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Il tema dei crediti deteriorati è un tema serio, che implica una serie di conseguenze per tutto il Paese, e non può essere affrontato con una retorica populista che rischia di mettere in discussione alcuni principi fondamentali per qualunque paese liberale. Né tanto meno può essere affrontato con semplicità e leggerezza perché non farebbe altro che alimentare una cultura del non rispetto delle regole. E’ questo il messaggio principale che è stato affermato con forza nel corso del convegno organizzato oggi da Unirec-Unione nazione delle imprese a tutela del credito, presso la Sala Matteotti della Camera dei deputati, intitolato “Gestione dei crediti deteriorati in Italia e misure di intervento: stato dell’arte ed evoluzione”.

Diversi i relatori, a partire dagli Onorevoli Ettore Rosato, Segretario del Copasir e Commissione Affari esteri e comunitari, e Alessandro Cattaneo, Commissione Politiche dell’Unione europea, che hanno sottolineato l’inadeguatezza dei diversi disegni di legge proposti da alcuni membri della maggioranza di Governo ad affrontare il tema.

“La corretta gestione dei crediti deteriorati è una questione di importanza strategica a livello sociale ed economico – ha esordito Rosato – Ritengo che prima di adottare nuovi interventi dovremmo rendere effettivi diversi strumenti normativi nazionali esistenti, come le cartolarizzazioni a valenza sociale. E ritengo anche opportuno, prima di tutto, implementare la direttiva europea sugli Npl, la quale già prevede numerosi meccanismi di tutela dei consumatori. Il mio pieno impegno per il settore va in questo senso”.

“Già la norma sugli extra profitti, per noi di Forza Italia, è arrivata come un fulmine a ciel sereno nel bel mezzo di agosto e, da forza politica liberale quale siamo, ci ha fatto trasecolare – ha dichiarato l’On. Cattaneo – In quel caso abbiamo iniziato subito un’interlocuzione con la maggioranza di Governo e, attraverso un clima di apertura e dialogo, siamo riusciti ad ottenere dei miglioramenti. La stessa cosa si è verificata sugli NPL su cui, per gli stessi principi, ci siamo espressi in disaccordo fin dall’inizio. Noi riteniamo che sui temi finanziari non si debba avere un atteggiamento di retorica populista perché questi se vengono gestiti male, e l’abbiamo visto con il caso Lehman Brothers, possono avere conseguenze negative per tutti con reazioni a catena sull’intera economia reale. Peraltro nel 2020 la stessa Bankitalia ha sconsigliato di andare in questa direzione e noi, all’interno della maggioranza di Governo, abbiamo preso una posizione netta dicendo chiaramente che faremmo un gravissimo errore a diffondere una cultura di questo tipo”.

“Al di là dei rilievi di ordine generale che questo tipo di interventi pone, a cominciare dalla retroattività, che in Italia si applica soltanto in alcuni casi di gravi reati penali, vorrei sottolineare alcuni elementi a mio avviso importanti – ha aggiunto l’Avv. Antonio Tavella, dello Studio Legale ChiomentiLa finalità di queste proposte dovrebbe essere quella di aiutare i soggetti deboli, ma quando si estende l’applicazione a posizioni con esposizioni più elevate il rischio è che si superi questo scopo e si vada a favorire anche altri soggetti. Il secondo aspetto è che si introducono forme di comunicazioni tra le parti che si prestano a strumentalizzazioni pericolose, alla luce di quello che vive chi si occupa quotidianamente di recupero crediti. Inoltre saremmo in presenza di stralci che avvengono senza alcun presidio che garantisca il rispetto di determinati requisiti di entrambe le parti Non ci dimentichiamo che nel 2015 ci siamo trovati in difficoltà, con il sistema bancario che ha dovuto ridurre la propria esposizione verso i crediti deteriorati. Se oggi si inverte questa tendenza ci saranno rischi per tutti.”

“L’aiuto che si deve dare ai consumatori non deve favorire la cultura dell’inadempimento e del non rispetto delle regole – ha affermato l’Avv. Antonella Nanna di Federconsumatori, Vicepresidente del Forum Unirec-Consumatori – Le tutela ci devono essere, ma vanno fatte in maniera diversa. Al di là di tutti i tecnicismi che non vanno, non possiamo far passare una sanatoria totale, perché non possiamo mettere sullo stesso piano chi è in difficoltà e chi, invece, approfitta, e soprattutto non possono essere messi sullo stesso piano i cittadini che pagano e quelli che non pagano. La situazione va affrontata perché non ci dimentichiamo che negli anni, a causa degli NPL, ci siamo trovati a gestire diverse situazioni critiche, ma non possiamo favorire una norma che non garantisce l’equità finanziaria e la sostenibilità del sistema. Sarà fondamentale potenziare gli strumenti di prevenzione per intervenire prima di arrivare a situazioni di incancrenimento dei debiti ed evitare conseguenze più nefaste.

“Le proposte di cui stiamo discutendo mettono in discussione tutto il processo creato negli ultimi anni, ovvero quello che ha spinto per l’uscita dei crediti deteriorati dal sistema bancario e per la creazione di un mercato secondario di questi crediti – ha sottolineato Giuseppe Piano Mortari, Direttore operativo ASSOFIN – Si mettono in discussione contratti già stipulati e prezzi definiti attraverso una logica di libero mercato, con il rischio di trovarsi con carta straccia e valori non più validi. In questo modo non solo si manda un messaggio negativo agli investitori, ma si mina la credibilità dell’intero Paese. Se da una parte dobbiamo rendere i consumatori quanto più informati sui rischi dell’indebitamento, dall’altra non possiamo fare regole secondo cui gli obblighi contrattuali sono un’opzione perché tanto te la cavi se non paghi. E’ fortemente contraddittorio rispetto alla diffusione di una cultura del rispetto delle regole – ha aggiunto Mortari – Inoltre i SIC dovrebbero essere considerati come strumenti che favoriscono il sistema del credito perché sostengono il principio fondamentale secondo cui ci sono delle differenze tra buoni e cattivi pagatori altrimenti a pagarne le conseguenze sono i buoni pagatori che pagheranno anche per gli altri”.

“A mio avviso è mancato un dibattito serio su questi temi che sono molto delicati perché toccano principi di fondo – ha detto l’Avv. Marco Rossi – A me pare che il riferimento della legge ai guadagni spropositati di chi acquista i crediti abbia un intento punitivo che non potrà essere accolto positivamente dall’ordinamento. E’ un fatto positivo l’aver riconosciuto un tema sociale, ma il problema va risolto in altro modo, con uno sguardo più ampio che va anche oltre il confine del nostro Paese. Ad esempio la Cina negli ultimi 40 anni ha fatto molti passi avanti, grazie ad una diversa strutturazione del sistema bancario pubblico-privato. Abbiamo già a disposizione diversi strumenti per aiutare i debitori già indebitati e forse alcuni di questi possono essere migliorati perché sono stati poco utilizzati. Resta, però, fondamentale la distinzione tra debitori che non possono pagare, ma che vogliono essere aiutati per tornare in bonis, e debitori professionisti, che non vogliono pagare”.

A tal proposito Mortari ha ricordato che “nella nuova direttiva europea sugli NPL è già previsto un principio di tutela dei debitori e nella direttiva sul credito ai consumatori è espressamente prevista la necessità che gli Stati membri assegnino un ruolo a soggetti, come agenzie o associazioni, che facciano attività di consulenza sul tema del debito, rispettando alcuni principi tra cui quello di avere costi bassi del servizio. Noi, in Italia, abbiamo già una ventina di associazioni dei consumatori riconosciute nell’ambito del Consiglio Nazionale dei consumatori e degli utenti, che svolgono un ottimo lavoro e chiediamo che il legislatore attribuisca loro questo ruolo. Anche per contrastare il mercato selvaggio che si è sviluppato negli ultimi anni, in assenza di normativa, di soggetti che, ponendosi in modo amichevole, si frappongono tra il debitore e il creditore, ostacolandone le comunicazioni, e spesso e volentieri fanno firmare al debitore delle carte che di fatto sono delle vere cambiali”.

“I tre disegni di legge di cui stiamo discutendo presentano delle criticità sotto molteplici aspetti che considero a monte trancianti perché li renderebbero, di fatto, incostituzionali – ha concluso Marcello Grimaldi, Presidente di Unirec – Inoltre, come abbiamo più volte sottolineato, creerebbero un danno non solo per gli investitori, ma per le banche stesse, che avrebbero difficoltà a vendere i portafogli deteriorati, e per i servicer che vengono bipassati o addirittura danneggiati. Probabilmente queste proposte rispondono ad una finalità sociale di rilievo, che è da considerare, ma è sbagliato il punto di partenza perché l’intervento si tramuterebbe in un condono riconosciuto, peraltro, soltanto a determinati debitori e non ad altri. Non è stato poi considerato un aspetto che mi piace sottolineare: in Europa il mercato secondario italiano dei crediti è riconosciuto come un mercato virtuoso e viene considerato un modello per gli altri paesi. Come attestano gli ultimi dati di Banca Ifis nel nostro Paese l’NPE ratio è passato da oltre il 17% del 2015 al 3% del 2022, ben sotto la soglia del 5% indicata dall’EBA. Dunque il nostro mercato va tutelato e forse, al momento, non è il caso di introdurre misure che stimolano una fuga degli investitori, ma sarebbe più saggio aspettare l’implementazione della direttiva europea, migliorando gli strumenti attualmente in uso, come la legge 3 del 2012 sul sovraindebitamento, che sono stati portati nel nuovo codice della crisi delle insolvenze. Sono strumenti che hanno questo tipo di finalità e che sotto il profilo operativo potrebbero essere resi meno farraginosi. A me piacerebbe che venisse maggiormente valorizzato lo strumento della cartolarizzazione a valenza sociale, che lasciano al debitore la casa e la possibilità contestuale di continuare a saldare il proprio debito con l’aiuto di investitori esterni, come ad esempio Cassa Depositi e Prestiti. Mi chiedo allora perché non lavoriamo tutti assieme per migliorare questi strumenti? Riusciremmo da una parte a tranquillizzare gli investitori che sono parecchio in allarme e, dall’altra, a non mandare messaggi sbagliati ai debitori che già oggi preferiscono non pagare perché si aspettano un condono da un momento all’altro”.

 



 

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