bene.

Si tratta nel complesso, quindi, non di un condono per chi ha costruito la villa in riva al mare, lungo il fiume, in aree protette architettonicamente o idrogeologicamente pericolose – se uno ha la cameretta per il secondo figlio ereditata dal nonno o dal genitore, penso sia più utile che paghi al Comune una quantità di denaro per poter tornare tranquillamente in possesso della propria abitazione – con l’obiettivo finale di diminuire il costo degli affitti. Infatti, se si riportano sul mercato milioni di immobili che oggi sono bloccati, si fa un buon servizio alla pubblica amministrazione e si arriva ad abbassare il costo degli affitti, soprattutto nelle grandi città.

L’impegno entro maggio è che questo lavoro che stiamo portando avanti da un anno e mezzo – unico Governo che se n’è fatto carico – diventi realtà”.

Leggi anche: “Casa e condono di piccole difformità edilizie interne: dal Mit una bozza di norme

 

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