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Addio agli 8 commissari straordinari

Per rilanciare l’economia del Mezzogiorno il governo ha deciso di istituire un’unica Zes, una Zona economica speciale che dal primo gennaio 2024 dovrà comprendere le attuali 8 Zes regionali di Abruzzo, Molise, Basilicata, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. O, per dirla con il ministro per le politiche europee il Sud e il Pnrr, Raffaele Fitto, «tutto il Sud Italia diventerà Zona Economica Speciale». La sede del nuovo Zes sarà nel cuore di Roma, a Palazzo Chigi, e dunque gli altrettanti commissari straordinari che finora le hanno gestite decadranno. Presso la presidenza del Consiglio vedranno la luce una cabina di regia e una Struttura di missione. Il progetto, che ha ottenuto il via libera della Ue nel luglio scorso, è all’interno del decreto Sud firmato dal ministro per gli Affari Ue, Sud, Politiche di coesione e Pnrr, Raffaele Fitto, e che ha ottenuto semaforo verde dal Consiglio dei ministri di giovedì 7 settembre (in cui c’è stato l’ok anche al «decreto Caivano»). «Via libera alla Zona economica speciale unica: il Consiglio dei ministri — ha spiegato la deputata Carolina Varchi, responsabile per le Politiche del Mezzogiorno di Fratelli d’Italia — ha approvato il cosiddetto decreto Sud che, attraverso diverse norme, interviene per favorire lo sviluppo delle regioni meridionali. Nel provvedimento, previsti anche aiuti per realtà in difficoltà, per motivi differenti, da Caivano alle isole di Lampedusa ». Il decreto, aggiunge la parlamentare, «prevede che l’80% dei Fondi per lo sviluppo e coesione vadano al Sud».

Gli obiettivi e le critiche

L’obiettivo dichiarato di questo accorpamento è quello di sburocratizzare la struttura, accelerare i tempi e ottenere in 30 giorni le autorizzazioni agli investimenti, oltre a confermare lo strumento del credito d’imposta già esistente per le aziende che investiranno nell’area della Zes unica. Le opposizioni però rumoreggiano. Secondo il vicesegretario di Più Europa, Piercamillo Falasca, «una buona pratica di sviluppo del territorio si sta trasformando nell’ennesima burocrazia romana». Per Falasca, infatti, l’unico intento di Fitto è di «stravolge la governance delle Zone economiche speciali del Mezzogiorno a un solo scopo: eliminare gli 8 commissari scelti dal governo Draghi con l’intesa delle Regioni interessate, che stavano ormai lavorando a regime e operavano sul territorio, sostituendoli con una struttura centrale scelta da lui». Per rimandare al mittente questa accusa, basterebbe spostare nella cabina di regia romana gli 8 commissari straordinari che hanno maturato nel frattempo una notevole esperienza sul campo. Al momento, però, non sembra un’opzione prevista. Intanto, il governo incassa il plauso di Confapi Napoli: per il presidente Raffaele Marrone, la Zes unica, «se saranno mantenute le attese, potrebbe segnare un’importante svolta per tutto il Mezzogiorno e di conseguenza per il Paese». Ma come si concretizza questa operazione di accentramento romano e quali novità porta con sé? Proviamo a capirlo.

Lo sportello unico digitale Sud Zes

Con l’accorpamento delle 8 Zes (istituite a suo tempo con il Decreto legge del 20 giugno 2017), tutte le competenze finiranno dentro uno sportello digitale, chiamato Sud Zes, gestito dal Dipartimento della Coesione di Palazzo Chigi. Nello sportello unico confluiscono così gli sportelli unici digitali attivati per le singole regioni. Il Piano strategico della Zes dovrebbe avere una durata triennale e definisce, anche in coerenza con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, i settori da promuovere e quelli da rafforzare, gli investimenti e gli interventi prioritari per lo sviluppo della Zes e le modalità di attuazione.

Come funzionerà per le aziende

Con l’istituzione di una macro Zes, le aziende che decideranno di investire al Sud si ritroveranno un interlocutore unico e, almeno nel progetto, procedure accelerate, mentre basterà un’unica autorizzazione per dare il via agli investimenti. Dopo che l’azienda avrà depositato la richiesta, lo sportello Sud Zes avrà solo 20 giorni di tempo per chiedere chiarimenti ed eventuali integrazioni al progetto presentato. A sua volta, l’impresa avrà un mese di tempo per dare risposta. La stessa durate di tempo che avranno le amministrazioni coinvolte. Il silenzio da parte di queste ultime varrà come silenzio assenso.

Lo stanziamento da 4,5 miliardi e i requisiti delle imprese

Il decreto ha stabilito per la Zes unica una dote finanziaria da 4,5 miliardi di euro, ovvero 1,5 miliardi all’anno fino al 2026, da confermare a valle della ridefinizione del Pnrr. La copertura finanziaria arriverà per 500 mila euro annui dai fondi europei Fesr, mentre il restante miliardo annuo dovrebbe emergere dalla riorganizzazione del Pnrr. Come detto, i fondi serviranno per riconoscere un credito d’imposta per gli investimenti che le imprese faranno in una delle 8 regioni della Zes unica. Ogni azienda che presenterà un progetto di investimento non inferiore a 200 mila euro avrà diritto a un credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali, con il vincolo che il valore degli immobili e dei terreni non sia superiore al 50% dell’investimento agevolato e con un limite comunque massimo per ogni progetto approvato di 100 milioni di euro. La bozza del decreto firmato da Fitto esclude però da questo finanziamento «i soggetti che operano nei settori dell’industria siderurgica, carbonifera e della lignite, dei trasporti e delle relative infrastrutture, della produzione, dello stoccaggio, della trasmissione e della distribuzione di energia e delle infrastrutture energetiche, della banda larga nonché ai settori creditizio, finanziario e assicurativo». I progetti d’investimento all’interno della Zes unica saranno considerati di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti.

2.200 posti per esperti di fondi europei

Per sostenere le Regioni coinvolte, il decreto prevede un aiuto a livello amministrativo attraverso l’assunzione di 2.200 esperti di fondi europei da distribuire sulle 8 realtà geografiche coinvolte (2.129 assunzioni saranno sulle 8 regioni coinvolte e 71 per il Dipartimento politiche di coesione). Il concorso sarà bandito dalla Commissione per l’attuazione del Progetto di Riqualificazione delle Pubbliche Amministrazioni (Ripam), ma i commissari saranno individuati dal Dipartimento per le politiche di coesione

Le preoccupazioni

Le aziende che avevano già pianificato interventi nelle vecchie Zes ora di vedono cambiare interlocutore, dato che i singoli commissari verranno destituiti. Il rischio è che i tempi si allunghino. Per questa ragione, entro 60 giorni un Dpcm dovrà definire l’organizzazione della Struttura di missione che farà cessare l’incarico dei commissari straordinari.

 

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