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Il recente decreto-legge sul cosiddetto “Piano Salva Casa”, approvato dal Consiglio dei Ministri, ha suscitato numerose reazioni da parte delle associazioni di categoria. Il dibattito si concentra su tematiche fondamentali come la sicurezza degli edifici, il decoro urbano e le semplificazioni burocratiche, con implicazioni significative per l’intero settore edilizio.

L’ottimismo e le preoccupazioni

Le associazioni di categoria si sono espresse in maniera variegata rispetto al nuovo intervento normativo. Alcune vedono nel decreto una valida opportunità per risolvere problematiche annose legate alle piccole irregolarità edilizie, migliorando così la qualità del patrimonio immobiliare. Altre, invece, esprimono preoccupazione riguardo ai possibili rischi per la sicurezza e il decoro urbano, qualora le regolarizzazioni non fossero accompagnate da controlli rigorosi e da adeguate garanzie.

Al contempo, le semplificazioni burocratiche previste dal decreto sono accolte positivamente da molte associazioni, che le vedono come un passo necessario per snellire le procedure amministrative e rendere più efficienti i processi di regolarizzazione. Tuttavia, resta la necessità di garantire che tali semplificazioni non compromettano la qualità e la sicurezza degli interventi edilizi.

Piano Salva Casa: le reazioni delle associazioni di categoria

Secondo Domenico Perrini, presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, questa manovra sarà positiva se mirerà a risolvere le irregolarità formali, evitando così l’adozione di condoni generalizzati. Gli ingegneri, infatti, sono fermamente contrari ai condoni, ritenendo che ogni manufatto debba avere un progettista responsabile, che si assuma la totale responsabilità del progetto.

Fermamente contraria anche Legambiente che ha etichettato il provvedimento come un “condono mascherato“. Secondo l’associazione ambientalista, il decreto introduce misure preoccupanti, come la cancellazione della clausola della doppia conformità e l’introduzione del principio di “silenzio-assenso”, che sostituisce il precedente “silenzio-rigetto” per gli abusi edilizi minori. Tali cambiamenti, avverte Legambiente, aprono la porta a nuovi abusi edilizi, sfruttando la difficoltà degli uffici comunali di esaminare le pratiche di sanatoria entro i 45 giorni stabiliti.

Legambiente sottolinea quattro aspetti critici del decreto:

  1. Modifica delle soglie di tolleranza: Il decreto innalza le tolleranze costruttive dal 2% al 5% per le unità abitative inferiori a 100 metri quadrati, rendendo sanabili difformità precedentemente non ammissibili.
  2. Silenzio assenso: Le istanze di accertamento di conformità sono ora soggette a silenzio-assenso, il che significa che se non ci sono risposte entro 45 giorni, l’istanza è automaticamente accettata.
  3. Ricalcolo delle sanzioni pecuniarie: Le sanzioni per il rilascio del permesso in sanatoria sono ora calcolate in base all’aumento del valore venale dell’immobile, portando presumibilmente a sanzioni minime e una riduzione degli introiti comunali.
  4. Cancellazione della doppia conformità: La necessità di doppia conformità per la SCIA è stata abolita, facilitando la sanatoria di interventi non conformi.

I temi della doppia conformità e della riforma del TUE

Il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) ha apprezzato l’attenzione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) verso il tema casa. D’altro canto, ha auspicato, attraverso le parole del neopresidente Massimo Crusi, “che la formulazione del Nuovo Piano Casa proceda di pari passo con la riforma del Testo Unico dell’Edilizia. Riforma urgente e non più differibile sia per la difficoltà di sintesi tra vecchie leggi urbanistiche e normativa edilizia sia per la necessità di una attualizzazione normativa in risposta alle esigenze di semplificazione e razionalizzazione in grado di supportare un futuro sostenibile per il nostro Paese“. Anche in questo caso, il CNAPPC ha espresso un consenso che mira a una risoluzione organica del problema abitativo, piuttosto che a interventi isolati.

Legacoop evidenzia la necessità di affrontare l’emergenza abitativa attraverso la costruzione di cinquantamila alloggi di edilizia residenziale sociale. Questi alloggi sarebbero assegnati a canoni ridotti del 30% rispetto a quelli di mercato. Legacoop si è candidata a realizzarne il 10%, ovvero 5.000 alloggi, in un’ottica di partenariato e coprogettazione pubblico-privato. Questo approccio permetterebbe allo Stato di risparmiare complessivamente 277 milioni di euro e di destinare 1.700 alloggi a famiglie a basso reddito.

Stefano Betti, vicepresidente di Ance, ha espresso un giudizio globalmente positivo sul decreto Salvini, sottolineando la sua efficacia nel trattare le piccole difformità edilizie, pur raccomandando un’analisi più approfondita del testo. Ha tuttavia suggerito alcuni possibili miglioramenti. Specificamente, ha proposto un’ulteriore riflessione sul cambio di destinazione d’uso con opere, che non è stato adeguatamente trattato.  Betti, sulla questione della doppia conformità, ha però criticato la rimozione di un criterio chiave per gli interventi anteriori al 1977, un cambiamento che ritiene penalizzante per i cittadini coinvolti. Ha evidenziato come le situazioni specifiche potrebbero beneficiare di ulteriori miglioramenti normativi. Infine, ha approvato l’utilizzo delle entrate delle sanzioni per la rigenerazione urbana e la rimozione di gravi abusi.

Piano Salva Casa: quattro pilastri e le diverse reazioni in merito

Secondo il Centro studi di Unimpresa, il decreto si basa su quattro pilastri principali:

  • il sostegno alle famiglie
  • l’allineamento con le normative europee sull’efficienza energetica
  • l’assenza di un condono edilizio per abusi maggiori
  • la modernizzazione del settore edilizio.

Questo provvedimento permette sanazioni di piccole difformità, come irregolarità minori che non compromettono la sicurezza o la legalità degli edifici, evitando così una possibile devalorizzazione degli immobili che non rispettano i nuovi standard europei. Giovanna Ferrara, presidente di Unimpresa, sottolinea l’importanza di questa misura per le famiglie italiane, indicando che il decreto non solo mantiene il valore degli immobili ma anche risponde efficacemente alle esigenze energetiche e normative europee.

Paola Marone, presidente di Federcostruzioni, ha così commentato: “Provvedimento utile in tema di “semplificazione” e “sburocratizzazione” per risolvere positivamente difformità di piccola entità e relative a singole unità immobiliari. Il superamento della doppia conformità è sicuramente un aspetto rilevante. Senz’altro così si renderà più dinamico il mercato immobiliare. Sicuramente la Federazione manderà le sue osservazioni in tema di “cambi di destinazione d’uso”, azione fondamentale per un mercato in evoluzione. Restiamo in attesa del testo unico dell’edilizia come strumento attuale e moderno a servizio dei processi di rigenerazione urbana“.

Cambi di destinazione e sanatoria: giudizi variegati

Fabio Pucci, presidente dei PICCOLI PROPRIETARI IMMOBILIARI, esprime un giudizio sospeso sulla bozza del decreto-legge, definendola “un condono per ricchi“, poiché la regolarizzazione prevista è ben diversa dalle aspettative dei proprietari e risulta molto costosa: “Eravamo favorevoli a un condono, non ad una semplice sanatoria e comunque molto costosa: per sanare una veranda in una casa da 250mila euro se ne devono spendere 30mila!”. La nuova norma, considerata un ritocco estetico alla vecchia disciplina edilizia, non affronta le difformità realizzate durante la costruzione né i vincoli paesaggistici. L’UPPI spera che il Parlamento possa migliorare il testo approvato, accogliendo alcune delle loro proposte per risolvere i piccoli errori che oggi ostacolano la libera circolazione delle case.

La FIMAA ha espresso soddisfazione per l’approvazione del decreto-legge. Maurizio Pezzetta, Vicepresidente Vicario della Federazione, ha dichiarato che la semplificazione sui cambi di destinazione d’uso permetterà l’adattamento del patrimonio immobiliare alle mutevoli esigenze della società e del mercato. La FIMAA, coinvolta nel Tavolo sul Piano Casa, si è detta soddisfatta dei risultati ottenuti e spera che il Parlamento recepisca ulteriori proposte avanzate, come l’applicazione della cedolare secca al 21% per gli immobili ad uso diverso da quello abitativo e la continuazione degli incentivi per agevolare l’acquisto dell’abitazione.

 

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