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Il primo cittadino veneto ci insulta per l’articolo sul suo affare immobiliare e non fa parlare l’opposizione. Ma non smentisce di aver comprato a 450mila euro una dimora storica che ne vale almeno 950mila

Il sindaco di Verona, Federico Sboarina, ha attaccato pesantemente l’Espresso, nella seduta di giovedì del consiglio comunale, ma non ha potuto smentire la notizia di aver acquistato un appartamento di 190 metri quadrati in un palazzo d’epoca del centro storico di Verona, tra il 2016 e il 2017, pagandolo metà del valore di mercato.

 

Con una «comunicazione ai consiglieri», un tipo di intervento che non permette repliche o domande dell’opposizione, Sboarina ha voluto precisare di aver firmato il rogito notarile «il 23 novembre 2016» e di aver quindi concluso l’affare prima delle elezioni del giugno 2017, quando «ero un privato cittadino, nemmeno candidato», senza aggiungere altro. L’Espresso non ha mai scritto che Sboarina abbia acquistato l’appartamento sfruttando la carica o i suoi precedenti ruoli politici: l’articolo spiega chiaramente che lo ha comprato prima di diventare sindaco, che negli atti è indicato solo come «avvocato» e che ha fatto quell’affare (che lui stesso ora definisce vantaggioso) grazie a un suo collega di studio, «tra la fine del 2016 e la prima metà del 2017». Come dimostrano gli atti completi della controversa operazione immobiliare, in possesso dell’Espresso.

 

Sui tempi dell’acquisto, in particolare, il sindaco ha dimenticato di spiegare al consiglio comunale che il rogito del novembre 2016 era «condizionato», cioè non efficace subito, e prevedeva un prezzo di 630mila euro: il passaggio di proprietà si è perfezionato solo tre mesi dopo, con una successiva serie di atti notarili e bancari firmati e registrati da Sboarina tra il 10 e il 23 febbraio 2017, da cui risulta che l’effettivo costo finale è sceso a 450mila euro. Per determinarne il valore di mercato, l’Espresso si è basato sui dati ufficiali dell’Agenzia delle Entrate e sulle perizie bancarie che riguardano lo stesso appartamento: 950mila euro. Nella sua comunicazione al consiglio, lo stesso sindaco ha confermato di aver beneficiato di una riduzione del prezzo finale, da lui definita «saldo e stralcio».

 

Sboarina ha chiuso il suo intervento con parole drammatiche: «Da qualche giorno vedo sotto casa mia sconosciuti che si chiedono se sia questa la casa del sindaco. Ebbene, se dovesse accadere qualcosa a me o ai miei familiari, ne chiederò conto». Anche su questo, però, Sboarina non può rimproverare nulla all’Espresso, che ha volutamente evitato di localizzare la sua abitazione, come si legge nell’articolo: «Per rispettare la privacy del sindaco, non pubblichiamo l’indirizzo».

 

Sboarina non è il primo sindaco di Verona che insulta pubblicamente l’Espresso. Lo aveva fatto anche il suo predecessore, l’ex leghista Flavio Tosi, che intentò una querela penale a Roma lamentando presunte diffamazioni, senza ottenere nulla: l’Espresso è stato assolto dai giudici con formula piena, su richiesta degli stessi pm della Procura. Il tribunale, nella motivazione della sentenza poi diventata definitiva, spiega che l’Espresso ha pubblicato solo «notizie vere, fatti documentati, esercitando legittimamente il diritto di cronaca». E ha condannato Tosi a risarcire ai giornalisti le spese legali e processuali.

 

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