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Varedo –  La riforma Cartabia sulla giustizia rischia di fare lo sgambetto alle presunte vittime della truffa delle vetture vendute ma mai consegnate ai clienti nell’inchiesta che ha visto al centro l’autosalone Antonini di Varedo. Il 25 novembre era prevista la sentenza del processo abbreviato davanti alla gup del Tribunale di Monza Francesca Bianchetti dopo che il pm monzese Vincenzo Fiorillo ha chiesto per associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata 7 anni di reclusione (in continuazione con la precedente condanna di 3 anni per bancarotta fraudolenta) per i fratelli Giuseppe e Mauro Antonini ritenuti gli amministratori di fatto, 3 anni per l’amministratore di diritto Giancarlo Capoccia (che deve inoltre rispondere a sua volta di bancarotta fraudolenta in concorso) e 2 anni per la moglie di uno degli Antonini accusata di riciclaggio di denaro di presunta provenienza illecita. Per la stessa accusa di truffa 5 venditori di auto sono stati già rinviati a giudizio e saranno processati il 17 marzo.

L’udienza di venerdì è slittata a gennaio perché a fine dicembre dovrebbe entrare in vigore la riforma Cartabia che prevede sempre la necessità della querela della presunta vittima di truffa anche se il reato è aggravato, come in questo caso, dal danno di rilevante gravità, per cui invece sinora si procedeva anche senza querela. Il problema per l’ottantina di clienti tra parti offese e parti civili è che con la riforma alcune querele potrebbero risultare non presentate o presentate tardivamente alleggerendo l’accusa e impedendo alcuni risarcimenti dei danni. I fratelli Antonini, eredi dello storico commerciante multimarche di auto di Varedo, erano stati arrestati nel 2019 per bancarotta fraudolenta e appropriazione indebita e condannati in primo grado al Tribunale di Monza a 4 anni di reclusione e al risarcimento dei danni al fallimento della società dell’autosalone, con una provvisionale di 150mila euro. Pena scesa dopo i ricorsi a 3 anni di reclusione ciascuno e diventata nel frattempo definitiva e per questo il pm ha chiesto ora 7 anni in continuazione con la precedente condanna. Le indagini delle Fiamme gialle della Compagnia di Seveso sono iniziate alla fine del 2017 a seguito del fallimento della “World car srl”, che era nata sulle ceneri della storica società “Autosalone Antonini”.

Secondo l’accusa di truffa, le auto venivano messe in vendita a prezzi di mercato. Ma agli acquirenti veniva proposto di applicare adesivi pubblicitari sulle vetture per avere un rimborso allettante. Ma ai clienti non sarebbero arrivati alla fine né l’auto, né il rimborso e tantomeno le somme pagate.

 

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