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Ministro Matteo Salvini, ieri in Cdm il via libera al «salva casa». È una mossa dal sapore elettorale, come dice l’opposizione?

«Parliamo di un provvedimento rilevante, che può alleggerire gli uffici comunali di milioni di pratiche sbloccando il mercato immobiliare. Migliaia di famiglie potranno sanare piccole irregolarità interne: meno burocrazia, più concretezza. L’Europa tassa le case degli italiani, io con il decreto Salva Casa le libero da burocrazia e vincoli, sanando tutte le piccole irregolarità interne negli immobili di tanti, dai soppalchi alle verande, dalle camerette o bagni in più a tende e finestre».

Sul Redditometro governo e coalizione hanno rischiato un pericoloso testa-coda…
«Il governo ha chiarito che non se ne farà nulla, anche grazie alle osservazioni costruttive della Lega».

Uno dei suoi cavalli di battaglia è la sicurezza stradale. Se è vero che non esiste una stima ufficiale sul numero di autovelox in Italia (forse 11.300), il testo sul nuovo Cds arranca in Senato. Come se lo spiega?
«Sarà legge entro l’estate, questo il mio obiettivo. Ritiro breve della patente per chi abbandona animali lungo le strade e per chi usa il telefonino alla guida, sanzioni più pesanti per chi guida drogato o ubriaco, più regole anche per i monopattini con targa, casco e assicurazione, protezione per i motociclisti con i guard rail salvavita fino a terra, piste ciclabili protette e sicure. E poi stop agli autovelox ovunque, che sono solo una tassa in più per automobilisti, camionisti e motociclisti».

Lei domani e lunedì sarà a Napoli e in Campania. La Regione è in coda per la firma dell’Accordo di coesione e il divario infrastrutturale rischia di ampliarsi ulteriormente. A che punto sono i progetti-guida per le infrastrutture?
«In Campania ci sono 5,6 miliardi di euro di interventi stradali programmati, alcuni già in corso come quelli sulla SS212. Quanto alle ferrovie, parliamo di 23,5 miliardi di investimenti programmati, quasi interamente finanziati. I lavori della Napoli-Bari procedono speditamente e dovrebbero concludersi tra il 2025 e il 2026. Vorrà dire andare da Napoli a Bari in sole due ore. Sempre entro il 2026 sarà pronto il primo lotto, da Battipaglia a Romagnano, della Salerno-Reggio Calabria».

E qual è il piano di investimenti per il Mezzogiorno fino al 2027?
«Molto ampio: penso all’AV Napoli-Bari, all’AV Salerno-Reggio Calabria, al raccordo Salerno-Avellino, alla statale 106, alla Maglie-Leuca in Puglia. Senza considerare il Ponte sullo Stretto…».

A proposito del Ponte: l’impressione è che stia diventando una questione di contrapposizione ideologica. Come se lo spiega?
«Purtroppo l’opposizione non vuole entrare nel merito perché pensa che fermare il Ponte significhi fermare Salvini. Una follia, solo in Italia c’è una sinistra che non vuole infrastrutture nuove, moderne e sicure. Collegare meglio Sicilia, Calabria e resto d’Italia è una necessità per il Paese, non per la Lega. Stiamo investendo miliardi, abbiamo l’occasione di recuperare decenni di ritardi e di troppi no: non possiamo fallire. E i 120mila posti di lavoro che verranno creati per me saranno una gioia».

Le discrasie sinora emerse sul progetto rischiano davvero di compromettere il timing per la realizzazione dell’opera?
«Contiamo di far partire i lavori entro il 2024 come da programma».

Alle Europee del 2019 lei era al governo con Conte (ci rimarrà ancora per poco…) e la Lega ottenne il 34,2% e il 23,4% al Sud. Oggi i dati sono molto più bassi: teme il sorpasso di Forza Italia?
«La Lega sarà la bella sorpresa di queste Europee, anche al Centro-Sud, lo dicono tutti i sondaggi e lo sento incontrando tante persone in Puglia e in Calabria, a Catania e a Napoli. Gli italiani non hanno apprezzato la scelta che facemmo di sostenere Draghi con Pd e 5Stelle (e lo facemmo pensando agli Italiani da aiutare chiusi a casa dal Covid). Oggi molti che non ci hanno votato alle Politiche mi dicono che torneranno a votarci a giugno perché sull’Europa da cambiare abbiamo le idee chiare».

Che cosa risponde a chi, nella Lega, ha storto il naso di fronte alla candidatura del generale Vannacci, per altro capolista al Sud?
«Saranno possibili fino a tre preferenze. Il generale Vannacci condivide la nostra idea di come cambiare l’Europa e difendere l’Italia: valori cristiani, patria, famiglia, lotta all’immigrazione clandestina e tutela dei prodotti italiani. La sua candidatura sta riscuotendo grande entusiasmo, sarà uno dei candidati più votati in tutta Italia e fra tutti i partiti».

Posto che la sua idea di Europa non è quella scaturita dalla maggioranza Ursula e dalla guida Von der Leyen, qual è il posto del Mezzogiorno d’Italia nella sua visione continentale?
«Dev’essere sempre più protagonista. La mia determinazione per offrire nuove infrastrutture moderne, a partire da strade e ferrovie senza dimenticare il Ponte, va in questa direzione».

Come valuta la simpatia tra Giorgia Meloni e Marie Le Pen? Teme che la Lega rischi di essere tagliata fuori da questo nuovo asse conservatore? E come giudica il gelo di Forza Italia ancorata al Ppe?
«È un dato positivo, perché ho auspicato e auspico un centrodestra aperto, senza veti e alternativo ai socialisti e alla sinistra che hanno creato danni a famiglie e imprese italiane e non solo. Ma come fa Forza Italia a preferire Macron, che parla di guerra, alla Le Pen che vuole la pace? Chi sceglie la Lega fa una scelta chiara: noi non manderemo mai i soldati italiani, i nostri figli, a combattere e morire in Ucraina».

Dopo le Europee ci sarà un riassetto negli equilibri della maggioranza di governo? Prevede un rimpasto?
«Assolutamente no. Avanti uniti e compatti fino al 2027». 

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