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“Il blocco delle cessioni dei crediti edilizi legati al Superbonus, come qualsiasi provvedimento che viene cambiato in corso d’opera, non fa che ricadere sulle famiglie italiane. Significa che il governo non ha la capacità e la forza di assumersi responsabilità e così le ‘scarica sui cittadini. La realtà è che non si è avuto il coraggio di tassare gli extraprofitti delle banche e adesso si pretende di risolvere i problemi finanziari in questo modo, aggravando la situazione di migliaia di piccole imprese e famiglie che continueranno a non recuperare i costi sostenuti per le ristrutturazioni. Con l’aggravante che, laddove c’è capacità di recuperare crediti, la malavita riesce ad avere capitali freschi potendo dunque dare vita a una cartolarizzazione dei crediti stessi. Cosa assolutamente da evitare”. Sono le parole di Luigi Nave, senatore del M5s in Commissione Industria a Palazzo Madama, che ha introdotto il forum “SOS di imprese professionisti e famiglie per il blocco delle cessioni dei crediti edilizi” che si è svolto nella sala Caduti di Nassirya al Senato della Repubblica.

“Probabilmente un intervento era necessario – ha sottolineato Francesco Cacciola, presidente dell’Osservatorio nazionale sul debito con banche e finanziarie – ma con una modalità totalmente diversa. ‘Stoppare’ la cessione dei crediti con effetto retroattivo potrà causare nuovi problemi alle imprese che avevano già programmato i lavori e alle famiglie proprietarie degli immobili, perché molti cantieri verranno paralizzati. Anche le banche dal 2025 non potranno più utilizzare questi crediti per i debiti previdenziali. Ciò comporterà un blocco ai danni delle imprese. Avrebbe avuto senso far partire questo provvedimento senza alcuna retroattività”.

Eventuali ricadute sul sistema giudiziario sono state segnalate da Fulvio Baldi, sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione. “Lo scoraggiamento delle banche, impossibilitate alla compensazione dei debiti tributari con i crediti verso lo Stato, – afferma Baldi – può generare il blocco dei lavori e, di conseguenza, un inadempimento diffuso da parte delle imprese. Di qui allo stato di insolvenza il passo è breve. Questa situazione, in termini di ricadute sul sistema giudiziario, comporterebbe un appesantimento dei settori del tribunale delle imprese che si occupano di fallimento e delle sezioni del tribunale civile che lavorano sul diritto delle obbligazioni. Ma la vera emergenza si coglie nelle ricadute sul sistema penale. L’insolvenza si accompagna spesso alla bancarotta e genera il rischio di infiltrazioni criminali da parte di soggetti che entrano nella vita delle imprese sostituendosi ai concessori leciti del credito, quali sono le banche e gli intermediari finanziari legittimati ad operare”.

“Molti cittadini – ha detto Marco Cuchel, presidente dell’Associazione nazionale commercialisti – si troveranno in enormi difficoltà. Questo decreto di fatto blocca le cessioni del credito e lo sconto in fattura abbassando la percentuale dell’intervento statale. Abbiamo chiesto la revisione della normativa e la remissione in bonis per eventuali errori compiuti e speriamo che, con il nostro emendamento a ‘costo zero’, si possa prevedere una riapertura per effettuare questa tipologia di comunicazione”.

Nel corso dei lavori è stato lanciato anche un appello in favore di una nuova pace fiscale. “Due milioni di famiglie si trovano in condizione di sovraindebitamento e quasi 100mila imprese a rischio default. La situazione in Italia – ammonisce Cacciola – è molto difficile. È necessario aiutare a rendere i debiti sostenibili”.

Condivide la proposta anche il leader di Anc Cuchel. “Giudichiamo un fatto positivo – commenta Cuchel – l’ipotesi di una nuova pace fiscale. Stiamo ricevendo tantissime segnalazioni da parte dei professionisti in merito alle difficoltà di imprese e famiglie sui pagamenti per le rate della rottamazione quater. Abbiamo chiesto una dilazione a medio-lungo termine e una riapertura dei termini che preveda l’inserimento di tutte le annualità successive per dare respiro alle tantissime aziende che vogliono mettersi in regola con Fisco”.

Secondo Baldi “gli effetti economici della pace fiscale potrebbero essere positivi sia per lo Stato che incassa più fondi, sia per le imprese che vedrebbero riconosciute le richieste di rendere più sostenibile il debito con l’erario, recuperando liquidità e rimettendo in moto la propria attività. Benefici si potrebbero registrare anche per un alleggerimento del contenzioso tributario perché i processi terminerebbero con la cessazione della materia del contendere”.

Contrario il senatore pentastellato Nave: “Una nuova pace fiscale aiuterebbe solo i furbetti e non i cittadini onesti che si trovano in difficoltà; è una misura che di certo non serve a risolvere i problemi strutturali del Paese”.

 

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