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Dalla finestra non disegnata sulla planimetria ma presente da decenni sulla facciata del palazzo fino al tramezzo con una collocazione diversa dal progetto originario. E ancora: la nicchia per inserire la vasca da bagno oppure il soppalco per realizzare la stanza dei bambini. Fino alle piccole porzioni di immobili (un terrazzino, una mini veranda) non presenti nei documenti depositati presso i Comuni conformi però ad una precedente normativa urbanistica. Tutti interventi che si potranno sanare con la pace edilizia allo studio del ministero delle Infrastrutture guidato da Matteo Salvini. Un testo che, almeno nelle intenzioni del vice premier, punta a fare chiarezza, sanando le piccole irregolarità all’interno delle abitazioni e abolendo la “doppia conformità”. Una criticità che di fatto congela le compravendite. Oggi per sanare elementi realizzati senza permessi o in difformità dai permessi vigenti, è necessario che questi elementi siano conformi sia alle regole del tempo nel quale sono stati materialmente realizzati che alle regole del tempo nel quale viene chiesta la sanatoria. Questo doppio requisito crea un ostacolo notevole e frena migliaia di pratiche, imprigionate in discipline giuridiche non coordinate, spesso sovrapposte, di certo caotiche. Nessun condono tombale quindi, né la possibilità di andare contro le norme che tutelano i beni sottoposti a vincoli nel testo del decreto legge in costruzione, ma solo regole che semplificano il quadro.

Condono edilizio: verande, sottotetti, tramezzi e tettoie potranno essere sanati? Il nodo delle difformità edilizie

LO SCOPO

Non è facile al momento fare una valutazione complessiva delle misure visto che il decreto legge è ancora sul tavolo del Mit, ma di certo i nuovi provvedimenti, quando e se verranno varati, porteranno nuove risorse ai Comuni e saranno ovviamente onerosi per i proprietari che intendono mettersi in regola. Di stime ufficiali non ce ne sono ma visto che per sanare un piccolo abusi servono in media 500 euro, senza contare i costi per pagare i tecnici, moltiplicando le “lievi difformità edilizie” per l’80% del patrimonio immobiliare interessato, si arriva ad una cifra che oscilla gli 8 e i 10 miliardi. Tutto dipenderà da come verranno scritte le norme e dal perimetro interessato alla sanatoria. 

LE LINEE

I tecnici del ministero lavorano su tre tipologie di difformità lievi: lo stato legittimo, le tolleranze costruttive e, come detto, la doppia conformità. Con l’obiettivo di eliminare le incertezze interpretative della disciplina vigente e sanare le “lievi modifiche” (ovvero i tramezzi, i soppalchi, le finestre). Difformità che potevano essere sanate all’epoca di realizzazione dell’intervento, ma non sanabili oggi a causa della disciplina della “doppia conformità”. Nuove norme anche per permettere i cambi di destinazione d’uso degli immobili tra categorie omogenee. Al momento le categorie sono quattro: residenziale (con la sotto categoria turistico-ricettiva), produttiva e direzionale, commerciale e agricola. Il cambio sarà possibile – si legge in una slides del Mit – rispettando le regole per ogni tipologia. Il cambio tra categorie funzionali diverse deve rispettare non solo le prescrizioni per ogni singola tipologia, ma anche quelle del piano del territorio. Se poi l’unità abitativa coinvolta si trova in un condominio (un ufficio da trasformare in abitazione), l’operazione non deve violare il regolamento condominiale.

Tra le misure in arrivo c’è anche la possibilità di regolarizzare nel caso frequentissimo di chi compra una casa sulla base di una planimetria che non corrisponde poi allo stato effettivo dell’organizzazione degli spazi interni. 

Secondo il ministero la sanatoria permetterebbe a milioni di cittadini di tornare a vendere e affittare casa. Allo stesso tempo si alleggerirebbe il lavoro degli uffici tecnici comunali. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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