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  • Nel 2023, il mercato delle auto elettriche in Italia ha visto un significativo aumento, con oltre 66.000 veicoli venduti.
  • Le accise sui carburanti, finora applicate solo ai veicoli diesel e benzina, potrebbero estendersi anche a quelli elettrici a seguito della crescente transizione verso una mobilità sostenibile.
  • Il Ministero delle Economie e delle Finanze sta infatti valutando come adeguare il sistema fiscale per compensare le perdite di entrate derivanti dalla diminuzione dell’uso di carburanti fossili, prospettando nuove accise sull’energia per veicoli elettrici.

Il dibattito sulle accise sui carburanti è da sempre un argomento caldo, soprattutto per i possessori di veicoli diesel e benzina, che si trovano a far fronte a costi elevati di rifornimento anche a causa di queste tasse, che diversi governi, compreso quello attuale, avevano promesso di abrogare.

Al contrario, coloro che hanno scelto di guidare un’auto elettrica sono stati finora esentati da tali oneri. Tuttavia, con la crescente transizione verso una mobilità più sostenibile, che vede un incremento dei veicoli elettrici e ibridi, si prospetta un inevitabile cambiamento anche nel panorama fiscale.

Le recenti riflessioni del governo italiano e in particolare del Ministero delle Economie e delle Finanze, si concentrano infatti su come adeguare le politiche fiscali attuali, originariamente pensate per i combustibili fossili, a quelle che saranno le nuove esigenze dettate dall’elettrificazione dei trasporti. L’obiettivo è evitare una ingente perdita di entrate fiscali che la transizione ecologica potrebbe comportare.

Accise sulle auto elettriche: prospettive

accise sulle auto elettriche

La situazione è alquanto complessa: dati di Autoelettrica1011, mostrano che nel 2023 il mercato delle auto elettriche in Italia ha registrato un picco con oltre 66.000 veicoli venduti.

Dal 2017, la crescita delle vendite di veicoli a carburante alternativo è stata notevole, con un’accelerazione quasi esponenziale interrotta solo brevemente nel 2022 a causa di fattori imprevedibili (primo tra tutti, la guerra in Ucraina che ha fatto impennare i prezzi dell’energia elettrica) per poi riprendere con vigore l’anno successivo.

Un aumento stimolato sia dall’introduzione sul mercato di modelli sempre più competitivi, sia da incentivi governativi, regionali e nazionali, anche se questi ultimi sono stati abrogati in Italia nel 2021.

Questa crescita è specchio di una maggiore consapevolezza ambientale tra i consumatori e di una politica più attenta alla sostenibilità da parte delle istituzioni europee e internazionali. Di conseguenza, l‘auto elettrica sta diventando il fulcro di una rivoluzione ecologica nel settore della mobilità in Italia.

Tuttavia, la transizione non riguarda solo l’ambiente, ma implica anche una profonda trasformazione economica. È per ora infatti impensabile eliminare bruscamente le accise sui carburanti benzina e diesel, che rappresentano una fonte di introiti sostanziale per le casse dello Stato.

Secondo le Statistiche energetiche e minerarie del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica2, pubblicate il 13 maggio 2024, il prezzo che i consumatori pagano alla pompa per la benzina è infatti composto solo per il 43,3% dal costo industriale del carburante, mentre il restante 56,7% è costituito da IVA e accise. La situazione è analoga per il gasolio, con le accise che rappresentano il 53,7% del prezzo finale.

Valutando il prezzo al litro dei carburanti, è evidente come un mancato adeguamento delle imposte alla mobilità elettrica comporterebbe sostanziali perdite di gettito fiscale.

In risposta ai cambiamenti, il Ministro dell’Economia Giorgetti ha suggerito, nell’ambito del suo intervento all’Automotive Dealer Day alla Fiera di Verona, che la soluzione potrebbe essere l’evoluzione delle basi imponibili, in base alla trasformazione del sistema economico.

Il che potrebbe significare, in un futuro non troppo lontano, l’introduzione di nuove accise sull’energia utilizzata dai veicoli elettrici, adeguando così il sistema fiscale alla nuova realtà della mobilità sostenibile. Per ora è tuttavia troppo prematuro pensare a una decisione definitiva in questo senso.

Se da un lato questa soluzione potrebbe garantire la continuità delle entrate statali, dall’altro pone interrogativi sul reale incentivo all’adozione di tecnologie meno inquinanti, in un delicato equilibrio tra esigenze ambientali e necessità fiscali.

 

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