La Verità lo ha smascherato, Il Fatto Quotidiano lo ha difeso, Il Foglio lo ha massacrato. Vita dura in queste ore per il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli e per il suo super consulente, il messinese Gaetano Intrieri, esperto della Struttura di missione (50mila euro lordi il suo compenso). Lui, l’artefice dell’operazione “Air Force Renzi”, che tanta propaganda è valsa al Movimento, proprio lui che è stato scelto per valutare, insieme ad altri esperti, i benefici e i costi delle grandi opere, avrebbe la fedina penale macchiata da una condanna per bancarotta fraudolenta: 2 anni e 4 mesi con le attenuanti generiche, mai scontati per via dell’indulto.
Secondo quanto ricostruito dal giornale diretto da Maurizio Belpietro, la condanna riguarderebbe fatti accaduti nel 2003, quando Intrieri, amministratore delegato della Gandalf, sottrasse alla compagnia aerea 429mila euro. L’esperto si difende, dichiarando di avere, con quell’azione, “aiutato tanti piccoli azionisti a non perdere i loro soldi e permesso a Gandalf Spa di essere riammessa alle contrattazioni in borsa”. Resta, tuttavia, la sua confessione al Pm Pietro Erede, che la Cassazione ha continuato a ritenere credibile: “Quei soldi sono serviti per appianare i miei debiti con Banca Intesa”.
L’altra tegola su Intrieri l’ha lanciata invece in queste ore Il Foglio, gettando un’ombra pesante sullo stesso curriculum di Intrieri. Secondo il giornalista Luciano Capone, autore dell’articolo, il super consulente avrebbe un curriculum taroccato. Da ricerche effettuate dalla stesso, non risulterebbe infatti alcuna partecipazione al Master in business administration (Mba) presso il Massachusetts Institute of Technology (Mit), una delle più prestigiose università al mondo, e nemmeno la paventata esperienza lavorativa in McKinsey, una delle più importanti multinazionali della consulenza strategica; da Boston dicono infatti di non avere traccia di uno studente dal nome di Gaetano Intrieri. Stessa cosa per la McKinsey & Company. Non solo. Persino l’Università di Tor Vergata negherebbe di averlo come dipendente, ma conferma che ha insegnato fino all’Anno accademico 2016-2017, nell’ambito di un master in Ingegneria dell’impresa.
Di fronte a queste verità, il ministero tace. Silenzio dall’ufficio stampa, silenzio dal ministro Toninelli.
Le opposizioni invece sono passate pesantemente all’attacco. Strali infuocati sono stati lanciati tanto dal PD quanto da Forza Italia, che in passato sono stati a loro volta pesantemente attaccati dal Movimento che predicava ‘onestà’.
Già, che fine hanno fatto i buoni propositi dei giallo-verdi, per i quali, fino a pochi mesi fa, nessun condannato avrebbe mai potuto assumere incarichi governativi? Figuriamoci se, oltre ad essere condannato, avesse anche gonfiato il proprio curriculum. I proclami di Di Maio e compagni avrebbero fatto il giro del mondo.
Adesso, invece, si tace. Con evidente imbarazzo, ma si tace. Sarebbe meglio che il ministro Toninelli facesse dimettere Intrieri nel più breve tempo possibile, perché la credibilità di un ministro, e di un partito o movimento, passa proprio per queste piccole- grandi cose. Se no, alla fine, le differenze con gli altri si annullano, e il cambiamento tanto decantato finisce per rientrare nella scomoda, ma ahimè reale logica gattopardiana: “Cambiare tutto per non cambiare niente”.
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