Natalità e mortalità delle imprese delle province di Frosinone e Latina. Primo semestre in attivo, pur sempre leggero. Ma accade nel Belpaese con la pressione fiscale al 43% e nella Regione fuori dalle Zes speciali senza Zls. Con un -10% di export per via della Crisi del Mar Rosso. Osserfare su Movimprese: «Bilancio in decisa crescita tendenziale, con vivace accentuazione in area pontina».
C’è un archivio web che, ormai da quasi trent’anni, sforna ogni tre mesi Movimprese: l’analisi statistica della nati-mortalità delle imprese. Poi i dati li elabora anche Osserfare: Ufficio ricerche della Camera di Commercio di Frosinone e Latina. Nel 2024, i dati generali dicono al Basso Lazio che ha oltre 600 realtà imprenditoriali in più da inizio anno. I numeri specifici, però, raccontano tanto altro.
La potenziale Area Vasta regge malgrado una pressione fiscale che arriva fino al 43% in Italia, secondo l’ultimo studio Eurostat. In altre parole: 430 euro di tasse ogni mille euro di reddito. Il tutto malgrado anche il fatto che il Lazio, sbilanciato da Roma Capitale, sia fuori dalle Zes senza Zls. Lo Stato non l’ha incluso nella Zona economica speciale: un Centrosud sgravato di tasse e burocrazia.
«La Zes non fa per il Lazio, affatto in ritardo nello sviluppo», ha già detto la vicegovernatrice Roberta Angelilli, assessora allo sviluppo economico al lancio del nuovo Consorzio industriale. La Regione, contrariamente ai preannunci, non ha però nemmeno i “paracadute”: le Zone logistiche semplificate, che fanno più rete tra infrastrutture che agevolazione fiscale e normativa. (Leggi qui Buio… Fitto sulla Zls del Lazio, con la scusa di Roma ecco la fregatura bis)
Trend positivo, malgrado tutto
Eppure, come fa presente Osserfare, «il Lazio si conferma ai vertici della graduatoria regionale, dietro alla sola Lombardia. E il bilancio nei territori di Frosinone e Latina risulta in decisa crescita tendenziale, con vivace accentuazione in area pontina». Quel Basso Lazio che, tra l’altro, ha perso dieci punti di export per colpa della Crisi del Mar Rosso. (Leggi qui Crisi Mar Rosso, niente Blue Economy senza Marina: «Avanti col subacqueo» e poi qui Osserfare… l’export del Basso Lazio: persi 10 punti nel giro di un anno).
«Il permanere delle crescenti incertezze dovute alle tensioni geopolitiche – aggiungono – rischia di indurre una nuova potenziale instabilità dei prezzi connessa alla crisi del Mar Rosso, atteso che la lenta normalizzazione delle politiche restrittive monetarie della Bce non ha ancora prodotto effetti significativi sul costo del credito per le famiglie e per le imprese».
Il Lazio è dietro solo alla Lombardia: «+0.69% il tasso di crescita, a fronte del +0.50% nazionale – sottolineano dalla Camera di commercio – con un saldo che supera le 3.800 unità: +0,64% il tasso di crescita, in linea con il valore dell’analogo periodo dello scorso anno». Poi il focus sul Basso Lazio: «Il bilancio è positivo per 770 imprese, a fronte delle 562 aggiuntive del secondo trimestre dello scorso anno».
Pontino e Ciociaria a velocità diverse
Movimento Totale delle imprese presso il Registro. Lazio e province.
Fonte: elaborazioni Osserfare su dati Movimprese
Il Pontino e la Ciociaria, però, corrono a velocità diverse: «Maggiore avanzo trimestrale in entrambe le province, con la più vivace accentuazione in area pontina, prevalentemente per effetto della maggiore vitalità delle iscrizioni, rispettivamente +21% a Latina e +8% nel Frusinate». Nella provincia di Latina, però, ci sono 344 imprese in meno rispetto all’anno scorso. Nella provincia di Frosinone, al contrario, 594 in più.
Si segnala, a tal proposito, «il deciso rimbalzo dell’agricoltura condiviso su scala regionale e nelle province di Latina e Frosinone». Nonché il carattere altalenante del turismo: «Beneficia delle dinamiche espansive stagionali dei flussi turistici, sebbene non mostri a livello locale lo sprint più marcato che si registra su scala nazionale».
In Italia, nel secondo trimestre del 2024, risultano registrate quasi sei milioni di imprese. Quelle attive sono poco più di cinque milioni, perché s’includono anche quelle inattive, sospese, in liquidazione e in fallimento. Il Lazio, dal canto suo, ne conta quasi 600mila (+1.59%): più o meno 470mila attive e 130mila no. Del Basso Lazio ne sono 104mila (+0.73%), di cui 56mila in provincia di Latina (+0.76%) e 48mila in quella di Frosinone (+0.71%).
Anche le inattive tra le registrate
Nel Pontino, però, ne sono attive 47mila. Quindi più di novemila sono in stato di inattività, sospensione liquidazione e fallimento. In Ciociaria, invece, 39mila attive e 9mila inattive tra quelle registrate. Nel Lazio del sud, dunque, il primo semestre ha fatto registrare 3.350 iscrizioni e 2.701 cessazioni di imprese alla Camera di Commercio. Il saldo è positivo: +649.
Negli ultimi tre mesi, 1.588 novità (+1.51%) e 818 addii (+0.78%) con un attivo pari a 770. Il Pontino ha 911 nuove aziende, ma ne saluta al contempo 483 (+0.85%). Chiudendo così con un saldo positivo: +428. In Ciociaria, invece, ne hanno aperte 677 (+1.40%) ma disciolte altre 335 (+0.70%).
Nella provincia di Latina, da gennaio a giugno, ci sono state 1.940 iscrizioni e 1.468 cessazioni: +472 imprese sul territorio. Nella provincia di Frosinone, invece, 1.410 nascite e 1.233 scomparse: saldo a +177.
I primi confronti con il 2023
Nel 2023, il Lazio aveva 601.413 imprese registrate, di cui 468.522 attive e 132.891 inattive. Al giugno 2024, ne sono iscritte 598.170: 469.530 in attività e 128.640 “congelate”. A livello regionale, dunque, ci sono un migliaio di realtà in più e ne risultano inattive oltre quattromila in meno.
Nel Basso Lazio, invece, 105.056 imprese nel 2023 e 104.119 a metà 2024: meno di mille in meno. Frutto questo di oltre trecento new entry e quasi seicento cessazioni in meno. Nel 2023 le iscrizioni erano state in tutto 5.299 (+4.97%), mentre le chiusure 4.360 (+4.09%). Nei primi sei mesi del 2024, intanto, sono state rispettivamente 1.588 e 818.
Nel secondo semestre, per stare ai livelli dell’anno scorso, bisognerebbe moltiplicare le iscrizioni per tre. La nota positiva, però, è che le cessazioni saranno potenzialmente la metà se seguiranno il trend dei sei mesi precedenti. Nel Pontino c’erano 56.697 imprese nel 2023, mentre ora ce ne sono 56.354: -344. In Ciociaria, invece, erano 48.359 e ora sono 47.765: +594.
L’elaborazione di Osserfare
«Lo scenario economico nazionale è condizionato dalle dinamiche deboli dell’industria – argomentano gli esperti della Camera di Commercio, presieduta da Giovanni Acampora – su cui pesano anche le conseguenti difficoltà di approvvigionamento connesse ai ridotti transiti nel canale di Suez, che sta determinando tempi più lunghi dei trasporti marittimi e crescenti pressioni sui costi dello shipping (dei noli), che negli ultimi mesi hanno raggiunto livelli record, con previsioni di ulteriori rialzi e con rischi di rinnovate spinte inflattive».
E poi ancora: «D’altronde, pesa anche il rallentamento dell’economia tedesca e la lenta dinamica degli investimenti, in attesa degli incentivi del Piano Transizione 5.0; diversamente, i servizi mostrano performance migliori trainate dal turismo. Il parziale recupero del potere di acquisto delle famiglie ha determinato il ritorno ad una moderata crescita dei consumi, controbilanciata dalla maggiore propensione al risparmio».
Concludono: «L’algebra dei flussi riferita alla seconda porzione d’anno restituisce su scala nazionale oltre 29mila unità aggiuntive, in ripresa tendenziale (a fronte delle 28mila riferite al II trimestre 2023); la composizione del saldo è l’esito di una ulteriore ripresa delle iscrizioni (+3% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno), cui si associa il recupero più contenuto delle cessazioni».
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