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Restrizioni alla circolazione durante la pandemia, rallentamento dei sistemi giudiziari e regimi di scarcerazione utilizzati in alcuni Paesi per prevenire o ridurre la diffusione del Covid-19 hanno fatto sì che in Europa la popolazione carceraria sia diminuita tra il 2020 e il 2021. Sono diminuiti i reati, prima di tutto, ma anche le evasioni, sempre a causa della minore libertà di circolazione. Ma il calo non c’è ovunque, e solo in alcuni Paesi del continente la riduzione ha visto consolidare un «trend ormai decennale», come spiega «Space», il rapporto annuale sulle carceri del Consiglio d’Europa pubblicato ieri con i dati raccolti dal gennaio 2020 al gennaio 2021 in 49 dei 56 Paesi che ne sono membri (di cui solo 52 si sono dotati di un’amministrazione penitenziaria).

Nessun dato è pervenuto da Crimea, Transnistria, Abkhazia, Ossezia meridionale, parte della Regione del Karabakh, Cipro nord, Isole Faroe della Danimarca e dalle dipendenze del Regno Unito (Gibilterra, Guernsey, Isola di Man e Jersey). Dallo studio sono escluse Bielorussia e Kosovo perché non sono membri del Consiglio d’Europa. «L’indagine – si legge nel dossier redatto dall’Università di Losanna – è stata completata prima della decisione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa di escludere la Russia dall’organizzazione a partire dal 16 marzo».

ED È PROPRIO la Russia a regnare in vetta alle classifiche dei Paesi con più detenuti, più carceri (quindi anche con meno sovraffollamento) e con il periodo di carcerazione medio più lungo. Tutti gli altri dati però non sono stati forniti dalle autorità russe, perciò all’organizzazione di Strasburgo nata nel 1949 non è dato sapere quante donne, quanti stranieri, quanti over 50 siano detenuti nelle prigioni russe, né quanti agenti penitenziari vi lavorino, né tanto meno il numero di suicidi e di morti.

Uno dei dati più significativi sulla popolazione reclusa in Europa è il tasso di carcerazione ogni 100 mila abitanti: al 31 gennaio 2021, quando nelle 49 amministrazioni penitenziarie che hanno risposto alle domande per «Space» vi erano 1.414.172 detenuti in totale (102 detenuti ogni 100.000 abitanti, di media), al top della classifica c’erano: Russia (328 detenuti ogni 100 mila abitanti), Turchia (325), Georgia (232), Azerbaigian (216), Slovacchia (192), Lituania (190) e Repubblica Ceca ( 180). «Non tenendo conto dei Paesi con meno di 300.000 abitanti, i tassi di carcerazione più bassi sono stati riscontrati in Islanda (41), Finlandia (43), Republika Srpska (Bosnia ed Erzegovina) (50), Paesi Bassi (54) e Slovenia (54)».

LA DENSITÀ carceraria è però diminuita in quasi tutti i Paesi paneuropei mediamente «del 5,3% da gennaio 2020 a gennaio 2021 (da 90,2 a 85,4 detenuti ogni 100 posti disponibili)», anche se ci sono Paesi dove il numero di detenuti è aumentato, come in Svezia (+8,2%), Romania (+6,6%) e Macedonia del Nord (+5,4%). Mentre a calare maggiormente in quel periodo è stato il numero di reclusi a Cipro (-28,3%), Montenegro (-24,4%), Slovenia (-22,1%), Lituania (-13,4%), Finlandia (-13,2%), Georgia (- 12,1%), Francia (-11,7%), Armenia (-11,5%), Italia (-11,1%), Regno Unito (Irlanda del Nord) (-10,9%), Portogallo (-10,8%) e Lettonia (-10,3%).

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E ANCHE SE l’Italia resta tra i Paesi con il sovraffollamento maggiore, la triste classifica vede la Romania al primo posto (119 detenuti ogni 100 posti letto), seguita da Grecia (111), Cipro (111), Belgio (108), Turchia (108) e Italia (106) appunto. Nel 2020 la «densità carceraria era anche superiore a 100 persone ogni 100 posti disponibili in Francia (104), Svezia (101) e Ungheria (101)». Da noi, grazie anche al decreto legge del 17 marzo 2020 che prevedeva il trasferimento ai domiciliari dei condannati con pena, anche residua, fino a 18 mesi di reclusione, misura prorogata poi con un altro decreto legge nell’ottobre dello stesso anno, il tasso di incarcerazione è diminuito dell’11,1%. All’inizio del 2020 c’erano 101,2 reclusioni ogni 100 mila abitanti, ma alla fine dell’anno la quota era scesa a 90. Il sovraffollamento però a tuttora non è stato risolto, e al 31 gennaio 2021 c’erano 105,5 detenuti per ogni cento posti disponibili.

L’ITALIA è anche il Paese con la più alta percentuale di detenuti over 50 (il 26,7% dell’intera popolazione carceraria rispetto a una media europea del 16, 3%). Infine, il nostro Paese si trova tra i dieci Stati analizzati dal Consiglio d’Europa con il più alto tasso di suicidi in carcere nel corso del 2020 (61, in Italia, di cui 32 non ancora condannati in via definitiva, corrispondente ad un tasso di 11,4 ogni 10 mila reclusi). Anche se Ristretti orizzonti, l’associazione che si occupa dei diritti dei detenuti dall’interno della Casa di reclusione di Padova, ne ha contati per quell’anno 62, per un totale di 152 morti in prigione.

IN GENERALE, il Paese con il tasso più alto di suicidi in carcere è la Francia (27,9), seguita da Lettonia (19,7), Portogallo (18,4), Lussemburgo (18), Belgio (15,4), Spagna-Catalogna (14), Lituania (13,2), Estonia (12,8) e Olanda (12,7).

 

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