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Una figuraccia per Matteo Salvini. Una porta in faccia al sindaco di Milano Beppe Sala. Una battaglia vinta (per ora) contro il colpo di spugna che mirava a bloccare la magistratura. È la sintesi della morte in culla dell’emendamento Salva-Milano, che la Lega per mesi aveva sbandierato come la panacea per “sanare” la ferita dei grattacieli fantasma.

Un vero e proprio condono edilizio destinato a bloccare le inchieste sull’urbanistica “allegra” che per anni ha permesso a costruttori, sviluppatori e progettisti di spacciare per “ristrutturazioni” la trasformazione di box monopiano in torri da 85 metri. Il tutto in assenza di uno straccio di piano urbanistico. Oltre 150 i progetti finiti sotto il faro della procura.

La bocciatura in commissione Ambiente

Oggi in commissione Ambiente della Camera è arrivato lo stop alla norma che sarebbe dovuta entrare nel Decreto Casa: l’emendamento è stato ritirato dalla maggioranza e non è stato ripresentato. E palazzo Marino non l’ha presa affatto bene, anche perché la giunta Sala sperava nell’aiutino, visto anche il numero di dirigenti comunali finiti sotto inchiesta.

La rabbia dell’assessore Tancredi

“La notizia dell’esito inconcludente e irresponsabile della tentata norma sul caso Milano ci lascia basiti”, ha commentato l’assessore alla Rigenerazione urbana del Comune di Milano, Giancarlo Tancredi, “Per mesi esponenti del governo hanno promesso agli operatori, ai dipendenti del Comune, alle famiglie che hanno investito i propri risparmi, ad architetti e ingegneri che sarebbe stata approvata una norma chiarificatrice – prosegue -. Invece nulla. Ribadisco che non è più rinviabile una riforma sulla rigenerazione urbana, sulla casa, sulle città metropolitane”.

“Noi cercheremo con i nostri strumenti e le nostre energie di gestire questa situazione e continueremo a convincere gli investitori internazionali a puntare su Milano e sull’Italia, ma certo questa incertezza non aiuta il sistema Paese”, ha concluso Tancredi.

Morelli promette il Salva-Milano nel decreto Infrastrutture

Una figuraccia alla quale il fedelissimo di Salvini, il sottosegretario Alessandro Morelli ha tentato di mettere una pezza in serata, annunciando che il condono rientrerà nel prossimo decreto Infrastrutture.

“Giusta la scelta della maggioranza: prorogare i tempi per le interlocuzioni interistituzionali permetterà sicuramente di risolvere il problema che si è creato a Milano, viste anche le nuove ulteriori proposte giunte stamattina dal Comune di Milano”, ha detto, “Sulla base di queste richieste abbiamo valutato l’opportunità di sfruttare il decreto Infrastrutture, in valutazione alla Camera, come strumento normativo utile al passaggio dell’emendamento salva Milano”, conclude Morelli.

Contro l’emendamento bis insorge M5s

“Apprendiamo dal leghista Morelli che gli emendamenti “Salva-Milano” cassati dal dl Casa ora alla Camera risbucheranno fuori nel dl Infrastrutture: non avevamo dubbi. Salvini è come l’illusionista Harry Houdinì: fa apparire, scomparire e riapparire emendamenti alla velocità della luce, con l’obiettivo di far diventare legge delle scempiaggini senza che i cittadini si accorgano”, attacca la senatrice M5s Elena Sironi.

“Ribadiamo un concetto: non si possono cambiare le leggi per neutralizzare procedimenti giudiziari.”,  continua Sironi, “Quella del “Salva- Milano” altro non è che un’entrata a gamba tesa del potere legislativo su quello giudiziario. Pertanto, se davvero il governo Meloni ci riproporrà questo emendamento empio lo osteggeremo in tutte le sedi, a costo di bloccare il dl Infrastrutture nelle commissioni. Di regali agli speculatori a Milano ne abbiamo visti sin troppi”.

Festeggiano gli ambientalisti

Intanto a Milano gioiscono gli ambientalisti che però richiamano il sindaco Sala. “Grazie anche all’ostruzionismo dei Verdi  e alla dissuasione del Quirinale, il Governo ha ritirato il provvedimento che riguarda i costruttori di Milano”, attacca il consiglieri Verde Carlo Monguzzi, “forse lo ripresenterà nei prossimi decreti, ma sarà sempre più difficile. Speriamo che questa triste giunta di Milano ritiri la richiesta di condono e che si affrontino le questioni urbanistiche di visione e di regole nel prossimo Pgt. Il Sala-Salvini piace proprio a nessuno”, conclude Monguzzi.

 

 

 

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