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ESTE. L’Istituto per anziani Santa Tecla è finito davanti al giudice. Il motivo? Non ha pagato l’impresa “Il Compasso”, specializzata in ristrutturazioni e arredi, con sede a Padova in Riviera San Benedetto 16. Impresa che reclama oltre 194 mila euro in seguito ai lavori di ampliamento eseguiti nella casa di riposo in via Prà. E li reclama non solo a parole. Il 4 marzo scorso per conto de “Il Compasso”, tutelato dall’avvocato Marco Quagliato, l’ufficiale giudiziario ha notificato un atto di pignoramento verso terzi alla fondazione che gestisce l’ospizio nonché alla Cassa di Risparmio del Veneto, a Banca Antonveneta e alle Poste. In pratica il legale ha chiesto il pignoramento di tutti i conti correnti accesi dalla fondazione in vista dell’udienza fissata per il prossimo 19 marzo davanti al giudice per l’esecuzione. Giudice che, dopo aver verificato se ci sono soldi a disposizione, potrà ordinare alle due banche e alle Poste di pagare “Il Compasso” che vanta il credito.

La vicenda si trascina da tempo. Sembra lontano il 24 settembre 2011 quando, in pompa magna davanti a una sfilza di autorità compreso il sindaco Giancarlo Piva, fu inaugurato il “nuovo” istituto per anziani, alle spalle 150 anni di storia, ben 200 ospiti e 180 dipendenti, finanziato dalle rette versate dalle famiglie degli utenti (una media di 1.400-1.500 euro mensili) e da un contributo regionale di 250 mila euro al mese: raddoppiata la cubatura, aumentati i posti, creato un moderno (e discusso) centro benessere, 250 metri quadrati tra piscina, idroterapia, biosauna e area rilassamento aperto – venne allora dichiarato – agli ospiti, al personale, alle famiglie degli utenti e alla città. Poco dopo il consigliere del Veneto Pietrangelo Pettenò (Rifondazione Comunista) presentò un’interrogazione al consiglio regionale, sollecitando «opportune verifiche sulla gestione dell’ospizio» addirittura con una richiesta di commissariamento. Tant’è. I mesi passano e “Il Compasso” non incassa nulla. Così nel febbraio 2012 l’avvocato Quagliato propone un ricorso per ottenere un decreto ingiuntivo, sostenendo che l’impresa padovana è creditrice di 584.000 euro, importo dovuto per il saldo delle prestazioni svolte come risulta dal riepilogo definitivo del cantiere Santa Tecla 2011. Il 24 febbraio il giudice di Este firma un’ingiunzione, ordinando alla fondazione di pagare entro 40 giorni. Ma la fondazione, assistita dai legali De Martini e D’Ambrosi, si oppone: nulla deve a “Il Compasso”, ritenuta responsabile di gravissimi inadempimenti contrattuali e per nulla all’altezza dell’incarico ricevuto. Di più, l’ente ribatte di aver già saldato il conto, avendo versato 614.000 mila euro per gli interventi effettuati. Nel frattempo la gestione della casa di riposo che fa? Quando mancano ancora poche opere per completare il cantiere, comunica la recessione dal contratto assumendo tutte le maestranze che avevano lavorato in subappalto per “Il Compasso” e pagandole direttamente, mentre uno dei fornitori della ditta padovana (l’azienda di mobili De Rosso spa di Farra di Soligo) agisce giudizialmente in maniera autonoma, provvedendo al pignoramento dei crediti per la somma che le spetta. Ecco che l’originaria somma reclamata da “Il Compasso” si riduce a 194.000 euro.

E si arriva al 25 gennaio scorso: l’avvocato Quagliato fa un atto di precetto che resta senza esito. Da qui la decisione di notificare l’atto di pignoramento verso terzi (le banche e le Poste) per procedere al pignoramento dei conti dell’ospizio.

 

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