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ROVIGO – Intorno alle piscine di Rovigo ballano ancora svariati milioni di euro. Dopo la partita milionaria legata al project financing per la realizzazione del polo natatorio, che si è chiusa tra il 2019 e il 2020, ora la questione, sempre milionaria, è un’altra. E vede il Comune contrapporsi alle società Rhodigium Nuoto 2006 ssdarl e Padova Nuoto srl che gestiscono l’impianto di viale Porta Po. La cifra in ballo, invece, è di oltre 2,5 milioni «oltre accessori». A tanto ammonta l’ingiunzione di pagamento emessa dal Tribunale di Rovigo a favore del Comune nei confronti delle due società sportive citate. Con queste ultime che a loro volta si sono opposte al decreto ingiuntivo dando il via, di fatto, a un procedimento che si giocherà tutto a livello legale. Tant’è che l’amministrazione di Palazzo Nodari ha conferito all’avvocato Marco De Giorgio dell’avvocatura civica l’incarico «di rappresentare e difendere il Comune di Rovigo nel procedimento di opposizione al decreto ingiuntivo» nonché «ogni più ampio mandato in ordine alle azioni da intraprendere» con particolare riferimento «ai fatti oggetto di opposizione e in special modo per ciò che riguarda il recupero del credito pregresso vantato nei confronti delle società Rhodigium Nuoto 2006 ssdarl e Padova Nuoto srl».

IL PROBLEMA
Il nodo che ha fatto entrare in collisione il Comune e le due società riguarda alcune rate che secondo Palazzo Nodari, non sarebbero state pagate dai gestori, fino ad accumulare il debito oggetto dell’ingiunzione. Si tratta di soldi che le società non hanno intenzione di sborsare sostenendo di averli già spesi per realizzare delle manutenzioni straordinarie all’impianto. Il tutto si innesta intorno alla complessa vicenda del project financing e della successiva surroga con “saldo e stralcio” che hanno complicato le cose. Come se non bastasse, a rendere ancora più intricata la matassa c’è stato negli ultimi anni anche il Covid. Il sindaco Edoardo Gaffeo, in consiglio comunale, ha ricostruito l’intera vicenda in questi termini: «La società veicolo Veneto Nuoto aveva affittato il ramo d’azienda, per quanto riguarda l’attività gestionale della piscina, a una società che era una gemmazione di Padova Nuoto, cioè Rhodigium 2006. L’affitto del ramo d’azienda, sul contratto che era originariamente con la società veicolo Veneto Nuoto, prevedeva il pagamento di un canone annuo di 240mila euro più Iva. Uno dei motivi per cui Veneto Nuoto nel frattempo è arrivata al fallimento è che non era in grado di recuperare questi crediti che vantava nei confronti di Rhodigium perché Rhodigium, a un certo momento, ha cominciato a non pagare. Noi, nel momento in cui siamo subentrati a Veneto Nuoto con l’attività che è stata svolta dagli uffici che hanno portato il Comune a risolvere quell’accrocchio complicato di cause con l’avvio di procedura del concordato fallimentare, siamo subentrati in tutte le parti di attivo e passivo. Nel momento in cui subentriamo a una società che nel frattempo è fallita, ci troviamo anche a dover fare una valutazione di quali sono i crediti ereditati dalla società che abbiamo surrogato».

NESSUN ACCORDO

Tra l’altro il Comune, che per sbrogliare la matassa a un certo punto si è rivolto allo studio legale che fa capo al noto avvocato, costituzionalista e docente universitario Mario Bertolissi, stando a quanto riferito dal segretario generale Alessandro Ballarin in aula, voleva proporre una conclusione bonaria, «ma è stato impossibile portarla a termine in quanto la ditta avanza delle presunte pretese di avere eseguito dei lavori di manutenzione straordinaria sull’impianto che in realtà sarebbero stati a carico di Veneto Nuoto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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