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Settecentomila abitazioni, all’incirca, con piccole difformità edilizie da sanare. Otto case private su dieci in Veneto. È una stima, ma per Ance, l’associazione dei costruttori, è una cifra realistica. Per tutti questi proprietari, il «decreto salva casa» del ministro Salvini torna buono per mettere in regola dei lavori fatti in passato. Non sarà un condono di abusi ed ecomostri sulle colline o sui litorali, nessun allentamento per i casi più gravi, ma si concede una maggiore tolleranza su altezze, superfici e aperture, come tende e opere di protezione dal sole, verande, vetrate panoramiche, porticati interni, pompe di calore. Vita di tutti i giorni, dai soppalchi ai gradini, dalle grondaie a pareti e porte interne. Vengono inoltre semplificati il cambio di destinazione d’uso di singole unità immobiliari e l’accertamento, eliminando la doppia conformità. Finisce il «paradosso del silenzio rigetto», come lo definisce il ministero, trasformandolo in silenzio-assenso: significa che, se l’amministrazione non risponde entro i termini prestabiliti, l’istanza si considera accettata. Il «salva casa» è più morbido di come l’aveva annunciato Salvini un mese fa, ma cambia comunque molto per chi rientra nella casistica.

Il presidente di Ance Alessandro Gerotto è pienamente favorevole: «Le ritengo misure di buon senso – spiega -. Queste norme, per quanto ci è dato sapere, sono progettate per risolvere piccole difformità, facilitando la regolarizzazione. E le famiglie potranno vendere i propri immobili senza difficoltà, snellendo così le pratiche negli uffici pubblici e riducendo le confusioni burocratiche». E poi le casse pubbliche ci guadagnano: da mille a 31 mila euro di pratiche, a seconda dell’impatto. «Ma non credo che l’obiettivo principale sia incassare – continua -, piuttosto regolarizzare e stabilire regole univoche. Si stima che l’80% delle abitazioni possa essere interessato e il dato maggiore di abusi riguarda case realizzate prima del 1980: sono convinto che il mercato immobiliare ne trarrà notevoli benefici». Sono misure limitate, ribadisce Gerotto: «Ma essenziali per fare chiarezza su molte situazioni che si trascinano da decenni».

Legambiente ha recentemente diffuso i dati sull’abusivismo edilizio che in Italia riguarda 15 immobili su 100; al Sud sono mediamente il 40 per cento, con un record del 54% in Basilicata; a Nordest la quota è del 4,6%, in Veneto del 5,3%. Ma questi sono gli abusi «grandi», interi immobili illegittimi. Il «salva casa» riguarda interventi modesti, talvolta anche interni e poco visibili. «È positivo che tali misure vengano implementate in parallelo al lavoro sul nuovo Testo Unico dell’Edilizia, occorre arrivare a una normativa più organica e semplificata – sottolinea Gerotto -. Oggi c’è una forte necessità di aggiornare il sistema normativo, quello a cui facciamo riferimento è del 1942, concepito in una logica di “città in espansione”, mentre oggi l’obiettivo è non sprecare suolo e rigenerare, esattamente nella direzione opposta. Ance è contro i condoni, favorire i furbetti sarebbe un messaggio sbagliato, qui si tratta di sanare piccoli problemi specifici».

Non la vede allo stesso modo il presidente di Legambiente Veneto, Luigi Lazzaro: «Di fatto, è un condono mascherato. Alcune deroghe e concessioni sono state ridimensionate rispetto al progetto iniziale ma rimangono degli elementi critici. Senza la clausola di doppia conformità si apre a nuove sanatorie, il vincolo sulle violazioni passa dal 2% al 5%, allargando le maglie, ricalcolando al ribasso le sanzioni. Non è un buon segnale per chi ha sempre rispettato la legalità. Questo intervento profuma molto di campagna elettorale». I rischi sono dietro l’angolo: «Ville e villette realizzate in velocità aggirando magari la normativa – dice Lazzaro -. Spesso è sì farraginosa, ma va rispettata. Se vale il principio del silenzio-assenso, nessun Comune sarà in grado di esaminare una pratica di sanatoria entro 45 giorni e si potranno quindi presentare sanatorie illegittime senza che nessuno le possa rigettare, spalancando la strada a nuovi abusi». Legambiente è pronta a presentare emendamenti.

 

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